Null (attivo tra il 1675 e il 1725)
Natura morta con Nautilus, coppa, teiera, li…
Descrizione

(attivo tra il 1675 e il 1725) Natura morta con Nautilus, coppa, teiera, libri, gioielli su un tavolo con tappeto turco Olio su tela, cm 89X109 Provenienza: Lord Ashcombe Londra, Sotheby's, 16 luglio 1980, lotto 231 (come Pieter Gerritsz van Roestraten) Italia, collezione privata Bibliografia: RKD: https://rkd.nl/imageslite/589358 (come Pseudo Roestraten) Si deve a Fred G. Meijer l'attribuzione allo Pseudo Roestraten, il cui stile trova analogie con le opere di Pieter Gerritsz van Roestraten (Haarlem, 1630 ; Londra, 1700). Le composizioni note esibiscono una serie di elementi ricorrenti come documenti, ceramiche e oggetti preziosi disposti su tavoli ricoperti da raffinati tappeti orientali. Bibliografia di riferimento: F. G. Meijer, A. van der Willigen, A dictionary of Dutch and Flemish still-life painters working in oils, Leiden 2003, ad vocem

(attivo tra il 1675 e il 1725) Natura morta con Nautilus, coppa, teiera, libri, gioielli su un tavolo con tappeto turco Olio su tela, cm 89X109 Provenienza: Lord Ashcombe Londra, Sotheby's, 16 luglio 1980, lotto 231 (come Pieter Gerritsz van Roestraten) Italia, collezione privata Bibliografia: RKD: https://rkd.nl/imageslite/589358 (come Pseudo Roestraten) Si deve a Fred G. Meijer l'attribuzione allo Pseudo Roestraten, il cui stile trova analogie con le opere di Pieter Gerritsz van Roestraten (Haarlem, 1630 ; Londra, 1700). Le composizioni note esibiscono una serie di elementi ricorrenti come documenti, ceramiche e oggetti preziosi disposti su tavoli ricoperti da raffinati tappeti orientali. Bibliografia di riferimento: F. G. Meijer, A. van der Willigen, A dictionary of Dutch and Flemish still-life painters working in oils, Leiden 2003, ad vocem

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Elena Recco (Napoli 1654-Madrid 1715) - Natura morta di pesci, 17th secolo cm 40 x cm 48, in cornice cm 52 x cm 60 olio su tela Presente Perizia del Prof.Strinati. "La Natura Morta di pesci (olio su tela, cm.37 x 47, in cornice 50 x 62) è un'opera che rientra bene nell'ambito della produzione di Elena Recco, insigne pittrice specialista di questo genere, figlia del grande maestro napoletano Giuseppe Recco e lungamente attiva accanto al padre (nonché al poco noto fratello Nicola Maria) tra Napoli e la Corte reale di Spagna presso la quale si trasferì, seguendo appunto suo padre, verso la fine del diciassettesimo secolo e dove rimase a lungo, onorata di importantissime e primarie commissioni. Basandoci sull'anagrafica nota e documentata dalla storiografia della Recco (Napoli 1654, Madrid 1715) il quadro qui in esame, dal punto di vista stilistico e materico, mi appare sicuramente databile entro il primo decennio del Settecento, nella fase più matura della produzione dell'insigne artista. Giungo a tale considerazione confrontando la nostra opera soprattutto con alcuni dipinti provenienti dalla antica collezione Orsini di Gravina di Puglia (oggi totalmente dispersa in varie proprietà) dove figuravano in effetti Nature Morte di pesci veramente notevolissime di Elena Recco, ancorché gli inventari le riportino talvolta in errore col nome del grande padre Giuseppe. Riporto al proposito quale caso scuola, di grande interesse storico e artistico, una Natura Morta di pesci, estremamente vicina alla nostra, pubblicata da Lucio Galante, in La Natura Morta in Italia, tomo secondo, Electa Milano 1989, p.971, n. 1183, col nome di Giuseppe Recco ma in realtà capolavoro assoluto della figlia Elena. La Recco si specializzò oltremodo nel genere della pittura dei pesci, e il nostro dipinto appare molto significativo per il metodo, tipico e distintivo dell'autrice, di mescolare le immagini di pesci come se fossero stati gettati in disordine sul bancone del pescivendolo, in attesa di essere distribuiti ai vari clienti ed avventori. La materia pittorica nel nostro caso è spessa e corposa e anche questo è un elemento peculiare che caratterizza la produzione di questa grande,pittrice che merita un posto a sé, e di spicco assoluto, nella grande ed alta storia della Natura Morta a Napoli tra Seicento e Settecento.Concludo notando lo stato di conservazione del dipinto qui in esame come molto buono e confermandone pertanto la qualità intrinseca piuttosto alta.Stimo quindi il dipinto in relazione alle attuali condizioni di mercato internazionale alla quotazione di E. 18.000,00 (diciottomila). In fede, Claudio Strinati"

