Null BRUNO CECCOBELLI
CECCOBELLI BRUNO
Monte Castello di Vibio (Pg) 1952

Buon..…
Descrizione

BRUNO CECCOBELLI CECCOBELLI BRUNO Monte Castello di Vibio (Pg) 1952 Buon.... Mista e collage 57,00x42,00x7,00 Certificato di autenticità Firma e titolo al retro. Prov. coll. privata Canesi (Mi).

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BRUNO CECCOBELLI CECCOBELLI BRUNO Monte Castello di Vibio (Pg) 1952 Buon.... Mista e collage 57,00x42,00x7,00 Certificato di autenticità Firma e titolo al retro. Prov. coll. privata Canesi (Mi).

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Albert CLOUARD (1866-1952) Le sirene Circa 1905 / 1906 Olio su tela, firmato in basso a destra 81 x 65 cm ESPOSIZIONI : Parigi, Salon des Indépendants, 1906 Vendita Atelier Albert Clouard. Rennes, 9 dicembre 1990, catalogo n. 19. BIBLIOGRAFIA : Bruno Belleil, Albert Clouard, Les derniers feux du symbolisme en Bretagne, Rennes, Ouest-France, 1992, riproduzione pag. 99. PROVENIENZA : Collezione privata "Ricordiamo la vendita dello studio di Albert Clouard (1866-1952) a Rennes nel 1990, quando scoprimmo l'esistenza di questo pittore praticamente sconosciuto, soprannominato da Maurice Denis "il Nabi clandestino", e di un corpus di opere notevoli per le fonti d'ispirazione bretoni e la tecnica, che lo collocano tra i simbolisti e i Nabis. Avvocato di Rennes, divenuto poeta e critico letterario, Clouard frequentò gli ambienti simbolisti e bretoni di Parigi. Disegna fin dall'adolescenza e inizia a dipingere da autodidatta. A Perros-Guirec, dove vive, incontra nel 1897 Maurice Denis, che diventerà il suo più grande amico. Attraverso Denis conosce Paul Sérusier, con il quale stringe un rapporto di amicizia. Entrambi lo incoraggiano a dipingere e a far conoscere il suo lavoro, anche se non ha ambizioni e tende a vivere da recluso. Nei paesaggi di Perros-Guirec e dei dintorni, Clouard trova l'ambiente ideale per sviluppare una serie di temi che vanno dal leggendario alla vita quotidiana. Avendo affittato un cottage sul porto di Ploumanach nel 1903, conosceva bene il sito della roccia Squevel, uno dei fiori all'occhiello della costa di granito rosa. La utilizzò per evocare varie scene, come un bagno, una "Vergine delle rive", sirene che cercano di attirare i marinai o paesaggi. Queste rocce dalla forma sorprendente costituiscono un'ambientazione insolita per una scena balneare in cui il pittore mette in fila sette donne nude che giocano in mare o in piedi sugli scogli (Les Baigneuses, collezione privata). Clouard riprese il tema e il luogo per una rappresentazione di sirene. Modificò la composizione, ponendosi al di sopra delle rocce e delle onde e concentrandosi sulla baia. Questo gli ha permesso di eliminare l'orizzonte e il cielo e di utilizzare le masse rocciose sopra e sotto come sfondo. Una barca a vela in alto a sinistra aggira il promontorio roccioso per rispondere al richiamo di una naiade che si è lanciata tra le onde e saluta i marinai. Ai lati dell'insenatura, due gruppi di due donne nude, bagnanti, osservano la scena e conversano. Ciò fa pensare che Clouard abbia voluto invertire il mito tradizionale. La sirena non attira i marinai per condurli alla loro rovina, ma al contrario per salvarli dai mali della civiltà. Questa baia e queste donne simboleggiano un paradiso terrestre. Ma questo tema era anche un pretesto per i suoi nudi, di cui quelli in primo piano ricordano Maurice Denis. Questo primo gruppo gli permette anche di guidare lo sguardo dello spettatore lungo una diagonale che va dal basso a destra all'alto a sinistra. Le masse rocciose semplificate sono dipinte in uno schema quasi uniforme di piccole macchie, senza effetti di volume o di ombra. La resa dell'acqua in primo piano ricorda l'arte degli incisori giapponesi, con la sua giustapposizione di macchie colorate circondate dal bianco della schiuma. Con sottigliezza, Clouard utilizza i riflessi rosa delle rocce nel mare per collegare le diverse parti della composizione. Conosciamo un piccolo studio preparatorio di 34,5 x 25 cm (vendita Rennes, Aste Bretagne, 7 dicembre 2009, lotto 117). Il confronto dimostra quanto Clouard abbia lavorato per mettere a punto la sua composizione, in particolare la disposizione della grande diagonale, che corrisponde plasticamente al tema simbolico del richiamo e dell'attrazione. Dalla scoperta di quest'opera nel 1990, il libro di Bruno Belleil ci ha permesso di conoscere la personalità ricca e singolare di Albert Clouard, un talentuoso 'compagno di viaggio' dei Nabis, come dimostra questo dipinto." André Cariou

