Null CENEK VOSMIK (Austria, 1860-1944)
Santa Ludmila di Boemia che educa il nipo…
Descrizione

CENEK VOSMIK (Austria, 1860-1944) Santa Ludmila di Boemia che educa il nipote principe Venceslao . Scultura . Scultura in bronzo azzurrato, firmata. Con timbro della fonderia "Fec. Anyz" (Franta Anyz). Dimensioni: 32 x 16 x 20 cm

1455 

CENEK VOSMIK (Austria, 1860-1944) Santa Ludmila di Boemia che educa il nipote principe Venceslao . Scultura . Scultura in bronzo azzurrato, firmata. Con timbro della fonderia "Fec. Anyz" (Franta Anyz). Dimensioni: 32 x 16 x 20 cm

Le offerte sono terminate per questo lotto. Visualizza i risultati

Forse ti piacerebbe anche

MARINO AMAYA (Astorga, León, 1927-Andalusia, 2014). Senza titolo. Bronzo patinato. Firmato a bulino in basso sul retro. Misure: 12 x 5 x 5 x 5 cm (figura); 3 x 5,5 x 5,5 x 5,5 cm (base). Nato ad Astorga, Marino Amaya fu in giovane età pastore, falegname e tessitore, anche se a soli quindici anni ottenne la sua prima commissione come scultore, una statua di Santiago Apostolo scolpita in pietra. Iniziò la sua formazione artistica presso la Scuola di Arti e Mestieri di Salamanca, dove nel 1945 ottenne una borsa di studio per recarsi a Madrid, al fine di approfondire la sua formazione. Quattro anni dopo, nel 1949, inizia un lungo viaggio di studio che lo porta in Francia, Italia, Austria, Olanda, Danimarca, Norvegia, Svezia, Germania, Grecia e, fuori dall'Europa, in Egitto e Palestina. Nel 1950 Amaya torna in Spagna e partecipa all'Esposizione Nazionale di Belle Arti di Madrid, ricevendo una medaglia d'argento. Questo successo gli vale nel 1951 un'importante commissione da parte del vescovato di León, un grandioso monumento dedicato all'Immacolata Concezione. L'anno successivo realizza la sua prima mostra, che ha luogo presso l'Associazione degli Scrittori e degli Artisti di Madrid, e nel 1954 viene presentato per la prima volta a León, in una mostra organizzata dal Consiglio Provinciale. Sempre in questo decennio tiene mostre all'Ateneo di Santander (1956) e al Museo Romantico di Madrid (1957). Negli anni Sessanta lavora intensamente, realizzando anche mostre in varie capitali spagnole, in centri come il Círculo de Bellas Artes di Madrid (1962). Sempre in questi anni compie il salto internazionale, apparendo nel 1961 a Rio de Janeiro. Continuerà la sua carriera espositiva negli anni Settanta e nel 1974 verrà nominato figlio prediletto di Astorga, città in cui gli verrà anche dedicata una strada. Nel 1981 tiene una straordinaria mostra alla Zoma Gallery di New York, dove quindici delle sue opere vengono acquistate dalla Fondazione Rockefeller. Nello stesso anno si trasferisce a Marbella, città in cui vivrà e lavorerà da allora in poi, insieme al suo studio di Madrid. Nel 1985 Papa Giovanni Paolo II gli concede un'intervista per vedere la sua opera "Il diritto alla vita", che viene benedetta dal Santo Padre e fa ora parte della collezione vaticana. Questa scultura darà il via alla creazione di una serie di opere che Amaya dedica alla vita dei bambini. Molto presenti nel suo lavoro sono anche le figure di animali, soprattutto cani e gatti. È uno scultore molto impegnato nella scultura pubblica e oggi possiamo trovare opere di sua mano in luoghi pubblici di tutta la Spagna, oltre che nel Museo Mateo Hernández di Béjar e in altre collezioni pubbliche e private.

Scuola spagnola o novo-ispanica; seconda metà del XVIII secolo. "Sant'Antonio da Padova e San Cristoforo". Olio su tela. Rilegato. Ha una cornice del XIX secolo, 1860 circa. Misure: 66 x 59 cm; 83 x 73 cm (cornice). Durante il barocco e in modo più consolidato in epoca successiva, si diffusero scene in cui diversi santi erano protagonisti di immagini insieme a scopo didattico, poiché rappresentavano concetti analoghi. In questo caso particolare si tratta della rappresentazione di Sant'Antonio da Padova che tiene tra le mani Gesù e accanto a lui si riconosce la leggenda di San Cristoforo, quel gigante che portò sulle spalle un bambino che non conosceva, solo per gentilezza, per aiutarlo ad attraversare un fiume. Quel bambino si rivelò essere Cristo, il che lo rese il patrono dei viaggiatori. Le due figure monumentali e collocate coprono l'intera scena che si sviluppa in un paesaggio aperto, in lontananza del quale si può apprezzare un'altra figura religiosa, situata nella zona destra della composizione. Vale la pena ricordare che, durante la dominazione coloniale spagnola, si sviluppò una pittura prevalentemente religiosa, volta a cristianizzare le popolazioni indigene. I pittori locali si ispirarono alle opere spagnole, che seguirono alla lettera in termini di tipologie e iconografia. I modelli più frequenti erano gli angeli archibugieri e le vergini triangolari, ma solo nei primi anni del XIX secolo, già in tempi di indipendenza e di apertura politica di alcune colonie, diversi artisti iniziarono a rappresentare un nuovo modello di pittura con una propria identità.