DROUOT
mercoledì 17 lug a : 15:00 (CEST)

MERAVIGLIE ATTO II. LA GIOIA A COLORI. TORNATA FINALE

Bonino - +393461299980 - Email

Via Filippo Civinini, 37 00197 Rome, Italia
Exposition des lots
samedi 13 juillet - 11:00/18:00, Bonino - Nord Est
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129 risultati

Lotto 18 - Vittore Grubicy de Dragon (1851 - 1920) , imitatore di Vittore Grubicy de Dragon (1851 - 1920) , imitatore di Paesaggio invernale, 1920-1930 circa Olio su tela 38 x 71 cm Altre iscrizioni: firma apocrifa “V. Grubicy” al recto Elementi distintivi: al verso, etichetta con numeri; etichetta della Banca Popolare di Intra con riferimenti di inventario Provenienza: Collezione privata, Intra; Banca Popolare di Intra; Veneto Banca SpA in LCA Bibliografia: Giuseppe Luigi Marini, a cura di, Il paesaggio italiano nell'Ottocento, Casale Corte Cerro, 1996, pp. 42-43 (ill.) Esposizioni: Il paesaggio italiano nell'Ottocento, Modena, Galleria Marco Bertoli, 11 maggio – 2 giugno 1996; Orta san Giulio, Palazzotto di Orta, 8 giugno – 30 giugno 1996 Stato di conservazione. Supporto: 90% Stato di conservazione. Superficie: 85% Ritenuto da Giuseppe Luigi Marini opera autografa di Vittore Grubicy De Dragon, il dipinto è in realtà, secondo Sergio Rebora, che ha curato nel 1995 il catalogo generale dell'artista e nel 2005 la sua mostra retrospettiva al Museo del paesaggio di Verbania, da ritenere opera di un imitatore verosimilmente degli anni Venti del Novecento (comunicazione scritta del 20.05.2021). Dopo la morte di Grubicy avvenuta nel 1920 e dopo il successo della mostra dei divisionisti organizzata da Bottega di Poesia a Milano nel 1922 si moltiplicarono infatti le imitazioni delle opere del maestro. Si tratta di quadri che, come precisa lo studioso, mancano di qualsiasi riferimento sia nella bibliografia storica sull'artista sia presso la ricchissima documentazione anche fotografica presente nell'Archivio Grubicy oggi al Mart di Trento; inoltre sono privi di quelle iscrizioni sul recto e sul verso della tela caratteristiche dell'autore. In questo caso l'ignoto falsario ha mutuato stilemi e motivi iconografici tipici dell'artista, traendoli in particolar modo dal polittico panteista in otto quadri L'inverno in montagna. Realizzati tra il 1894 e il 1897 a Miazzina, i quadri che compongono il polittico vennero lasciati da Grubicy poco prima della sua scomparsa alla Galleria d'Arte Moderna di Milano dove vennero esposti al pubblico e riprodotti in tricromie a colori. Ringraziamo Sergio Rebora per il supporto nella catalogazione.

Stima 300 - 500 EUR

Lotto 75 - Guelfo Bianchini, detto Guelfo (1937 - 1997) Guelfo Bianchini, detto Guelfo (1937 - 1997) Volo di un Folleno Metalli, vetri colorati soffiati e molati, colore 181,5 x 126,1 x 3,1 cm (vetrata) 181,5 x 126,1 x 80 cm (intera struttura) Firma: «Guefo» in colore su una formella Elementi distintivi: targa metallica con titolo, separata dalla scultura Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA Stato di conservazione. Supporto: 95% Stato di conservazione. Superficie: 95% Fra il 1957 e il 1963 Guelfo è a Roma e stringe rapporti con Francalancia, Bartolini, De Chirico e Cocteau. Nel 1961 è invitato da Oskar Kokoschka nel castello di Salisburgo, dove conosce Manzù. Esegue la serie di disegni "Viaggio in Austria" e ritrae Kokoschka ricevendo in cambio dall’artista austriaco il "Ritratto di Guelfo – Velfen". Conosce Marc Chagall che gli dona il disegno "Profilo di Guelfo" e in occasione del compleanno dell’artista russo Guelfo gli regalerà "Chagall ironico" (coll. Vence, Francia). Fra il 1965 e il 1973 compie numerosi viaggi in Francia dove incontra Magnelli, Picasso e Mirò. Grazie all’amicizia di George Visat, editore parigino, inizia una collezione di opere su carta. Dal 1957 il suo Studio dell’Orologio, situato all’ombra della torre dell’orologio del Borromini, è punto d’incontro e poi sede di un conciliabolo di stravaganti cultori della patafisica («scienza delle soluzioni immaginarie» che si propone di studiare «ciò che si aggiunge alla metafisica, estendendosi così lontano al di là di questa quanto questa al di là della fisica», secondo la definizione dello scrittore francese A. Jarry). Viaggia a Berlino, in Grecia e Parigi, dove incontra Ernst, Tanning, Matta, Ray, Bellmer. Questi due ultimi eseguiranno foto e disegni per Guelfo. Nel ’71 fonda il “Giornale invisibile TIC biografici” e il Museo Internazionale l’Orologio. Conosce Buñuel, Hans Richter, Masson che lo ritrae in un disegno. Conosce Hartung, invitato dalla sua scuola, e Lam a Parigi. Nel 1974 viaggia attraverso Olanda, Danimarca, Francia. Guidi e Cagli disegnano un suo ritratto. A Parigi conosce Dalì che schizza un suo profilo e le Gallerie di Visat e Berggruen espongono le sue opere. Nel 1977 è Pericle Fazzini a eseguire un suo ritratto. Nel 1978 viene fondata l’Associazione Museo Internazionale d’Arte Moderna – l’Orologio a Fabriano e Guelfo è presidente. Madame Arp dona l’opera "Idol" di Jean Arp come simbolo del Museo di Guelfo. Nel 1979 entra come protagonista nel romanzo "La torre dell’Orologio" di Franco Simongini. Esce il filmato nella rassegna televisiva “Artisti d’oggi” "Guelfo e la torre dell’orologio" con un testo di Giuliano Briganti e intervista di Sergio Pautasso, musiche Alvin Curran. Il "Giornale Invisibile TIC (Diario di bordo biografico)" diventa visibile ed esce in edizione d’arte: "TIC di Guelfo, ovvero capricci a volo, Giorgio De Chirico, Guelfo e gli amici volanti", stampato a Roma da M. De Rossi, con la collaborazione di De Chirico, Arp, Dalì, Fazzini, Guidi, Kokoschka, Manzù, Mirò, Ray, Strazza, Turcato, poesie di Borges e altri. Al 1980 risalgono gli studi per un suo ritratto da parte di Riccardo Tommasi Ferroni. Angela Redini gli dedica un servizio televisivo: “Guelfo in bicicletta nei cortili barocchi di Roma”. Nell'ultimo periodo della vita, si dedica anche alla produzione di vetrate. Tra le più prestigiose, quelle realizzate tra il 1983 e il 1997 per la chiesa di San Giuseppe Lavoratore di Fabriano. Non perspicuo il soggetto dell'opera, che rappresenta, forse, l'ascesa in cielo di una figura antropomorfa. Un importante nucleo di sue opere è conservato presso la Pinacoteca Civica Bruno Molajoli di Fabriano, città che ospita anche la casa-museo dell'artista, in cui è esposta la sua collezione.

