ALESSANDRO MAGNASCO, DIT IL LISSANDRINO Gênes, 1667 – 1749 Ritratto di un eccles…
Descrizione

ALESSANDRO MAGNASCO, DIT IL LISSANDRINO Gênes, 1667 – 1749

Ritratto di un ecclesiastico Tela Iscritto lungo il bordo inferiore: STA.STILVM.AVOTI. BLASI.V.P. 65,5 x 51 cm - 25 13/16 x 20 1/16 in. Ritratto di un ecclesiastico, olio su tela PROVENIENZA Vendita Christie's (Londra), 4 luglio 1997, lotto 336 (come attribuito ad Alessandro Magnasco); collezione privata svizzera. Si ringrazia la professoressa Fausta Franchini Guelfi, specialista dell'artista, per aver confermato l'autenticità dell'opera nel febbraio 2024 dopo un esame visivo e per aver fornito le informazioni necessarie alla stesura dell'avviso. La professoressa inserirà a breve il dipinto in una pubblicazione. Nato a Genova, l'artista soprannominato Lissandrino si allontanò dalla città natale in giovane età, stabilendosi a Milano negli anni Ottanta del XVI secolo. Frequenta la scuola di Filippo Abbiati (1640 - 1715) e sviluppa presto una tendenza ai toni accesi e ai forti contrasti di luce e ombra, ispirandosi al suo maestro e allo studio di pittori come Giovanni Battista Crespi (1573 - 1632), Mazzucchelli (1573 - 1626) e Francesco Cairo (1607 - 1665). A Milano fu apprezzato dall'aristocrazia locale e presto entrò nella cerchia di artisti protetti dal Gran Principe Ferdinando III de' Medici (1663 - 1713) e dai collezionisti del suo entourage, prima di partire per Firenze nel 1703. Qui definisce il suo stile studiando le incisioni di Jacques Callot (1592 - 1635) e le opere di Salvator Rosa (1615 - 1673) e Livio Mehus (1627 - 1691). Nel 1709 tornò a Milano, dove rimase fino al 1735, prima di tornare definitivamente a Genova. Lasciando Genova in giovanissima età, Magnasco si era sottratto all'influenza di Van Dyck (1599 - 1641) e Rubens (1577 - 1640), influenza esercitata all'epoca dai fratelli De Wael (1591 - 1661; 1592 - 1667), Jan Roos (1591 - 1638) e Vincenzo Malo (1602 circa - 1644), arricchita poco più tardi dalla ritrattistica rigaldiana. Milano, invece, gli permise di sviluppare nei suoi ritratti una chiara preoccupazione per una resa senza compromessi dei suoi modelli, guidata da un realismo severo in cui rifiutava qualsiasi elogio della natura, mettendo in scena una scena sontuosa su uno sfondo di pesanti drappeggi e colonne monumentali. Qui, su uno sfondo scuro, si staglia la figura di un uomo di mezza età, posizionato a metà corpo, leggermente a tre quarti e con una berretta nera, che fa pensare a un ecclesiastico. I capelli di media lunghezza ricadono ai lati del viso, che emerge da un abito scuro da cui fa capolino il colletto della camicia. La luce colpisce il suo lato destro, accentuando le linee e le rughe e non risparmiando le altre poche imperfezioni fisiche, come una piccola verruca sotto l'occhio destro. Fausta Franchini Guelfi, specialista dell'artista a cui l'opera è stata sottoposta, ritiene che si tratti di un ritratto giovanile - probabilmente uno dei primi - che Magnasco dipinse tra il 1687 e il 1690. In quel periodo si trovava a Milano, dove sviluppò veramente la sua ritrattistica, lavorando per un'aristocrazia ricca e illuminata. Fu spietato con il suo modello, senza che nulla arricchisse l'estrema semplicità della presentazione su questo sfondo disadorno. La severità dell'insieme, il gioco di chiaroscuri e le ampie pennellate intensificano la presenza del modello, il cui carattere severo sembra emergere. Carlo Giuseppe Ratti scrisse del pittore: "Riuscì soprattutto a fare ritratti, molti dei quali colti meravigliosamente dal vero "1 . Ecco cosa abbiamo qui, il volto di un uomo congelato nella sua forma più vera e semplice, perfettamente privo di artifici. Franchini Guelfi sottolinea la caratteristica grafia del pittore nei tratti del viso, i contorni inquieti del colletto bianco, che si ritrovano in un ritratto eseguito negli stessi anni, conservato a Palazzo Bianco a Genova 2 . Le lunghe pennellate della barretta si ritrovano anche in un altro ritratto di scrittore 2 dove, su richiesta del committente, il pittore dovette aggiungere una libreria come sfondo. Non solo un'opera giovanile, il ritratto di ecclesiastico di Magnasco va visto come uno degli ultimi esempi del genere prima che il pittore si dedicasse a vivaci composizioni di piccole figure, uno stile che sarà il suo più grande successo. Alla fine del XVII secolo, l'approccio di Magnasco al ritratto si concentra sugli aspetti più evidenti e realistici del personaggio, anticipando in un certo senso ciò che Giacomo Ceruti (1698 - 1767) farà con i propri modelli. 1 Carlo Giuseppe RATTI, Delle vite de' pittori, scultori, ed architetti genovesi, Genova 1769, vol. II, p.156. 2 Si veda Fausta Franchini Guelfi, Aless

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