Guelfo Bianchini, detto Guelfo (1937 - 1997) Guelfo Bianchini, detto Guelfo (1937 - 1997) Volo di un Folleno Metalli, vetri colorati soffiati e molati, colore 181,5 x 126,1 x 3,1 cm (vetrata) 181,5 x 126,1 x 80 cm (intera struttura) Firma: «Guefo» in colore su una formella Elementi distintivi: targa metallica con titolo, separata dalla scultura Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA Stato di conservazione. Supporto: 95% Stato di conservazione. Superficie: 95% Fra il 1957 e il 1963 Guelfo è a Roma e stringe rapporti con Francalancia, Bartolini, De Chirico e Cocteau. Nel 1961 è invitato da Oskar Kokoschka nel castello di Salisburgo, dove conosce Manzù. Esegue la serie di disegni "Viaggio in Austria" e ritrae Kokoschka ricevendo in cambio dall’artista austriaco il "Ritratto di Guelfo – Velfen". Conosce Marc Chagall che gli dona il disegno "Profilo di Guelfo" e in occasione del compleanno dell’artista russo Guelfo gli regalerà "Chagall ironico" (coll. Vence, Francia). Fra il 1965 e il 1973 compie numerosi viaggi in Francia dove incontra Magnelli, Picasso e Mirò. Grazie all’amicizia di George Visat, editore parigino, inizia una collezione di opere su carta. Dal 1957 il suo Studio dell’Orologio, situato all’ombra della torre dell’orologio del Borromini, è punto d’incontro e poi sede di un conciliabolo di stravaganti cultori della patafisica («scienza delle soluzioni immaginarie» che si propone di studiare «ciò che si aggiunge alla metafisica, estendendosi così lontano al di là di questa quanto questa al di là della fisica», secondo la definizione dello scrittore francese A. Jarry). Viaggia a Berlino, in Grecia e Parigi, dove incontra Ernst, Tanning, Matta, Ray, Bellmer. Questi due ultimi eseguiranno foto e disegni per Guelfo. Nel ’71 fonda il “Giornale invisibile TIC biografici” e il Museo Internazionale l’Orologio. Conosce Buñuel, Hans Richter, Masson che lo ritrae in un disegno. Conosce Hartung, invitato dalla sua scuola, e Lam a Parigi. Nel 1974 viaggia attraverso Olanda, Danimarca, Francia. Guidi e Cagli disegnano un suo ritratto. A Parigi conosce Dalì che schizza un suo profilo e le Gallerie di Visat e Berggruen espongono le sue opere. Nel 1977 è Pericle Fazzini a eseguire un suo ritratto. Nel 1978 viene fondata l’Associazione Museo Internazionale d’Arte Moderna – l’Orologio a Fabriano e Guelfo è presidente. Madame Arp dona l’opera "Idol" di Jean Arp come simbolo del Museo di Guelfo. Nel 1979 entra come protagonista nel romanzo "La torre dell’Orologio" di Franco Simongini. Esce il filmato nella rassegna televisiva “Artisti d’oggi” "Guelfo e la torre dell’orologio" con un testo di Giuliano Briganti e intervista di Sergio Pautasso, musiche Alvin Curran. Il "Giornale Invisibile TIC (Diario di bordo biografico)" diventa visibile ed esce in edizione d’arte: "TIC di Guelfo, ovvero capricci a volo, Giorgio De Chirico, Guelfo e gli amici volanti", stampato a Roma da M. De Rossi, con la collaborazione di De Chirico, Arp, Dalì, Fazzini, Guidi, Kokoschka, Manzù, Mirò, Ray, Strazza, Turcato, poesie di Borges e altri. Al 1980 risalgono gli studi per un suo ritratto da parte di Riccardo Tommasi Ferroni. Angela Redini gli dedica un servizio televisivo: “Guelfo in bicicletta nei cortili barocchi di Roma”. Nell'ultimo periodo della vita, si dedica anche alla produzione di vetrate. Tra le più prestigiose, quelle realizzate tra il 1983 e il 1997 per la chiesa di San Giuseppe Lavoratore di Fabriano. Non perspicuo il soggetto dell'opera, che rappresenta, forse, l'ascesa in cielo di una figura antropomorfa. Un importante nucleo di sue opere è conservato presso la Pinacoteca Civica Bruno Molajoli di Fabriano, città che ospita anche la casa-museo dell'artista, in cui è esposta la sua collezione.