Scuola napoletana; 1700 ca. "Natura morta". Olio su tela. Ricolorata. Presenta ridipinture e restauri. Misure: 91 x 166 cm; 110 x 185 cm (cornice). Natura morta napoletana di fiori e frutta magnificamente lavorata, con dovizia di particolari e attenzione alle qualità. Nonostante la profusione degli elementi che compongono la composizione, la natura morta si svolge in un interno, che si intuisce grazie ai mobili che fanno parte della scena, e che nell'ultimo piano si può apprezzare una piccola apertura, che permette di vedere un paesaggio esterno. Gli elementi che compongono la natura morta sono posti in primo piano, in una composizione tipicamente classica che è allo stesso tempo dinamica nonostante la struttura relativamente semplice dello spazio. Il dinamismo è esaltato dall'uso di colori brillanti e metallici, come l'arancione del tessuto o della tappezzeria della sedia e il rosa dei fiori. Questi colori creano a loro volta un forte contrasto con il resto della tonalità tenebrosa della tela, tipica della natura morta napoletana. Date le sue caratteristiche tecniche, è probabile che l'opera appartenga alla cerchia dell'artista Andrea Belvedere (Italia, 1652-1732), chiamato alla corte spagnola da Luca Giordano. Belvedere si stabilì a Madrid nel 1694 fino al 1700, lasciando nella capitale diversi esempi della sua attività di pittore di nature morte, oggi conservati nella collezione del Museo del Prado. Molto apprezzata dal mercato antiquario, dai collezionisti e dagli storici dell'arte, la scuola napoletana di nature morte del Barocco conobbe uno sviluppo spettacolare, lasciandosi alle spalle lo splendore del XVI secolo e progredendo in uno stile pienamente barocco e chiaramente identificabile. Artisti come Tommaso Realfonso, Nicola Casissa, Gaspare Lopez, Giacomo Nani e Baldassare de Caro proseguirono la tradizione locale specializzandosi nella pittura di fiori, frutta, pesci e selvaggina, soddisfacendo così le richieste di una vasta clientela caratterizzata da un nuovo gusto seicentesco. A questi artisti si aggiungono le figure minori, che stanno lentamente uscendo da un ingiusto oblio, e alcuni artisti attivi tra il XVII e il XVIII secolo, come Francesco della Questa, Aniello Ascione, Nicola Malinconico, Gaetano Cusati, Onofrio Loth, Elena e Nicola Maria Recco, Giuseppe Ruoppolo e Andrea Belvedere. Questi pittori napoletani di nature morte, attivi tra il XVII e l'inizio del XVIII secolo, sono conosciuti come "i generisti" e furono importanti non solo nel loro ambiente ma anche e soprattutto in Spagna, dove lo sviluppo del genere fu chiaramente segnato dall'influenza italiana, in particolare dal contributo della scuola napoletana. Oggi questa scuola è considerata una delle più importanti nell'ambito del genere della natura morta barocca. Il tratto distintivo dei pittori barocchi napoletani è sempre stato il loro forte carattere naturalistico e il loro caldo cromatismo, con una dominanza di toni rossastri e terrosi.