Null Édouard Manet (1832-1883)
I Gitani. 1862. Acquaforte. 235x315 [265x360]. Gu…
Descrizione

Édouard Manet (1832-1883) I Gitani. 1862. Acquaforte. 235x315 [265x360]. Guérin 21 (i/ii); Fisher 15 (i/vi); Bareau-Berès 32 (i/v). Bellissima e rarissima prova su carta vergata avorio (filigrana: hallines con scudo sormontato dalle lettere hp), del I stato, prima di numerosi nuovi lavori, in particolare prima del mazzo di alberi a sinistra e prima di nuvole aggiuntive, con buoni margini di 2-3 cm, rimarginata con una carta vergata più chiara. Lievi tracce di ossidazione ai bordi del supporto. Estremamente raro: i cataloghi elencano solo due prove di questo primo stato, una alla Bibliothèque Nationale di Parigi (coll. Moreau-Nélaton), l'altra al Baltimore Museum of Art (collezione Lucas). Questo soggetto inciso è stato ricavato da una tela dell'artista, che poi ha tagliato in diversi frammenti dopo l'esposizione dell'Alma nel 1867. L'acquaforte è l'unica testimonianza superstite della composizione pittorica originale. All'influenza rinascimentale italiana, comune a molte opere del periodo, si contrappone un'influenza ispanica: Manet era un grande ammiratore di Goya, Murillo e Velázquez. La figura dell'uomo in piedi ricorda un ritratto reale di Velázquez, mentre la madre e il bambino, vicini a un presepe classico, ricordano anche i dipinti di contadini di Murillo. I Gitanos fu la prima stampa che Manet donò alla Société des Aquafortistes. Nel suo stato definitivo, il soggetto apparve nel primo album della Société des Aquafortistes (1° settembre 1862) pubblicato da Cadart, insieme ad altre incisioni di Bracquemond, Corot, Daubigny, Seymour Haden, Jongkind, Legros e altri. Questa è la sua prima incisione pubblicata, che dimostra immediatamente la sua maestria come incisore e segna il suo debutto nell'arte. L'opera è stata successivamente pubblicata in una suite di 14 acqueforti dell'artista intorno al 1863, nella cartella Cadart del 1874 e anche, nel 1872, su chine appliqué, nell'album Cent eaux-fortes par cent artistes. Il lato innovativo, libero e "brutale" dell'incisione, con il suo mordente profondo, non sfuggì all'attenzione della critica, che poté constatare come si discostasse dall'incisione di riproduzione coscienziosa e applicata dell'epoca.

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Édouard Manet (1832-1883) I Gitani. 1862. Acquaforte. 235x315 [265x360]. Guérin 21 (i/ii); Fisher 15 (i/vi); Bareau-Berès 32 (i/v). Bellissima e rarissima prova su carta vergata avorio (filigrana: hallines con scudo sormontato dalle lettere hp), del I stato, prima di numerosi nuovi lavori, in particolare prima del mazzo di alberi a sinistra e prima di nuvole aggiuntive, con buoni margini di 2-3 cm, rimarginata con una carta vergata più chiara. Lievi tracce di ossidazione ai bordi del supporto. Estremamente raro: i cataloghi elencano solo due prove di questo primo stato, una alla Bibliothèque Nationale di Parigi (coll. Moreau-Nélaton), l'altra al Baltimore Museum of Art (collezione Lucas). Questo soggetto inciso è stato ricavato da una tela dell'artista, che poi ha tagliato in diversi frammenti dopo l'esposizione dell'Alma nel 1867. L'acquaforte è l'unica testimonianza superstite della composizione pittorica originale. All'influenza rinascimentale italiana, comune a molte opere del periodo, si contrappone un'influenza ispanica: Manet era un grande ammiratore di Goya, Murillo e Velázquez. La figura dell'uomo in piedi ricorda un ritratto reale di Velázquez, mentre la madre e il bambino, vicini a un presepe classico, ricordano anche i dipinti di contadini di Murillo. I Gitanos fu la prima stampa che Manet donò alla Société des Aquafortistes. Nel suo stato definitivo, il soggetto apparve nel primo album della Société des Aquafortistes (1° settembre 1862) pubblicato da Cadart, insieme ad altre incisioni di Bracquemond, Corot, Daubigny, Seymour Haden, Jongkind, Legros e altri. Questa è la sua prima incisione pubblicata, che dimostra immediatamente la sua maestria come incisore e segna il suo debutto nell'arte. L'opera è stata successivamente pubblicata in una suite di 14 acqueforti dell'artista intorno al 1863, nella cartella Cadart del 1874 e anche, nel 1872, su chine appliqué, nell'album Cent eaux-fortes par cent artistes. Il lato innovativo, libero e "brutale" dell'incisione, con il suo mordente profondo, non sfuggì all'attenzione della critica, che poté constatare come si discostasse dall'incisione di riproduzione coscienziosa e applicata dell'epoca.

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