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"Civilisation des Villas Venitiennes", Michelangelo Murano, Paolo Marton, Ed. Mengès, 1986

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"Civilisation des Villas Venitiennes", Michelangelo Murano, Paolo Marton, Ed. Mengès, 1986

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[LOUIS XVI]. -LEARDI (Paolo). In Funere LudoviciXVI. Galliæ et Navarræ regis christianissimi oratio habita in sacello Quirinali ad sansctissimum dominum nostrum Pium sextum pont[tificem] max[imum]. Romæ, apud Lazarinos, 1793. Grande in-4 (31x22,8cm), (2d di cui il secondo vuoto)-v-(1)-55-(un vuoto)pp, vitello marrone, dorso liscio decorato con una roulette dorata tra filetti dorati, grande cornice dorata sulle copertine comprendente tra l'altro medaglioni con fiori collegati da volute di fogliame emergenti da corna dell'abbondanza, bordi decorati, margini dorati; copertina superiore un po' macchiata, dorso sbiadito, testatine e dorso un po' sfregati, qualche macchia marginale (legatura coeva). Prima edizione, stampata nella bottega di Luigi Lazarini, stampatore della Camera Apostolica. Illustrazioni incise in rame: 7 vignette di Alessandro Mochetti, Carlo Antonini, Pietro-Leone Bombelli, su disegni di Carlo Antonini, Pietro-Leone Bombelli, Francesco Morro e Luigi Sabatelli: 2bandeaux (ritratti di PioVI e LuigiXVI), 2culs-de-lampe, 2initials, e una vignetta sul titolo, allegoria della Rivoluzione rappresentata come un'idra che rovina le arti, saccheggia i corni dell'abbondanza e minaccia i fleurs de lys. Orazione funebre di Luigi XVI pronunciata davanti al Papa. Fu letta in latino il 28 settembre 1793 nella cappella papale del Quirinale alla presenza di Pio VI, del Sacro Collegio (tra cui il cardinale de Bernis, ex ambasciatore della Francia monarchica a Roma, deposto dalla Repubblica, che cantò la messa per l'anima del re defunto) e delle signore Marie-Adélaïde e Victoire, zie di Luigi XVI. Paolo Leardi fu poi cameraman segreto e successivamente nunzio apostolico a Vienna dal 1817 al 1823. Sebbene nel discorso concistoriale del 17 giugno 1793 Pio XVI avesse potuto prospettare la santificazione di Luigi XVI come martire, in seguito cambiò posizione e permise al suo cameriere segreto di decantare la Francia come focolaio di filosofia e di disordine, e di incolpare la monarchia e il monarca stesso per la moralità della Corte, la guerra in America, la fiducia riposta in Necker (straniero e protestante) e l'approvazione della Costituzione Civile del Clero. Questa orazione funebre fu successivamente pubblicata in francese e in italiano. Bella legatura italiana in stile neoclassico.

SANTIAGO MONTES LUENGAS (Villa de Laredo, Cantabria, 1911 - 1954). "Composizione". Olio su tela. Firmato Misure: 81 x 65 cm; 103 x 86 cm (cornice). Santiago Montes Luengas è stato un pittore spagnolo riconosciuto per le sue opere originali e come copista del Museo del Prado. Durante la guerra civile spagnola affrontò la sfida della clandestinità per otto anni, seguita da una successiva incarcerazione. Nella prigione di Yeserías, a Madrid, dipinse i ritratti di alcuni compagni di prigionia, tra cui Cipriano Rivas Cherif, cognato di Manuel Azaña. Proveniente da una famiglia di pescatori con sette fratelli, Santiago sperimenta il dolore per la perdita del fratello Ángel, fucilato nel carcere di Dueso a causa dello stesso conflitto. Con l'arrivo della guerra civile, Montes, che combatteva dalla parte del governo repubblicano, poco prima della presa di Santander da parte dei ribelli nel 1936, tentò senza successo di fuggire in Francia in barca. Falliti tutti i tentativi di esilio volontario, decise di nascondersi, secondo la prassi comune, nella propria casa, in un nascondiglio mimetizzato in soffitta, di cui solo lui e la moglie erano a conoscenza e che tenevano nascosto ai quattro figli per evitare che lo tradissero involontariamente. Durante la reclusione forzata Montes dipingeva e disegnava ossessivamente. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1945, in coincidenza con un'amnistia del regime franchista, Montes decise di uscire dalla clandestinità e di consegnarsi alle autorità, che lo tennero in prigione per quasi un anno in attesa dell'applicazione dell'amnistia. Durante la sua permanenza nel carcere per prigionieri politici di Yeserías a Madrid, così come a Santander, realizzò numerosi ritratti dei suoi compagni di prigionia, come quello di Cipriano Rivas Cherif, cognato di Manuel Azaña, presidente della Seconda Repubblica spagnola. Nel 1946, dopo aver raccolto prove sufficienti a scagionarlo da gravi crimini, viene rilasciato e inizia una nuova fase professionale e creativa che lo porta a diventare il copista ufficiale del Museo del Prado, realizzando copie di Mantegna, Van Der Weyden o Murillo così buone che persino gli esperti hanno difficoltà a distinguerle dagli originali. Parallelamente alle numerose commissioni di copie, quasi tutte da parte di turisti stranieri in visita al museo, Montes realizzò la sua personale opera pittorica, in una carriera artistica che fu bruscamente interrotta nel 1954 dalla sua morte prematura all'età di quarantatré anni.