Stima 3 000 - 5 000 EUR

Lotto 94 - Gianni Ambrogio (1928 - 2016) Gianni Ambrogio (1928 - 2016) Paesaggio con alberi e sole rosso, 1981 Olio, acrilico e acquarello su faesite 50 x 70 cm Firma: “Ambrogio” al recto Data: “81” al recto Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA Stato di conservazione. Supporto: 95% Stato di conservazione. Superficie: 95% Gianni Ambrogio, trevigiano, fu pittore, incisore, scultore, fumettista e promotore culturale. Esordisce nel 1947 con una personale presentata da Giovanni Comisso. Nel 1949 espone alla prima edizione del premio Taranto, risultandone l’artista più giovane: le sue opere sono collocate insieme a quelle dei più grandi maestri italiani come De Chirico, Carrà, De Pisis e Sironi. Ha vissuto a Parigi e in Bretagna. Espone per la prima volta a Milano alla galleria Monte Napoleone dove le sue opere vengono notate da Luciano Minguzzi, il quale lo presenta a De Micheli, Monteverdi e Lepore. Nel 1970 apre uno studio a Milano al fine di poter captare gli umori e fermenti culturali della metropoli, ove lavora fino al 1982. Espone in tutta Europa, in Canada e negli Stati Uniti. Partecipa a rassegne internazionali vincendo numerosi premi, come nel 1973 l’Europremio di Londra. Nel 1992 gli viene dedicata una mostra antologica al museo Palazzo Braschi di Roma. Viene scelto da Giorgio Di Genova nel concorso internazionale de “Il giornale dell’arte” dal titolo “I magnifici cinque” nel 1998. Nel 2009, in occasione del suo ottantesimo anno, il Comune di Treviso gli dedica una mostra antologica, nel complesso museale di Santa Caterina. Nel 2011 è invitato alla 54° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia curata da Vittorio Sgarbi.

Stima 100 - 150 EUR

Lotto 113 - Riccardo Galuppo (1932 - 2014) Riccardo Galuppo (1932 - 2014) Cespugli sul Piave Olio su tela 80 x 100 cm Firma: “Galuppo” al recto e sul verso Altre iscrizioni: “‘Cespugli sul Piave’” e indirizzo dell’artista e prezzo dell’opera sul verso Elementi distintivi: sul verso, timbro dell’Associazione Pro Nervesa; etichetta del Concorso di pittura estemporanea città di Nervesa della Battaglia (1968) autore e e dati relativi all’opera Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA Stato di conservazione. Supporto: 95% Stato di conservazione. Superficie: 95% Autodidatta, Galuppo si dedica alla pittura durante il soggiorno presso il Piccolo Cottolengo di Don Orione a Milano, dove era ospite dal 1946, a seguito di un incidente con una bomba a mano che gli causò l'amputazione di entrambi gli avambracci. Fa ritorno a Padova nel 1950; nel 1951 tiene la sua prima mostra personale nella galleria "Coccodrillo" in Piazza Cavour, esponendo 14 dipinti selezionati dal pittore padovano Toni Menegazzo. Nel 1952 tiene una personale al "Salotto Sanmartino" di Piazza Garibaldi e nel 1954 nella sala Egiziana del Caffè Pedrocchi. Un viaggio in Francia nel 1958 (Parigi, Normandia e Bretagna) fanno emergere la poetica realistico-espressionista di Galuppo, già presente nelle opere che vanno dal 1952 al 1954, che hanno come soggetto le demolizioni di interi quartieri padovani, in particolar modo del quartier "Conciapelli". Ha partecipato alla IX Quadriennale di Roma (1965-66). Una sua opera fa parte della collezione dei Musei civici agli Eremitani di Padova.

