Null Émile ZOLA. L.A.S., Médan 24 ottobre 1882, a un caro collega [Léon Duplessi…
Descrizione

Émile ZOLA. L.A.S., Médan 24 ottobre 1882, a un caro collega [Léon Duplessis]; 3 pagine in-8 (pieghe riparate). Bella lettera di consigli letterari e di poesia. Ha letto il suo Erostrate: "Sono così occupato, così stanco, che leggere un libro è un'impresa per me. Così ti ho letto, e il mio rammarico è che hai preso la forma rimata, l'ossatura della poesia. Naturalmente non sto condannando la poesia, come lei mi fa dire. Penso solo che oggi sia un materiale sovraccarico che deve essere lasciato riposare forse per un secolo, in modo che la terra esausta possa produrre germogli originali. Dopo Musset, Hugo, Lamartine, Leconte de Lisle e tanti altri, l'imitazione è fatale. Mi perdoni la durezza, ma vedrà che i fatti mi daranno ragione! Non sarete letti, il vostro lavoro, nonostante i suoi rari meriti, passerà inosservato; e questo solo perché lo strumento che utilizzate manca inevitabilmente della vivacità della personalità che rende viva la poesia. Avreste impiegato metà del vostro talento a scrivere la vostra opera in prosa, nel quadro del romanzo, e avreste avuto un grande successo". Ringrazia Duplessis per la sua "simpatia letteraria. Sono ancora poche le persone disposte a capire che le mie opere sono poesie e che valgono soprattutto per la loro psicologia e composizione. Deve sentire quanto mi ha commosso la sua lettera e quanto mi ha fatto piacere che l'orchestrazione dei miei romanzi sia stata compresa da un amico sconosciuto. [...] Sono d'accordo con lei che non esistono scuole, ma solo uomini. E mi permetta solo un consiglio: torni alla prosa, scriva la sua prosa, se vuole scrivere opere vive"...

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Émile ZOLA. L.A.S., Médan 24 ottobre 1882, a un caro collega [Léon Duplessis]; 3 pagine in-8 (pieghe riparate). Bella lettera di consigli letterari e di poesia. Ha letto il suo Erostrate: "Sono così occupato, così stanco, che leggere un libro è un'impresa per me. Così ti ho letto, e il mio rammarico è che hai preso la forma rimata, l'ossatura della poesia. Naturalmente non sto condannando la poesia, come lei mi fa dire. Penso solo che oggi sia un materiale sovraccarico che deve essere lasciato riposare forse per un secolo, in modo che la terra esausta possa produrre germogli originali. Dopo Musset, Hugo, Lamartine, Leconte de Lisle e tanti altri, l'imitazione è fatale. Mi perdoni la durezza, ma vedrà che i fatti mi daranno ragione! Non sarete letti, il vostro lavoro, nonostante i suoi rari meriti, passerà inosservato; e questo solo perché lo strumento che utilizzate manca inevitabilmente della vivacità della personalità che rende viva la poesia. Avreste impiegato metà del vostro talento a scrivere la vostra opera in prosa, nel quadro del romanzo, e avreste avuto un grande successo". Ringrazia Duplessis per la sua "simpatia letteraria. Sono ancora poche le persone disposte a capire che le mie opere sono poesie e che valgono soprattutto per la loro psicologia e composizione. Deve sentire quanto mi ha commosso la sua lettera e quanto mi ha fatto piacere che l'orchestrazione dei miei romanzi sia stata compresa da un amico sconosciuto. [...] Sono d'accordo con lei che non esistono scuole, ma solo uomini. E mi permetta solo un consiglio: torni alla prosa, scriva la sua prosa, se vuole scrivere opere vive"...

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