Null TEMPO ROMANO (30 A.C. - 337 D.C.) 
Busto di Hygie. 
Stele ritratto scolpita…
Descrizione

TEMPO ROMANO (30 A.C. - 337 D.C.) Busto di Hygie. Stele ritratto scolpita ad altorilievo con un busto di donna drappeggiata che indossa un diadema coperto da un velo. Marmo bianco. H. 35 cm , L. 32 cm Danni e parti mancanti

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TEMPO ROMANO (30 A.C. - 337 D.C.) Busto di Hygie. Stele ritratto scolpita ad altorilievo con un busto di donna drappeggiata che indossa un diadema coperto da un velo. Marmo bianco. H. 35 cm , L. 32 cm Danni e parti mancanti

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*Italia - PUBLIUS CORNELIUS SEVERUS L'Etna de P. Cornelius Severus et les Sentences de Publius Syrus, traduits en françois, avec des remarques [par Accarias de Sérionne][...] Paris, Chaubert et Clousier, 1736. In-12 basilea marrone, dorso liscio decorato, frontespizio, filetto dorato che incornicia le tavole, tr. rossa (legatura d'epoca). Testatine rosicchiate con strappi alla pelle, sfregate, angoli usurati. Alcuni segni di foxing. Edizione decorata con due tavole pieghevoli (veduta dell'Etna e mappa della Sicilia). Publio Cornelio Severo fu un poeta latino contemporaneo di Ovidio. Morì prematuramente. Ha lasciato un frammento sulla morte di Cicerone. Il poema dell'Etna è stato attribuito a lui, ma Johann Christian Wernsdorf ritiene che sia di Lucilio il Giovane. Publilio Siro (o, meno correttamente, Publio Siro), nato in Siria intorno all'85 a.C. e morto in una data sconosciuta dopo il 43 a.C., fu un poeta latino. Portato a Roma come schiavo, chiamato Syrus dal nome della sua provincia d'origine, fu educato e poi liberato dal suo padrone per le sue qualità intellettuali, il suo umorismo e il suo talento. Insieme a Decimo Laberio, cavaliere romano che si dice abbia sconfitto in una giostra letteraria alla presenza di Cesare nel 46 a.C., è il principale esponente dell'arte mimica. Sciro sopravvisse sia a Cesare che a Laberio e riscosse un grande successo a Roma. A lui dobbiamo una serie di mimi, due dei quali sono sopravvissuti. Possiamo anche leggere le sue Sentenze, una serie di aforismi tratti dalle sue commedie. Esse comprendono massime e osservazioni piccanti come "judex damnatur ubi nocens absolvitur" ("Il giudice è condannato quando il colpevole è assolto"). Queste massime furono apprezzate ancora un secolo dopo da Seneca. (Fonte: Wikipedia).