Stima 70 - 100 EUR

Lotto 128 - Nazzareno Cugurra (1924) Nazzareno Cugurra (1924) Lazio: campo selvatico, 1983 Acquerello e olio su tela 50 x 99,5 cm Firma: “Cugurra” al recto; “Nazzareno Cugurra” sul verso Data: sul verso, “giugno 1983” Altre iscrizioni: sul verso, “Lazio: campo selvatico (papaveri, cardi fioriti, malva) alberi; pastore e pecore sul sentiero davanti al mare, al crepuscolo” Elementi distintivi: sul verso, etichetta Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana con riferimenti di inventario; etichetta di esposizione “Università degli studi di Urbino XXXIII Rassegna di pittura, scultura grafica e libro d’artista", Sassoferrato, 10 luglio-28 agosto 1983 Provenienza: Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana; Veneto Banca SpA in LCA Esposizioni: XXXIII Rassegna di pittura, scultura grafica e libro d’artista, Sassoferrato, 10 luglio-28 agosto 1983 Stato di conservazione. Supporto: 95% Stato di conservazione. Superficie: 95% Pittore chiarista, amico di Guttuso, nasce a Verona nel 1924 e si mantiene agli studi impartendo lezioni private di pittura a Napoli. Tra i suoi allievi figura Romano Mussolini, il quale, nell'immediato dopo guerra, era confinato per motivi politici nell’isola d’Ischia. Nel 1949, all’età di 25 anni, si diploma presso l'Accademia di belle arti di Napoli, nei cui locali tiene le sue prime mostre. I primi anni giovanili, incerti e avventurosi, sono stati caratterizzati da episodi dolorosi che hanno condizionato i temi della sua iniziale pittura inducendolo a ritrarre un mondo di diseredati. Nel 1951-52, 1955-56 e 1959-60 partecipa alla Quadriennale nazionale d'arte di Roma. Nel 1956 partecipa alla XXVIII Biennale di Venezia. Attratto dall’ambiente romano ricco di stimoli artistici e culturali decide di trasferirvisi.

Stima 120 - 180 EUR

Lotto 130 - Guelfo Bianchini, detto Guelfo (1937 - 1997) Guelfo Bianchini, detto Guelfo Figure femminili, 1959 Acquaforte e acquatinta su carta 18,5 x 27,5 cm (luce) Firma: “Guelfo” in lastra e a matita al recto Data: “59” a matita al recto Altre iscrizioni: tiratura “XX/LX” a matita al recto Elementi distintivi: sul verso, etichetta Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana con riferimenti di inventario Provenienza: Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana; Veneto Banca SpA in LCA Stato di conservazione. Supporto: 80% (carta ingiallita, segni di nastro adesivo) Stato di conservazione. Superficie: 95% Fra il 1957 e il 1963 Guelfo è a Roma e stringe rapporti con Francalancia, Bartolini, De Chirico e Cocteau. Nel 1961 è invitato da Oskar Kokoschka nel castello di Salisburgo, dove conosce Manzù. Esegue la serie di disegni "Viaggio in Austria" e ritrae Kokoschka ricevendo in cambio dall’artista austriaco il "Ritratto di Guelfo – Velfen". Conosce Marc Chagall che gli dona il disegno "Profilo di Guelfo" e in occasione del compleanno dell’artista russo Guelfo gli regalerà "Chagall ironico" (coll. Vence, Francia). Fra il 1965 e il 1973 compie numerosi viaggi in Francia dove incontra Magnelli, Picasso e Mirò. Grazie all’amicizia di George Visat, editore parigino, inizia una collezione di opere su carta. Dal 1957 il suo Studio dell’Orologio, situato all’ombra della torre dell’orologio del Borromini, è punto d’incontro e poi sede di un conciliabolo di stravaganti cultori della patafisica («scienza delle soluzioni immaginarie» che si propone di studiare «ciò che si aggiunge alla metafisica, estendendosi così lontano al di là di questa quanto questa al di là della fisica», secondo la definizione dello scrittore francese A. Jarry). Viaggia a Berlino, in Grecia e Parigi, dove incontra Ernst, Tanning, Matta, Ray, Bellmer. Questi due ultimi eseguiranno foto e disegni per Guelfo. Nel ’71 fonda il “Giornale invisibile TIC biografici” e il Museo Internazionale l’Orologio. Conosce Buñuel, Hans Richter, Masson che lo ritrae in un disegno. Conosce Hartung, invitato dalla sua scuola, e Lam a Parigi. Nel 1974 viaggia attraverso Olanda, Danimarca, Francia. Guidi e Cagli disegnano un suo ritratto. A Parigi conosce Dalì che schizza un suo profilo e le Gallerie di Visat e Berggruen espongono le sue opere. Nel 1977 è Pericle Fazzini a eseguire un suo ritratto. Nel 1978 viene fondata l’Associazione Museo Internazionale d’Arte Moderna – l’Orologio a Fabriano e Guelfo è presidente. Madame Arp dona l’opera "Idol" di Jean Arp come simbolo del Museo di Guelfo. Nel 1979 entra come protagonista nel romanzo "La torre dell’Orologio" di Franco Simongini. Esce il filmato nella rassegna televisiva “Artisti d’oggi” "Guelfo e la torre dell’orologio" con un testo di Giuliano Briganti e intervista di Sergio Pautasso, musiche Alvin Curran. Il "Giornale Invisibile TIC (Diario di bordo biografico)" diventa visibile ed esce in edizione d’arte: "TIC di Guelfo, ovvero capricci a volo, Giorgio De Chirico, Guelfo e gli amici volanti", stampato a Roma da M. De Rossi, con la collaborazione di De Chirico, Arp, Dalì, Fazzini, Guidi, Kokoschka, Manzù, Mirò, Ray, Strazza, Turcato, poesie di Borges e altri. Al 1980 risalgono gli studi per un suo ritratto da parte di Riccardo Tommasi Ferroni. Angela Redini gli dedica un servizio televisivo: “Guelfo in bicicletta nei cortili barocchi di Roma”. Nell'ultimo periodo della vita, si dedica anche alla produzione di vetrate. Tra le più prestigiose, quelle realizzate tra il 1983 e il 1997 per la chiesa di San Giuseppe Lavoratore di Fabriano. Un importante nucleo di sue opere è conservato presso la Pinacoteca Civica Bruno Molajoli di Fabriano, città che ospita anche la casa-museo dell'artista, in cui è esposta la sua collezione.

