Fucile da giardino MANU-ARM con azione a otturatore, 1 colpo, cal 12mm/50. Canna…
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Fucile da giardino MANU-ARM con azione a otturatore, 1 colpo, cal 12mm/50. Canna 65cm. N°395860. Categoria C

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Fucile da giardino MANU-ARM con azione a otturatore, 1 colpo, cal 12mm/50. Canna 65cm. N°395860. Categoria C

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Finiale militare romano in bronzo a forma di mano. I-III secolo d.C. Forma cava con dettagli raffinati alle dita e alle unghie; con punti di fissaggio per uno stendardo militare (signum) utilizzato da ogni unità sotto un centurione, originariamente fissato con la palma rivolta in avanti all'interno di una corona. Cfr. un oggetto simile proveniente da Martigny, a Zurigo, Schweizerisches Landesmuseum, inventario n. 41434, cfr. Von Gonzenbach, V., "Fides Exercituum, eine Hand von Vindonissa", in Jahrbuch der Gesellschaft Pro Vindonissa, 1951-1952, pp.5 e segg, Arms and armour of the Roman Imperial Soldier, 112 BC - AD 192, London, 2009, p. 170, fig.239; Toepfer K.M., Die römischen Feldzeichen in der Republik und im Prinzipat, Mainz, 2011, NZ52; D'Amato, R., Roman standards and standard-bearers, (1), 112 BC - AD 192, Oxford, 2018, p.31. 718 grammi, 21 cm (8 1/8 in.). I signa militari romani decorati da falere e sormontati da una mano destra furono utilizzati a partire dalla tarda età consolare. La mano (manus) simboleggiava la fides, cioè la fedeltà dei soldati alla Res Publica. È anche possibile che la mano appartenesse a una statua in cui veniva allungata in segno di silenzio, per consentire all'oratore di parlare. Tuttavia, l'iconografia delle mani militari, e anche la somiglianza con una mano di bronzo (signum militare) conservata nel museo di Vindonissa (Windisch), avvalorano la possibilità che l'oggetto facesse parte di uno stendardo militare. Acquisito in Europa prima del 2000. Collezione privata europea. Accompagnato da una relazione accademica del dott. Raffaele D'Amato. Questo lotto è stato controllato nel database Interpol delle opere d'arte rubate ed è accompagnato da un certificato di ricerca n. 12003-211851. (Per questo lotto specifico si applica il 5% di IVA all'importazione sul prezzo di aggiudicazione). [Un video di questo lotto è disponibile sul sito web di Timeline Auctions].

COLUMELLA, VARRO, CATO E PALLADIUS. Scriptores rei rusticae. Opera Agricolationum. Bologna, Benedetto Faelli di Ettore, 1504 (Colophon: “Impressa Bonon. MD IIII cal, Septemb.) Folio, mm. 310x220. Leg. antica in m. pelle, titoli e filetti in oro al dorso. Carte 302 i.e 303 num, caratteri romani, all’ultima carta marca tipografica su fondo nero. Qualche traccia d’uso ma bell’esemplare ad ampi margini. Coll: a-z⁶ &⁶ [con]⁶ [rum]⁶ A-B⁶ C⁴ D-M⁶ N⁶ (N6+χ1)O⁶ P⁸ Q-Z⁶ ET⁸.Esemplare ben completo con la carta tra il quaderno N e O, spesso mancante in molti esemplari. Bella impressione bolognese dopo quella del 1494 dello stesso Faelli, di questa nota raccolta di scrittori latini di argomento agrario, nella recensione fornita dall’umanista bolognese Filippo Beroaldo. I "Libri de re rustica" o qui "Opera agricolationum" sono una raccolta di testi in prosa sull'agricoltura e la vita contadina, lasciati dai quattro grandi agronomi antichi, Catone il Vecchio, Varrone, Columella e Palladio. Descrive la coltivazione dei campi e degli orti, l'allevamento delle api, la pesca, l'economia rurale. Troviamo ricette di cucina e medicinali e il lavoro della semina lungo le stagioni. Questi testi sono tradizionalmente stampati in edizioni collettive e adottano un tono scientifico e didattico. Fino alla metà del Cinquecento questi testi furono pubblicati regolarmente e collettivamente sotto il controllo dei maggiori tipografi europei, prima in Italia, culla dell'umanesimo, poi in Francia e Germania. Le edizioni successive testimoniano non solo un rinnovato interesse per le questioni agrarie ma soprattutto ed essenzialmente una riscoperta dei testi antichi attraverso la stampa; la loro diffusione fu uno dei capisaldi del Rinascimento, una vasta rivisitazione del mondo antico. S.T.C. , p. 192; Sorbelli, p. 23 fig.2, p. 192; Missing B.IN.G., Paleari-Henssler, Brunet, Graesse. Folio, mm. 310x220 mm. Ancient quarter leather binding, gilt titles and ornaments on the spine. Leaves 302, i.e 303, roman type, on last leaf printer’s device. Slight sign of wear, good copy with wide margins. Collation: a-z⁶ &⁶ [con]⁶ [rum]⁶ A-B⁶ C⁴ D-M⁶ N⁶ (N6+χ1)O⁶ P⁸ Q-Z⁶ ET⁸.Complete copy also with leaf between N and O quires, usually missing. A nice Bolognese impression after that of 1494 by Faelli himself, of this well-known collection of Latin writers on agrarian topics, in the review provided by the Bolognese humanist Filippo Beroaldo.The "Libri de re rustica" or here "Opera agricolationum" are a collection of didactic texts in prose on agriculture and peasant life, left by the four great ancient agronomists, Cato the Elder, Varro, Columella and Palladio. It describes the cultivation of fields and vegetable gardens, the breeding of bees, fishing, the rural economy (we find cooking recipes and medicines) and the work of sowing along the seasons. These texts are traditionally printed in collective editions and adopt a scientific and didactic tone. Until the mid-sixteenth century these texts were published regularly and collectively under the control of the major European printers, first in Italy, the cradle of humanism, then in France and Germany. Subsequent editions testify not only to a renewed interest in agrarian questions but above all and essentially a rediscovery of ancient texts through the press; their diffusion was one of the cornerstones of the Renaissance, a vast reinterpretation of the ancient world.