ESCUELA ESPAÑOLA, S. XIX Gesù sulla via del Calvario con la Veronica Dipinto ott…
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ESCUELA ESPAÑOLA, S. XIX

Gesù sulla via del Calvario con la Veronica Dipinto ottocentesco su tela del XVII secolo Olio su tela 145 x 177 cm

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ESCUELA ESPAÑOLA, S. XIX

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Scuola fiamminga; XVII secolo. "Il Volto Santo". Olio su pannello di quercia. Presenta difetti e restauri. Misure: 44 x 32 cm; 69 x 56,5 cm (cornice). La scena qui rappresentata, che darà poi origine all'iconografia del Volto Santo, tipica della pittura devozionale, è un episodio avvenuto durante la Passione di Cristo. Esausto per il sangue perso nella flagellazione, indebolito dalle sofferenze fisiche e morali che gli erano state inflitte la notte precedente e senza aver dormito, Gesù riusciva a malapena a muovere qualche passo e presto cadde sotto il peso della croce. Seguirono i colpi e le imprecazioni dei soldati, le risate di attesa del pubblico. Gesù, con tutta la forza della sua volontà e con tutte le sue forze, riuscì ad alzarsi e a proseguire il cammino. Secondo le interpretazioni teologiche, Gesù ci invita con i suoi gesti a portare la nostra croce e a seguirlo, ci insegna che anche noi possiamo cadere e che dobbiamo comprendere chi cade; che nessuno deve rimanere prostrato, tutti dobbiamo rialzarci con umiltà e fiducia cercando il suo aiuto e il suo perdono. La scena qui rappresentata è il risultato del momento concreto in cui, sulla via del Calvario, una donna si tolse il velo per asciugare con esso il volto del Messia. L'immagine del volto di Gesù Cristo rimase impressa sul fazzoletto di lino e si conservò miracolosamente nei secoli, diventando oggetto di culto. La donna sarebbe stata poi chiamata Veronica, la cui etimologia deriva dal latino "verum" (vero) e dal greco "eikon" (immagine). Presenta difetti e restauri.

Scuola fiamminga; ultimo terzo del XVI secolo. "Cristo sulla via del Calvario". Olio su tavola. Presenta difetti e restauri. Misure: 77 x 107 cm; 95 x 127 cm (cornice). Una moltitudine di personaggi volteggia come un fregio intorno alla figura di Cristo, posta al centro della scena. Inginocchiato a terra, a causa della caduta provocata dal peso della croce e dai soprusi del corteo che lo segue, Gesù guarda lo spettatore, mostrando con il suo gesto dolore, ma allo stesso tempo compassione. Il volto di Cristo è l'unico che si rivolge direttamente allo spettatore, mentre gli altri protagonisti concentrano la loro attenzione sul figlio di Dio; infatti, questa differenziazione è operata dall'artista nell'estetica utilizzata per configurare gli altri personaggi. Pur conservando alcune caratteristiche ereditate dal gotico, la figura di Gesù mostra un volume molto più naturalistico e vicino alle forme del Rinascimento. L'influenza della pittura fiamminga si può apprezzare nella caratterizzazione dei personaggi, in particolare nell'espressività dei volti. Anche se si possono apprezzare anche alcune reminiscenze della scuola italiana, come ad esempio la tunica arancione del personaggio che si trova nella zona destra che chiude la composizione. Va notato che la scuola fiamminga si caratterizzò per aver creato un'arte per la borghesia con una situazione politica stabile e una forza economica. Nelle Fiandre fiorì un'arte monumentale al servizio della Chiesa cattolica, in parte dovuta al necessario restauro delle devastazioni che le guerre avevano causato nelle chiese e nei conventi. Nel campo dell'arte profana, i pittori fiamminghi lavorarono per la corte di Bruxelles e anche per le altre corti d'Europa, producendo una pittura con temi classici, mitologici e storici che avrebbe decorato brillantemente i siti reali di Spagna, Francia e Inghilterra. Questo olio su tela raffigura la caduta di Gesù sulla via del Monte Calvario, sopraffatto dal peso della croce. Esausto per il sangue perso nella flagellazione, indebolito dalle sofferenze fisiche e morali che gli erano state inflitte la notte precedente e senza aver dormito, riusciva a malapena a muovere qualche passo e presto cadde sotto il peso della croce. Seguirono i colpi e le imprecazioni dei soldati, le risate di attesa del pubblico. Gesù, con tutta la forza della sua volontà e con tutte le sue forze, riuscì ad alzarsi e a proseguire il cammino. Secondo le interpretazioni teologiche, Gesù ci invita con i suoi gesti a portare la nostra croce e a seguirlo, ci insegna qui che anche noi possiamo cadere e che dobbiamo comprendere chi cade; che nessuno deve rimanere prostrato, tutti dobbiamo rialzarci con umiltà e fiducia, cercando il suo aiuto e il suo perdono. Presenta colpe e restauri.