Null SANDRO CHIA
CHIA SANDRO
Firenze (Fi) 1946

Figura sdraiata
2007

Scultura i…
Descrizione

SANDRO CHIA CHIA SANDRO Firenze (Fi) 1946 Figura sdraiata 2007 Scultura in ceramica dipinta e smaltata 20/25 30,00x48,00x20,00 Firma al fronte a destra e numero di tiratura. Timbro Ceramiche Rossicone sotto la parte superiore Etichetta delle Ceramiche Rossicone sotto la base Certificato di autenticità e legittima provenienza a cura della Ceramiche Rossicone

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SANDRO CHIA CHIA SANDRO Firenze (Fi) 1946 Figura sdraiata 2007 Scultura in ceramica dipinta e smaltata 20/25 30,00x48,00x20,00 Firma al fronte a destra e numero di tiratura. Timbro Ceramiche Rossicone sotto la parte superiore Etichetta delle Ceramiche Rossicone sotto la base Certificato di autenticità e legittima provenienza a cura della Ceramiche Rossicone

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Attribuito a GIACOMO e GIONANNI ZOFFOLI (Roma, XVIII secolo). Da un originale di "GIAMBOLOGNA", JEAN DE BOLOGNE (Douai, Fiandre, 1529 - Firenze, 1608). "Mercurio", 1800 ca. Scultura in bronzo. Occhi in argento. Base in marmo serpentino. Misure: 115 x 27 cm. L'officina di fonderia degli Zoffoli era una delle più famose e prolifiche di Roma durante il XVIII secolo. L'opera è modellata sulla scultura originale dell'artista di origine fiamminga Jean de Bologne, meglio conosciuto con la forma italianizzata del suo nome, "Giambologna", oggi conservata al Museo del Bargello di Firenze. L'opera, realizzata originariamente nel 1567, presenta la divinità classica Mercurio (versione romana del greco Hermes), il messaggero degli dei. L'artista ha cercato di tradurre la leggerezza e la velocità del personaggio attraverso una postura di grande audacia. Il dio sfida le leggi della gravità appoggiandosi solo sulla punta dei piedi, che toccano appena la base della scultura, costituita da una testa maschile che espira una boccata d'aria. È la personificazione del vento del sud, figura divinizzata anche nella mitologia classica e alleata di Mercurio nella propagazione delle notizie, buone e cattive. Nonostante la base ridotta, l'artista è riuscito a creare un'opera molto equilibrata, dove i gesti delle braccia e delle gambe sono perfettamente bilanciati per permettere al bronzo di sostenersi senza bisogno di elementi aggiunti. Così, il braccio destro si alza verso il cielo in un gesto espressivo, mentre il braccio sinistro si sposta indietro e lo bilancia, tenendo l'asta emblematica dell'araldo. Con quest'opera, ricca di movimento, grazia e delicatezza, in cui l'artista lavora mirabilmente anche il nudo, si riassumono alcuni dei contributi più rilevanti del Rinascimento classico italiano: il recupero dell'antichità, sia nei temi che nelle forme, la scultura monumentale libera o il nudo, maschile e femminile. D'altra parte, la ricerca del movimento, del dinamismo, persino dell'instabilità della figura, preludono ad alcuni aspetti del manierismo e delle tendenze barocche del tardo Cinquecento e del Seicento.

JOSÉ DE CÁRDENAS (Siviglia, fine XVII secolo - 1730). "Pastori". Argilla policroma. Presentano difetti e perdite. Uno di essi presenta una firma. Misure: 18 x 22 x 13 cm; 15 x 24 x 11 cm. Set di sculture in terracotta che rappresentano due uomini sdraiati. In entrambi i casi i volti riflettono un enorme naturalismo di eredità barocca, e le loro espressioni mettono in relazione alcuni personaggi con altri, suggerendo che in origine facevano parte di un insieme più grande, probabilmente un presepe. Una delle tradizioni natalizie più consolidate, rimasta immutata per secoli. Il Seicento fu il periodo in cui vennero realizzate queste sculture, diventando l'età d'oro del presepe. Le figure si moltiplicarono, aumentando la narrazione della rappresentazione e aggiungendo ogni tipo di elemento profano, con rappresentazioni di personaggi nobili oltre a pastori, locandieri, negozianti, ecc. Ne sono un esempio queste due sculture in cui si può notare come uno dei due regga uno strumento, mentre l'altro assuma una postura di grande espressività e originalità. La qualità delle figure aggiunte al sigillo dell'artista presente su una delle sculture indica che si tratta di opere realizzate da José de Cárdenas, che aveva esperienza nella creazione di presepi o presepi. Ne è un esempio l'insieme attribuito a La Roldana nel Museo di Scultura di Valladolid, dove si sa che Cárdenas partecipò alla modellazione del cavallo nel 1727. José Cárdenas fu discepolo di Pedro Roldán a Siviglia, che cercò di imitare in piccolo formato e utilizzando l'argilla come materiale principale. Come già detto, fu riconosciuto per le sue figure per i presepi, di cui alcune sono conservate a Siviglia. Secondo le parole dello storico Cean Bérmudez. "Morì molto povero negli anni 1730, con la mania di essere un cavaliere, che fece conoscere a tutti con le esecuzioni che portava sempre con sé". Pedro Roldán, che si era formato con Alonso de Mena, si stabilì a Siviglia intorno al 1640, ottenendo grande successo e fama. La ricchezza culturale di Siviglia portò a una maggiore richiesta di commissioni. Questo portò alla creazione di un laboratorio in cui lavorarono e si formarono numerosi artisti, tra cui Cardenas. La scultura di Roldán mostra un interesse per l'intaglio realistico e il suo stile influente è caratterizzato dalla ricerca di un nuovo linguaggio artistico, allontanandosi dall'estetica dei maestri della prima metà del secolo come Montañés, Cano, Mesa e Ribas. Mostrano falli e perdite.