Stima 20 - 30 EUR

Lotto 141 - Guelfo Bianchini, detto Guelfo (1937 - 1997) Guelfo Bianchini, detto Guelfo (1937 - 1997) San Francesco a Fabriano, 1985 Carboncino e olio su tela 40 x 34,5 cm Firma: “Guelfo” al recto e sul verso Data: “1985” sul verso Altre iscrizioni: “San Francesco a Fabriano....nacque al mondo un sole...Dante-Paradiso Canto XI-Verso 50” Elementi distintivi: sul verso, etichetta Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana con riferimenti di inventario; timbro Museo Guelfo internazionale d’arte moderna Fabriano Provenienza: Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana; Veneto Banca SpA in LCA Certificati: sul verso, certificato di garanzia con dati relativi all’opera Stato di conservazione. Supporto: 95% Stato di conservazione. Superficie: 95% Fra il 1957 e il 1963 Guelfo è a Roma e stringe rapporti con Francalancia, Bartolini, De Chirico e Cocteau. Nel 1961 è invitato da Oskar Kokoschka nel castello di Salisburgo, dove conosce Manzù. Esegue la serie di disegni "Viaggio in Austria" e ritrae Kokoschka ricevendo in cambio dall’artista austriaco il "Ritratto di Guelfo – Velfen". Conosce Marc Chagall che gli dona il disegno "Profilo di Guelfo" e in occasione del compleanno dell’artista russo Guelfo gli regalerà "Chagall ironico" (coll. Vence, Francia). Fra il 1965 e il 1973 compie numerosi viaggi in Francia dove incontra Magnelli, Picasso e Mirò. Grazie all’amicizia di George Visat, editore parigino, inizia una collezione di opere su carta. Dal 1957 il suo Studio dell’Orologio, situato all’ombra della torre dell’orologio del Borromini, è punto d’incontro e poi sede di un conciliabolo di stravaganti cultori della patafisica («scienza delle soluzioni immaginarie» che si propone di studiare «ciò che si aggiunge alla metafisica, estendendosi così lontano al di là di questa quanto questa al di là della fisica», secondo la definizione dello scrittore francese A. Jarry). Viaggia a Berlino, in Grecia e Parigi, dove incontra Ernst, Tanning, Matta, Ray, Bellmer. Questi due ultimi eseguiranno foto e disegni per Guelfo. Nel ’71 fonda il “Giornale invisibile TIC biografici” e il Museo Internazionale l’Orologio. Conosce Buñuel, Hans Richter, Masson che lo ritrae in un disegno. Conosce Hartung, invitato dalla sua scuola, e Lam a Parigi. Nel 1974 viaggia attraverso Olanda, Danimarca, Francia. Guidi e Cagli disegnano un suo ritratto. A Parigi conosce Dalì che schizza un suo profilo e le Gallerie di Visat e Berggruen espongono le sue opere. Nel 1977 è Pericle Fazzini a eseguire un suo ritratto. Nel 1978 viene fondata l’Associazione Museo Internazionale d’Arte Moderna – l’Orologio a Fabriano e Guelfo è presidente. Madame Arp dona l’opera "Idol" di Jean Arp come simbolo del Museo di Guelfo. Nel 1979 entra come protagonista nel romanzo "La torre dell’Orologio" di Franco Simongini. Esce il filmato nella rassegna televisiva “Artisti d’oggi” "Guelfo e la torre dell’orologio" con un testo di Giuliano Briganti e intervista di Sergio Pautasso, musiche Alvin Curran. Il "Giornale Invisibile TIC (Diario di bordo biografico)" diventa visibile ed esce in edizione d’arte: "TIC di Guelfo, ovvero capricci a volo, Giorgio De Chirico, Guelfo e gli amici volanti", stampato a Roma da M. De Rossi, con la collaborazione di De Chirico, Arp, Dalì, Fazzini, Guidi, Kokoschka, Manzù, Mirò, Ray, Strazza, Turcato, poesie di Borges e altri. Al 1980 risalgono gli studi per un suo ritratto da parte di Riccardo Tommasi Ferroni. Angela Redini gli dedica un servizio televisivo: “Guelfo in bicicletta nei cortili barocchi di Roma”. Nell'ultimo periodo della vita, si dedica anche alla produzione di vetrate. Tra le più prestigiose, quelle realizzate tra il 1983 e il 1997 per la chiesa di San Giuseppe Lavoratore di Fabriano. Un importante nucleo di sue opere è conservato presso la Pinacoteca Civica Bruno Molajoli di Fabriano, città che ospita anche la casa-museo dell'artista, in cui è esposta la sua collezione.

