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Descrizione

Scuola novo-ispanica; XVIII secolo. "Il torchio mistico". Olio su rame. Presenta restauri sulla superficie pittorica. Misure: 64 x 48 cm. I santi sono San Francisco de Paula e San Domingo de Guzmán. In questa immagine l'artista divide lo spazio in tre zone differenziate, di cui quella inferiore, dedicata al corpo del Cristo reclinato, è completata dalla presenza degli attributi papali e dalla rappresentazione di un'anima peccatrice che brucia tra le fiamme situata nella zona destra della composizione. Su questo livello si può apprezzare uno spazio terreno dove San Francesco di Paola e San Domenico di Guzman si trovano ciascuno su un lato di una grande fontana il cui contenuto rossastro rivela essere il sangue di Cristo. Questa fascia termina con la presenza di un Arcangelo che rivolge lo sguardo al cielo. La parte superiore è caratterizzata dalla presenza di Cristo vestito con una tunica rossa in allusione alla Passione, che regge la croce con una mano e accanto a lui gruppi di cherubini reggono la Veronica, i chiodi e la palma del martirio. La processione si conclude con la presenza della Vergine, di un santo e di alcuni angeli. Dalle mani di Cristo e dal suo costato sgorga il sangue che alimenta la fontana centrale della scena, che serve come alimento per la cristianità. Questa immagine si basa sulla rappresentazione iconografica di Cristo nel torchio o del torchio mistico, un motivo dell'iconografia cristiana che mostra Cristo in piedi in un torchio, dove Cristo stesso diventa uva nel torchio. Esso deriva dall'interpretazione di Agostino e di altri primi teologi di un gruppo di passi biblici. Il passo biblico chiave era Isaia 63,3, che, considerato come pronunciato da Cristo, dice: "Io ho calpestato il torchio da solo". L'immagine nell'arte ha subito una serie di cambiamenti di enfasi, pur rimanendo abbastanza coerente nel suo contenuto visivo di base, ed è stata una delle relativamente poche immagini devozionali medievali metaforiche o allegoriche che hanno mantenuto un punto d'appoggio nell'iconografia protestante dopo la Riforma. L'immagine fu utilizzata per la prima volta nel 1108 come prefigurazione tipologica della crocifissione di Gesù. Durante la dominazione coloniale spagnola, nella Nuova Spagna si sviluppò una pittura prevalentemente religiosa, volta a cristianizzare le popolazioni indigene. I pittori locali avevano come modello le opere spagnole, che seguivano alla lettera in termini di tipologie e iconografia. I modelli più frequenti erano gli angeli archibugieri e le vergini triangolari, ma nei primi anni del XIX secolo, già in tempi di indipendenza e di apertura politica di alcune colonie, diversi artisti iniziarono a rappresentare un nuovo modello di pittura con una propria identità. Presenta restauri sulla superficie pittorica.

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Scuola novo-ispanica; XVIII secolo. "Il torchio mistico". Olio su rame. Presenta restauri sulla superficie pittorica. Misure: 64 x 48 cm. I santi sono San Francisco de Paula e San Domingo de Guzmán. In questa immagine l'artista divide lo spazio in tre zone differenziate, di cui quella inferiore, dedicata al corpo del Cristo reclinato, è completata dalla presenza degli attributi papali e dalla rappresentazione di un'anima peccatrice che brucia tra le fiamme situata nella zona destra della composizione. Su questo livello si può apprezzare uno spazio terreno dove San Francesco di Paola e San Domenico di Guzman si trovano ciascuno su un lato di una grande fontana il cui contenuto rossastro rivela essere il sangue di Cristo. Questa fascia termina con la presenza di un Arcangelo che rivolge lo sguardo al cielo. La parte superiore è caratterizzata dalla presenza di Cristo vestito con una tunica rossa in allusione alla Passione, che regge la croce con una mano e accanto a lui gruppi di cherubini reggono la Veronica, i chiodi e la palma del martirio. La processione si conclude con la presenza della Vergine, di un santo e di alcuni angeli. Dalle mani di Cristo e dal suo costato sgorga il sangue che alimenta la fontana centrale della scena, che serve come alimento per la cristianità. Questa immagine si basa sulla rappresentazione iconografica di Cristo nel torchio o del torchio mistico, un motivo dell'iconografia cristiana che mostra Cristo in piedi in un torchio, dove Cristo stesso diventa uva nel torchio. Esso deriva dall'interpretazione di Agostino e di altri primi teologi di un gruppo di passi biblici. Il passo biblico chiave era Isaia 63,3, che, considerato come pronunciato da Cristo, dice: "Io ho calpestato il torchio da solo". L'immagine nell'arte ha subito una serie di cambiamenti di enfasi, pur rimanendo abbastanza coerente nel suo contenuto visivo di base, ed è stata una delle relativamente poche immagini devozionali medievali metaforiche o allegoriche che hanno mantenuto un punto d'appoggio nell'iconografia protestante dopo la Riforma. L'immagine fu utilizzata per la prima volta nel 1108 come prefigurazione tipologica della crocifissione di Gesù. Durante la dominazione coloniale spagnola, nella Nuova Spagna si sviluppò una pittura prevalentemente religiosa, volta a cristianizzare le popolazioni indigene. I pittori locali avevano come modello le opere spagnole, che seguivano alla lettera in termini di tipologie e iconografia. I modelli più frequenti erano gli angeli archibugieri e le vergini triangolari, ma nei primi anni del XIX secolo, già in tempi di indipendenza e di apertura politica di alcune colonie, diversi artisti iniziarono a rappresentare un nuovo modello di pittura con una propria identità. Presenta restauri sulla superficie pittorica.

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