Una maschera di "oro feticcio
Nelle sue memorie, Jean Roudillon ricorda che uno dei rari scritti di Charles Ratton fu un articolo pubblicato su Présence Africaine nel 1951 dal titolo "L'Or fétiche" ("Oro feticcio"). Pierre Amrouche ha giustamente fatto riferimento a questo testo nel catalogo della vendita della collezione Vérité, dove sono ricomparse cinque di queste maschere provenienti da un "tesoro reale Akan", per spiegare il concetto di "oro feticcio".
Facendo riferimento all'etimologia della parola "feticcio", facticio in portoghese si traduce come "idolo selvaggio", considerato falso in contrapposizione all'immaginario cattolico considerato vero, l'"oro feticcio" designerebbe quindi l'oro falso perché a basso titolo, di cui Charles Ratton cita Willem Bosman nel Voyage de Guinée (tradotto dal francese nel 1705), opera in cui compaiono per la prima volta i termini "Assiantés" e "Asiantés".
Per la prima volta compaiono i termini "Assiantés" e "Aschiantis" e l'autore si lamenta delle cattive leghe metalliche utilizzate dagli africani.
La riscoperta della maschera "feticcio d'oro" della collezione Jean Roudillon si aggiunge a un corpus di oggetti rari, fusi in una lega di oro, rame, argento e ferro di scarso valore, di cui esistevano altri cinque esemplari nella collezione Vérité, di cui almeno due provenienti da Madeleine Rousseau, altra amica intima di Jean Roudillon. La maschera della collezione Roudillon presenta gli stessi difetti di fusione di quelle della collezione Vérité ed è stilisticamente simile alla più classica delle cinque (lotto 142). I suoi occhi ben modellati sono circondati da una treccia, e porta una scarificazione rettangolare sulla fronte e due ad angolo sul viso, oltre a baffi intrecciati ai lati della bocca e cinque trecce di barba sul mento.
Queste maschere ricordano ovviamente la famosa maschera d'oro della collezione Wallace, un ritratto funerario proveniente dal tesoro del re Kofi Karikari, che presenta anch'esso difetti di fusione.
Che si trattasse di una semplice testa, di una testa trofeo, di un oggetto cerimoniale per accrescere il prestigio di un dignitario o di un ritratto funerario, la nostra conoscenza di questi oggetti, che probabilmente provenivano da tesori di famiglia dove erano conservati nel Dja, rimane frammentaria.
Si dice che gli Akan, giunti dal Ghana alla fine del XVIII secolo, abbiano insegnato ai Baoulé a fondere l'oro all'epoca della leggendaria regina Abla Pokou, da cui deriva il nome Baoule. L'oro è venerato, temuto e considerato vivo dagli Akan. "Si muove nel terreno, appare nell'aria sotto forma di arcobaleno e parla abbaiando come un cane".
Akan o Baule, Ghana o Costa d'Avorio
Lega d'oro (8,46 ct) con rame, argento e ferro, crepe visibili e difetti di fusione, vecchia patina d'uso
H. 12 cm
Per l'oro Dja e Akan, cfr. pp. 220-245 in: Corps Sculptés Corps Parés Corps Masqués, Galerie nationale du Grand Palais Paris, Ed. Association Française d'Action Artistique 1989.
Per le maschere della collezione Vérité cfr. pp. 134-139 lotti 142-146 in: Arts Primitifs Collection Vérité, Pierre Amrouche, catalogo della vendita 17-18 giugno 2006, studio Enchères Rives Gauche.
Per la maschera della collezione Wallace, cfr. p. 325 in: Trésor de Côte d'Ivoire, François Neyt, ed. Fonds Mercator 2014.
Provenienza :
Collezione Jean Roudillon
Stima 6.000 - 8.000 EUR