Stima 100 - 150 EUR

Lotto 163 - Italia. I metà del XX secolo Italia. I metà del XX secolo La zingara gitana Olio su tela 128 x 91 cm Altre iscrizioni: firma apocrifa “F Zonaro” al recto Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA Stato di conservazione. Supporto: 80% (strappi risarciti nel 2004) Stato di conservazione. Superficie: 90% (stuccature e integrazioni pittoriche, restauro del 2004) Il dipinto è tradizionalmente attribuito a Fausto Zonaro, in ragione della firma, in realtà apocrifa, posta al recto. Come sottolinea Ayut Gurcaglar, «le pennellate e gli effetti di luce e ombra conferiscono al dipinto uno stile realistico, che contraddice l'approccio impressionistico di Zonaro. Anche la firma non presenta similitudini con le firme utilizzate da Zonaro nei dipinti, in termini di spessore, forma e carattere delle lettere né quella peculiare maniera di Zonaro di fare la "Z" allungandone l'estremità inferiore» (comunicazione del 20 maggio 2021). L'opinione di Gurcaglar è sostanzialmente condivisa da Valerie Wadsworth, che, rilevando una similitudine della firma con quella del figlio e imitatore di Zonaro, Faustino, segnala la differenza di qualità della tela non solo rispetto ai dipinti del periodo orientalista, ma anche rispetto ai suoi ritratti veneti: «la posa della modella è statica. Forse Zonaro avrebbe fatto un ritratto più naturale, più vivo» (comunicazione del 23 maggio 2021). Erol Makzume e Cesare Mario Trevigne, i maggiori esperti dell'artista, confermano i dubbi sollevati sia circa lo stile sia circa la firma, escludendo la paternità di Zonaro (comunicazioni del 21 maggio 2021). In particolare, il Prof. Trevigne, curatore dell'Archivio Generale delle opere di Fausto Zonaro, rileva come «la stessa modalità di firma compare anche su altri dipinti, tutti risultanti falsi». Non è da escludere che autore dell'opera sia il figlio Faustino (1913-?), di cui la tela sarebbe una delle testimonianze più riuscite, ovvero un falsario, anonimo, forse di area veneta. Ringraziamo Ayut Gurcaglar, Erol Makzume, Cesare Mario Trevigne e Valerie Wadsworth per il supporto nella catalogazione dell'opera.

Stima 800 - 1 200 EUR

Lotto 168 - Nazzareno Cugurra (1924) Nazzareno Cugurra (1924) Fiaschetto e bicchiere con vino rosso / Cestino con frutta e verdura / Ravanelli, visciole, pane casareccio / Rosa appassita, foglia di Rosa, 1987 Olio su tela 30,2 x 40,1 cm Firma: "N. Cugurra" al recto; "Nazzareno Cugurra" al verso Data: "Giugno 1987" Altre iscrizioni: titolo al verso ("Fiaschetto e bicchiere con vino rosso / Cestino con frutta e verdura / Ravanelli, visciole, pane casareccio / Rosa appassita, foglia di Rosa") Elementi distintivi: sul verso, etichetta anonima con riferimento inventariale Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA Stato di conservazione. Supporto: 90% Stato di conservazione. Superficie: 90% Pittore chiarista, amico di Guttuso, nasce a Verona nel 1924 e si mantiene agli studi impartendo lezioni private di pittura a Napoli. Tra i suoi allievi figura Romano Mussolini, il quale, nell'immediato dopo guerra, era confinato per motivi politici nell’isola d’Ischia. Nel 1949, all’età di 25 anni, si diploma presso l'Accademia di belle arti di Napoli, nei cui locali tiene le sue prime mostre. I primi anni giovanili, incerti e avventurosi, sono stati caratterizzati da episodi dolorosi che hanno condizionato i temi della sua iniziale pittura inducendolo a ritrarre un mondo di diseredati. Nel 1951-52, 1955-56 e 1959-60 partecipa alla Quadriennale nazionale d'arte di Roma. Nel 1956 partecipa alla XXVIII Biennale di Venezia. Attratto dall’ambiente romano ricco di stimoli artistici e culturali decide di trasferirvisi. Il dipinto è presentato in una cornice di riuso, recante un appunto del 1956.

