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mer 29 mag

Scuola italiana, XVI secolo. Cristo crocifisso, 1570 ca. Bronzo dorato. Fusione di ANTONIO GENTILI (1519-1609). Modellato su GUGLIELMO DELLA PORTA (ca. 1500-1577). Croce e base in metacrilato. Presenta qualche usura nella doratura. Misure: 24 x 20,5 x 4,5 cm (Cristo); 43 x 28 cm (base e croce). Cristo crocifisso in bronzo dorato, fuso da Antonio Gentili da Faenza intorno al 1570, su modello dello scultore Guillermo Della Porta. La squisitezza dell'oreficeria rinascimentale e le soluzioni manieristiche di Della Porta si fondono felicemente in questa delicata effigie. Rappresenta un Cristo morto con tre chiodi. Stilisticamente, la scultura appartiene alla tradizione rinascimentale del Cinquecento, che si può cogliere nella volontà dell'autore di evitare la rappresentazione del pathos, scegliendo invece di raffigurare il momento successivo alla morte. La muscolatura rilassata, l'armonia delle proporzioni anatomiche, l'inclinazione verso sinistra delle ginocchia e verso destra della testa, il sapiente gioco del panneggio del drappo della purezza e la stilizzazione dei tratti fisionomici compongono un insieme classico e senza tempo. Tuttavia, una caratteristica autenticamente manierista è il sottile allungamento delle braccia. Si tratta di una deformazione espressiva tipica del manierismo volta, in questo caso, a enfatizzare e sottolineare la tragica bellezza della crocifissione. Antonio Gentili, noto anche come Antonio da Faenza, è stato un orafo, scultore e incisore italiano nato a Faenza. È considerato uno dei più importanti orafi del XVI secolo, rinomato per le sue intricate e magistrali opere in metalli preziosi. La vita e la formazione artistica di Gentili non sono del tutto chiare. Si ritiene che abbia fatto apprendistato presso orafi locali a Faenza prima di trasferirsi a Roma a metà del XVI secolo. Roma, all'epoca, era un vivace centro artistico e l'esposizione di Gentili ai maestri del Rinascimento influenzò senza dubbio il suo stile e la sua tecnica. A Roma Gentili fondò una bottega di successo e si fece apprezzare per la sua squisita abilità artigianale. Ricevette numerose commissioni da clienti facoltosi, tra cui cardinali, papi e membri della nobiltà romana. Le sue opere erano molto ambite per la loro eleganza, il virtuosismo tecnico e l'incorporazione di pietre preziose, smalti e altri elementi decorativi. Le opere più importanti di Gentili includono: la Croce e i Candelieri Farnese (1581-1582), il Reliquiario della Sacra Spina (1586-1589), commissionato da Papa Sisto V, e la Mitra di Papa Gregorio XIII (1583-1585). Guglielmo della Porta è stato un architetto e scultore italiano del periodo manierista. Nacque in una rinomata famiglia legata alle arti. Suo padre, Giovanni Battista della Porta, eccelleva come scultore. Fece il suo apprendistato nella bottega dello zio Giovanni Giacomo della Porta a Genova. Lavorò con lui alla costruzione del Duomo di Milano. Intorno al 1530 gli viene affidato il compito di riprodurre alcune opere di Leonardo da Vinci. Tornato a Genova, perfeziona la tecnica del disegno sotto la guida del maestro Perin del Vaga, con il quale lavora a Palazzo Doria. Intorno al 1537 si trasferisce a Roma, dove entra in contatto con Sebastiano del Piombo, che lo raccomanda a Michelangelo. Lavorò alle gambe dell'Ercole Farnese, una scultura trovata senza gambe. Quando furono ritrovate le gambe originali, Michelangelo raccomandò di conservare quelle di Della Porta, presentandole come dimostrazione che i moderni potevano essere confrontati con gli antichi. Ottenne un posto nella zecca papale.

Stima 3 000 - 4 000 EUR

mer 29 mag

Scuola italiana; XVIII secolo. "Cristo". Bronzo. Misure: 30 x 22 x 4 cm. In questa scultura devozionale del Crocifisso, la modellazione delle forme segue un canone classico di anatomia equilibrata che trasmette una bellezza immutabile, rispondendo a un concetto di serenità estetica tipico del classicismo della scuola italiana. Crocifissioni e crocifissi sono apparsi nella storia dell'arte e della cultura popolare fin da prima dell'epoca dell'Impero romano pagano. La crocifissione di Gesù è stata raffigurata nell'arte religiosa fin dal IV secolo. È uno dei temi più ricorrenti nell'arte cristiana e quello con l'iconografia più evidente. Sebbene Cristo sia talvolta raffigurato vestito, è consuetudine rappresentare il suo corpo nudo, anche se con i genitali coperti da un panno di purezza (perizonio); i nudi integrali sono molto rari, ma di rilievo (Brunelleschi, Michelangelo, Cellini). Le convenzioni di rappresentazione dei diversi atteggiamenti del Cristo crocifisso sono designate dalle espressioni latine Christus triumphans ("trionfante" - da non confondere con la Maiestas Domini o il Pantocrator -), Christus patiens ("rassegnato" - da non confondere con il Cristo della pazienza -) e Christus dolens ("sofferente" - da non confondere con il Vir dolorum -). Il triumphans è rappresentato vivo, con gli occhi aperti e il corpo eretto; il patiens è rappresentato morto, con la volontà totalmente svuotata (kenosis), il capo chino, il volto con espressione serena, gli occhi chiusi e il corpo inarcato, che mostra le cinque ferite; il dolens è rappresentato in modo simile al patiens, ma con un gesto di dolore, soprattutto nella bocca.

Stima 2 000 - 2 500 EUR