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Jean LAMBERT-RUCKI (1888-1967) dopo "I quattro evangelisti Medaglione in bronzo con patina marrone-verde sfumata, fuso postumo da Cheret Paris. Sul retro: J L Rucki e marchio dell'editore. D. 11 cm

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Jean LAMBERT-RUCKI (1888-1967) dopo "I quattro evangelisti Medaglione in bronzo con patina marrone-verde sfumata, fuso postumo da Cheret Paris. Sul retro: J L Rucki e marchio dell'editore. D. 11 cm

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TABLEAU "USINE, FUMEUR CHAT" di Jean LAMBERT-RUCKI (1888-1967) Olio su tavola incorniciato, firmato e datato "1919" in alto a sinistra. Certificato di autenticità allegato. Dimensioni: 72,5 x 60 cm Buono stato di conservazione Fin da giovanissimo frequenta l'Accademia di Belle Arti della sua città natale, dove si confronta con il connazionale Moïse Kisling e dove subisce l'influenza dello stile monacense allora imperante a Cracovia. Come Kisling, il suo maestro fu Józef Pankiewicz, che era stato in Francia e aveva conosciuto gli impressionisti Pierre Bonnard e Édouard Vuillard. Pankiewitz incoraggiò Kisling ad andare a Parigi e probabilmente anche Rucki. Nel 1909, a Monaco di Baviera si tenne una mostra delle opere di Picasso. Rucki scopre lì il cubismo e l'"arte negra" e viaggia costantemente nelle città dell'Europa orientale: Vienna, Mosca, dove dipinge ritratti per guadagnarsi da vivere. Era in contatto con questo ambiente, in cui l'arte internazionale di Parigi era molto presente e in cui si diffondeva il cubismo. Nel 1910, una mostra itinerante di arte francese espone opere cubiste a San Pietroburgo, Mosca e Kiev. Intorno al 1909 o al 1910, Rucki vide una mostra di Gauguin a Cracovia. Decise di partire per la Francia. Nel febbraio 1911 si trasferisce a Parigi e si iscrive all'Académie Colarossi. Qui ritrova il connazionale Moïse Kisling, arrivato in Francia un anno prima. Condivide una stanza con Modigliani in rue de la Grande Chaumière e diventa molto amico di Soutine, arrivato a Parigi lo stesso anno. Lo studio di Soutine si trovava nella Ruche, dove già vivevano Marc Chagall, Blaise Cendrars, Gustave Miklos e, poco più tardi, Fernand Léger.