Stima 70 - 100 EUR

Lotto 183 - Antonio Fomez (1937 circa) Antonio Fomez (1937 circa) Natura morta Inchiostro a penna e a lavis, tempera e acrilico su carta 45,5 x 33 cm (luce) Firma: al recto, “A Fomez” Elementi distintivi: etichetta anonima con dati dell'opera; etichetta Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana con riferimenti di inventario Provenienza: Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana; Veneto Banca SpA in LCA Stato di conservazione. Supporto: 95% Stato di conservazione. Superficie: 95% Antonio Fomez si diploma all’Accademia di Belle Arti di Napoli nel 1961. Già nel 1957 scrive e disegna “La parabola dei ciechi” di Brueghel e nel 1961 completa un lungo saggio sul “Ritratto di giovane” del Rosso, corredato da disegni acquarellati. Nello stesso periodo studia e disegna la pittura futurista e successivamente elabora i primi quadri informali e la pittura nucleare con gli sgocciolamenti. Ottiene il primo riconoscimento nazionale a Roma nel 1960, quando vince il primo premio in una mostra riservata agli studenti italiani e stranieri delle Accademie di Belle Arti e delle Università italiane. Espone i suoi lavori per invito o per accettazione ad importanti mostre nazionali, come il Premio Spoleto, il Premio Michetti, il Premio Termoli, il Premio Marche, la “Biennale di Pontedera” e altre, vincendo alcuni premi. La prima mostra personale di Fomez risale al 1961 presso la Galleria S. Carlo di Napoli. Nel 1963 si trasferisce a Milano. Tra il 1963/64 passa a un nuovo tipo di figurazione ed è tra i primissimi in Italia a utilizzare il linguaggio della pop art. Dalla sua intensa attività – rappresentata da diversi cicli pittorici e scultorei – nel 1967 appaiono le prime scalette e le opere monocrome bianche, che esporrà a Milano e a Parigi. Nel clima della contestazione studentesca del 1968, espone alcune vasche contenenti pesci e acqua, che presenta in una collettiva alla Galleria Artecentro di Milano, alla Galleria Toselli di Milano (allora Galleria Nieubourg) e subito dopo in una personale alla Galleria Zunini a Parigi, alla Galleria Carabaga di Genova, dove espone un canotto con acqua e pesci. Nel 1985, in occasione della Fiera d’Arte di Bologna, pubblica “La Pagella dei critici” col Giudizio Finale, sulla quale gli artisti (Baj, A. Pomodoro, Cavaliere, Del Pezzo, Dorazio e altri) assegnano i voti ai critici. Nel 1988, in occasione del Carnevale Ambrosiano di Milano, esegue una scenografia in Piazza della Scala, mascherando il monumento a Leonardo con un telo piramidale e apponendo sul capo del Maestro di Vinci una grande cesta con frutta colorata. Seguono altri cicli tematici, tra cui particolari rivisitazioni, nature morte e tavole imbandite, e lavori ispirati a celebri opere di Courbet e Velazquez.

