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Descrizione

Corano, Sultanato dell'India, XV-XVI secolo Manoscritto su carta con 13 righe di testo per pagina in arabo behârî, con inchiostri neri e rosso-arancio. Doppia pagina introduttiva e finale miniata in oro e policromia, con il testo incorniciato da cartigli decorati con medaglioni su fondo rosso e circondato da un margine decorato con fleuron su fondo celeste. Altre miniature nel testo: i versi separati da rosette dorate, le suras da cartigli rettangolari colorati e dorati, i margini decorati con medaglioni, alcuni dei quali indicano le divisioni del testo. Alcune note marginali. Legatura successiva in marocchino marrone con decorazione a timbro di una fascia floreale. Dimensioni della legatura: 30,6 x 19,9 cm. Restauri, bagnature, alcuni fogli tagliati, macchie, alcune note manoscritte posteriori, legatura posteriore restaurata. Le copie del Corano prodotte nella cosiddetta "India del Sultanato", ossia il periodo di occupazione islamica dell'India che precede l'Impero Mughal (1526-1857), sono rare. Mentre la maggior parte delle testimonianze dell'arte libraria coranica pre-Mughal consiste in fogli isolati, i Corani completi come il nostro sono eccezionali. Il più antico Corano indiano completo finora conosciuto è il Corano di Gwalior dell'11 luglio 1399, firmato e conservato oggi nella collezione dell'Aga Khan di Toronto (AKM 281). Un altro esempio è il Corano in due volumi del XV secolo della Collezione Khalili di Londra (QUR 237). La produzione indiana tra la fine del XIV e il XVI secolo è caratterizzata da una calligrafia corsiva con lunghe lettere orizzontali che lasciano ampi spazi tra le parole, nota come behârî o bihari. Anche l'uso di inchiostro rosso-arancio per ravvivare il testo in inchiostro nero è molto comune nei manoscritti noti di questo periodo. Il ritmo qui illustrato, con un'alternanza regolare di una riga rossa ogni cinque nere, è visibile anche su pagine di un Corano conservato all'Ashmolean Museum di Oxford (EA 1990.1271. a-f). Questo rosso acceso si ritrova anche nelle decorazioni miniate, come i cartigli che separano i versetti e i medaglioni marginali, accanto ad altri colori più chiari come la malva o il celeste. Quando sono giunte a noi nella loro interezza, le copie del Corano, generalmente di grande formato, hanno spesso perso la rilegatura originale, come nel caso di questa copia, lasciando irrisolto il mistero del suo aspetto originario. Molte domande su questa produzione rimangono senza risposta, e ogni nuovo pezzo che appare sul mercato aumenta la nostra conoscenza di questi capolavori, che spesso sono vittime dell'instabilità politica dei loro Paesi d'origine o delle difficoltà di conservazione dei loro fragili materiali. Bibliografia : BRAC DE LA PERRIERE, Eloïse, L'art du livre dans l'Inde des sultanats, Paris, Presses de l'Université Paris-Sorbonne: 2008.

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Corano, Sultanato dell'India, XV-XVI secolo Manoscritto su carta con 13 righe di testo per pagina in arabo behârî, con inchiostri neri e rosso-arancio. Doppia pagina introduttiva e finale miniata in oro e policromia, con il testo incorniciato da cartigli decorati con medaglioni su fondo rosso e circondato da un margine decorato con fleuron su fondo celeste. Altre miniature nel testo: i versi separati da rosette dorate, le suras da cartigli rettangolari colorati e dorati, i margini decorati con medaglioni, alcuni dei quali indicano le divisioni del testo. Alcune note marginali. Legatura successiva in marocchino marrone con decorazione a timbro di una fascia floreale. Dimensioni della legatura: 30,6 x 19,9 cm. Restauri, bagnature, alcuni fogli tagliati, macchie, alcune note manoscritte posteriori, legatura posteriore restaurata. Le copie del Corano prodotte nella cosiddetta "India del Sultanato", ossia il periodo di occupazione islamica dell'India che precede l'Impero Mughal (1526-1857), sono rare. Mentre la maggior parte delle testimonianze dell'arte libraria coranica pre-Mughal consiste in fogli isolati, i Corani completi come il nostro sono eccezionali. Il più antico Corano indiano completo finora conosciuto è il Corano di Gwalior dell'11 luglio 1399, firmato e conservato oggi nella collezione dell'Aga Khan di Toronto (AKM 281). Un altro esempio è il Corano in due volumi del XV secolo della Collezione Khalili di Londra (QUR 237). La produzione indiana tra la fine del XIV e il XVI secolo è caratterizzata da una calligrafia corsiva con lunghe lettere orizzontali che lasciano ampi spazi tra le parole, nota come behârî o bihari. Anche l'uso di inchiostro rosso-arancio per ravvivare il testo in inchiostro nero è molto comune nei manoscritti noti di questo periodo. Il ritmo qui illustrato, con un'alternanza regolare di una riga rossa ogni cinque nere, è visibile anche su pagine di un Corano conservato all'Ashmolean Museum di Oxford (EA 1990.1271. a-f). Questo rosso acceso si ritrova anche nelle decorazioni miniate, come i cartigli che separano i versetti e i medaglioni marginali, accanto ad altri colori più chiari come la malva o il celeste. Quando sono giunte a noi nella loro interezza, le copie del Corano, generalmente di grande formato, hanno spesso perso la rilegatura originale, come nel caso di questa copia, lasciando irrisolto il mistero del suo aspetto originario. Molte domande su questa produzione rimangono senza risposta, e ogni nuovo pezzo che appare sul mercato aumenta la nostra conoscenza di questi capolavori, che spesso sono vittime dell'instabilità politica dei loro Paesi d'origine o delle difficoltà di conservazione dei loro fragili materiali. Bibliografia : BRAC DE LA PERRIERE, Eloïse, L'art du livre dans l'Inde des sultanats, Paris, Presses de l'Université Paris-Sorbonne: 2008.

Stima 8 000 - 12 000 EUR

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In vendita il martedì 02 lug : 14:00 (CEST)
paris, Francia
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samedi 29 juin - 11:00/18:00, Salle 2 - Hôtel Drouot
lundi 01 juillet - 11:00/18:00, Salle 2 - Hôtel Drouot
mardi 02 juillet - 11:00/12:00, Salle 2 - Hôtel Drouot
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