Stima 50 - 70 EUR

Lotto 216 - Cartiere Miliani Fabriano (1782 circa) Cartiere Miliani Fabriano (1782 circa) La Madonna del Cardellino, da Raffaello Filigrana in chiaroscuro retroilluminata 41 x 34,7 cm (luce) Firma: "E. Librari" Data: "1949" Altre iscrizioni: "CARTIERE MILIANI FABRIANO" Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA Stato di conservazione. Supporto: 90% (parti elettriche non verificate o mancanti; danni alla cornice) Stato di conservazione. Superficie: 95% In asta, un esemplare di filigrana artistica in chiaroscuro, realizzata da Eraldo Librari, per la storica Cartiera Miliani, di Fabriano, sul modello celeberrimo della "Madonna del cardellino" di Raffaello. Come ricorda Annarita Librari, "Con Giuseppe Miliani (1816 - 1890), nipote di Pietro (1744 - 1817), fondatore della ditta Miliani, la cartiera si ingrandisce, la carta da disegno si afferma come la migliore, tanto che alla esposizione di Londra nel 1851 viene premiata, e la carta valori comincia ad essere la specialità della fabbrica fabrianese. Alla morte di Giuseppe la cartiera era già un grande complesso, ma sarà il figlio Giambattista (1856-1937) ad operare l’effettiva trasformazione da azienda artigianale ad industriale (...). Giambattista alle conoscenze tecniche unisce un’ampia visione dell’organizzazione industriale grazie ai frequenti viaggi che, fin da giovanissimo, compie in diverse nazioni europee e in Nord America. Nel 1889 riceve la Legion d’onore per aver presentato, all’esposizione di Parigi, le migliori filigrane per i biglietti di banca. Per le filigrane di Fabriano, ancor prima del riconoscimento parigino, esisteva un vero e proprio entusiasmo. Nel 1886 Ernst Kirchner di Francoforte sul Meno scrive: “Le vostre carte filigrane sono le più belle che io abbia mai veduto fino ad ora. Da quando posseggo questi veramente artistici fogli non oso più nemmeno guardare gli stessi prodotti della Germania. I ritratti, come pure i dettagli che li ornano sono di una finezza ammirabile, perfetta e formano ora il punto essenziale di questa modesta collezione che io curo con molto amor proprio”. Nel settore della Filigrana artistica in chiaro-scuro per banconote Giambattista, in un primo momento, per l’incisione su cera si avvalse del prof. Bianchi di Roma, medaglista dei Sacri Palazzi Apostolici, che direttamente da Roma inviava a Fabriano le cere commissionate. Successivamente, la sua lungimiranza e previdenza lo spinsero a dotare l’Officina Filigrane delle cartiere di Fabriano della sezione di incisione su cera, dove destinò giovani e abili artisti che riuscirono a soddisfare appieno le esigenze aziendali. Capostipite di questa scuola fu Serafino Cilotti (1868-1943), che realizzò opere di notevole impatto artistico, da considerare come una nuova forma di espressione d’arte figurativa su cera, Angelo Bellocchi (1880-1939) e Virgilio Brozzesi (1869-1946). Allievi di Cilotti possono considerarsi Aldo Frezzi (1885-1972), (...) Eraldo Librari (1907-1988) e Luigi Filomena. Luigi Casoni fu incisore delle Miliani fino al 1958, quando fu chiamato dalla Banca d’Italia per incidere le “testine” delle banconote." "Eraldo Librari apprese quest’arte soprattutto osservando Serafino Cilotti mentre incideva, o meglio “rubando con l’occhio” attento e predisposto, avendo già alle spalle una preparazione artistica e una innata attitudine verso le più svariate forme d’arte. Entrò in Cartiera dopo aver vinto un concorso, rispettando la tradizione familiare che aveva visto il padre Decoroso e il nonno Angelo lavorare nella prestigiosa fabbrica fabrianese come lavoranti al reparto tini. Eraldo, da giovane, dopo aver frequentato la scuola professionale, fu allievo intagliatore del Prof. Ivo Quagliarini di Fabriano, lavorando nel suo mobilificio; fu un abile e fecondo scultore realizzando numerosi busti di noti personaggi fabrianesi dell’epoca; fu autore di numerose poesie e un compositore di canzoni; incisore su cera di numerose opere d’arte di grandi dimensioni e di testine per banconote, settore trainante dell’azienda, quest’ultime precedute da numerosi disegni preparatori a matita e a china, in un’epoca dove tutto era affidato all’abilità manuale dell’artista. Le incisioni di grandi dimensioni, che l’azienda faceva realizzare ai suoi più validi incisori, per fine propagandistico e d’immagine, non sono delle semplici e fredde riproduzioni di opere d’arte o ritratti, ma il frutto di una personale interpretazione che si riflette in uno stile espressionistico e scultoreo (dove un semplice elemento paesaggistico, come una pianta, viene reso con la minuzia di un botanico, le espressioni dei volti riflettono il pathos del personaggio ritratto), influenzato dal suo coinvolgimento emotivo e dalla sua sensibilità. Si tratta di un coinvolgimento che lo porta quasi a dimenticare il fine dell’incisione su cera - come fase principale di un lungo processo che richiede alcune particolari accortezze tecniche - e a trattarla come un’ope

Stima 40 - 60 EUR

Lotto 231 - Luigi Filomena (1950) Luigi Filomena (1950) , per Cartiere Miliani, Fabriano Il volto della Vergine, dalla Pietà di Michelangelo, 1976 Filigrana in chiaroscuro retroilluminata 40,4 x 35,2 cm (luce) Firma: "L. Filomena" in lastra Data: "1976" in lastra Altre iscrizioni: "CARTIERE MILIANI FABRIANO" in lastra Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA Stato di conservazione. Supporto: 95% (apparato elettrico non verificato) Stato di conservazione. Superficie: 95% In asta, un esemplare di filigrana artistica in chiaroscuro, realizzata da Luigi Filomena, per la storica Cartiera Miliani, di Fabriano, sul modello celeberrimo della "Pietà" di Michelangelo. Come ricorda Annarita Librari, figlia dell'incisore in filigrana Franco Librari, "Con Giuseppe Miliani (1816 - 1890), nipote di Pietro (1744 - 1817), fondatore della ditta Miliani, la cartiera si ingrandisce, la carta da disegno si afferma come la migliore, tanto che alla esposizione di Londra nel 1851 viene premiata, e la carta valori comincia ad essere la specialità della fabbrica fabrianese. Alla morte di Giuseppe la cartiera era già un grande complesso, ma sarà il figlio Giambattista (1856-1937) ad operare l’effettiva trasformazione da azienda artigianale ad industriale (...). Giambattista alle conoscenze tecniche unisce un’ampia visione dell’organizzazione industriale grazie ai frequenti viaggi che, fin da giovanissimo, compie in diverse nazioni europee e in Nord America. Nel 1889 riceve la Legion d’onore per aver presentato, all’esposizione di Parigi, le migliori filigrane per i biglietti di banca. Per le filigrane di Fabriano, ancor prima del riconoscimento parigino, esisteva un vero e proprio entusiasmo. Nel 1886 Ernst Kirchner di Francoforte sul Meno scrive: “Le vostre carte filigrane sono le più belle che io abbia mai veduto fino ad ora. Da quando posseggo questi veramente artistici fogli non oso più nemmeno guardare gli stessi prodotti della Germania. I ritratti, come pure i dettagli che li ornano sono di una finezza ammirabile, perfetta e formano ora il punto essenziale di questa modesta collezione che io curo con molto amor proprio”. Nel settore della Filigrana artistica in chiaro-scuro per banconote Giambattista, in un primo momento, per l’incisione su cera si avvalse del prof. Bianchi di Roma, medaglista dei Sacri Palazzi Apostolici, che direttamente da Roma inviava a Fabriano le cere commissionate. Successivamente, la sua lungimiranza e previdenza lo spinsero a dotare l’Officina Filigrane delle cartiere di Fabriano della sezione di incisione su cera, dove destinò giovani e abili artisti che riuscirono a soddisfare appieno le esigenze aziendali. Capostipite di questa scuola fu Serafino Cilotti (1868-1943), che realizzò opere di notevole impatto artistico, da considerare come una nuova forma di espressione d’arte figurativa su cera, Angelo Bellocchi (1880-1939) e Virgilio Brozzesi (1869-1946). Allievi di Cilotti possono considerarsi Aldo Frezzi (1885-1972), (...) Eraldo Librari (1907-1988) e Luigi Filomena. ( Annarita Librari, "Cera una volta... la Filigrana Artistica in chiaroscuro"). La storia della cartiera Miliani è stata ricostruita da Bruno Bravetti, nella monografia “Giambattista Miliani”, Affinità Elettive, 2010

Stima 40 - 60 EUR

Lotto 242 - Luigi Casoni (1926 - 2016) , per Cartiere Miliani, Fabriano Luigi Casoni (1926 - 2016) , per Cartiere Miliani, Fabriano La Fontana Sturinalto di Fabiano, 1954 Filigrana in chiaroscuro retroilluminata 37 x 32 cm (luce) Firma: “L. Casoni” in lastra Data: “1954” in lastra Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA Stato di conservazione. Supporto: 90% (parti elettriche non verificate o mancanti; danni alla cornice) Stato di conservazione. Superficie: 90% In asta, un esemplare di filigrana artistica in chiaroscuro, realizzata da Luigi Casoni, per la storica Cartiera Miliani, di Fabriano, sul disegno, rielaborato, della Fontana Sturinalto di Fabriano. Come ricorda Annarita Librari, "Con Giuseppe Miliani (1816 - 1890), nipote di Pietro (1744 - 1817), fondatore della ditta Miliani, la cartiera si ingrandisce, la carta da disegno si afferma come la migliore, tanto che alla esposizione di Londra nel 1851 viene premiata, e la carta valori comincia ad essere la specialità della fabbrica fabrianese. Alla morte di Giuseppe la cartiera era già un grande complesso, ma sarà il figlio Giambattista (1856-1937) ad operare l’effettiva trasformazione da azienda artigianale ad industriale (...). Giambattista alle conoscenze tecniche unisce un’ampia visione dell’organizzazione industriale grazie ai frequenti viaggi che, fin da giovanissimo, compie in diverse nazioni europee e in Nord America. Nel 1889 riceve la Legion d’onore per aver presentato, all’esposizione di Parigi, le migliori filigrane per i biglietti di banca. Per le filigrane di Fabriano, ancor prima del riconoscimento parigino, esisteva un vero e proprio entusiasmo. Nel 1886 Ernst Kirchner di Francoforte sul Meno scrive: “Le vostre carte filigrane sono le più belle che io abbia mai veduto fino ad ora. Da quando posseggo questi veramente artistici fogli non oso più nemmeno guardare gli stessi prodotti della Germania. I ritratti, come pure i dettagli che li ornano sono di una finezza ammirabile, perfetta e formano ora il punto essenziale di questa modesta collezione che io curo con molto amor proprio”. Nel settore della Filigrana artistica in chiaro-scuro per banconote Giambattista, in un primo momento, per l’incisione su cera si avvalse del prof. Bianchi di Roma, medaglista dei Sacri Palazzi Apostolici, che direttamente da Roma inviava a Fabriano le cere commissionate. Successivamente, la sua lungimiranza e previdenza lo spinsero a dotare l’Officina Filigrane delle cartiere di Fabriano della sezione di incisione su cera, dove destinò giovani e abili artisti che riuscirono a soddisfare appieno le esigenze aziendali. Capostipite di questa scuola fu Serafino Cilotti (1868-1943), che realizzò opere di notevole impatto artistico, da considerare come una nuova forma di espressione d’arte figurativa su cera, Angelo Bellocchi (1880-1939) e Virgilio Brozzesi (1869-1946). Allievi di Cilotti possono considerarsi Aldo Frezzi (1885-1972), (...) Eraldo Librari (1907-1988) e Luigi Filomena. Luigi Casoni fu incisore delle Miliani fino al 1958, quando fu chiamato dalla Banca d’Italia per incidere le “testine” delle banconote." ( Annarita Librari, "Cera una volta... la Filigrana Artistica in chiaroscuro"). La storia della cartiera Miliani è stata ricostruita da Bruno Bravetti, nella monografia “Giambattista Miliani”, Affinità Elettive, 2010. La datazione, 1954, si riferisce alla matrice.

Stima 40 - 60 EUR