Null Ushebti; Egitto, Nuovo Regno, 1539-1077 a.C.

Legno policromo.

Resti di po…
Descrizione

Ushebti; Egitto, Nuovo Regno, 1539-1077 a.C. Legno policromo. Resti di policromia. Presenta difetti e perdite. Misure: 20,5 x 4 x 3 cm. Ushebti moniforme in legno con corona tripartita e braccia incrociate sul petto. Nonostante il passare del tempo il pezzo mostra un buono stato di conservazione, mantenendo ancora resti di policromia. Gli ushebti, termine egiziano che significa "coloro che rispondono", sono piccole statuette che, nell'antico Egitto, venivano depositate nelle tombe come parte del corredo del defunto, e la cui funzione era quella di sostituirlo nel lavoro da svolgere nell'aldilà. La maggior parte di essi era realizzata in ceramica, legno o pietra, anche se nelle tombe più ricche si potevano trovare intagliati in lapislazzuli. Gli esempi più antichi conservati risalgono all'Impero di Mezzo, anche se troviamo riferimenti ad essi già nei testi della fine dell'Antico Impero. Gli ushebti sono, dopo gli scarabei sacri, i pezzi più numerosi e forse più caratteristici dell'arte egizia giunti fino a noi. Nel corso del tempo hanno sempre mantenuto la stessa funzione in ambito religioso ma, mentre durante il Medio Impero erano concepiti come la rappresentazione del loro proprietario di fronte a Osiride nei compiti di dissodamento del regno delle ombre, repliche quindi del defunto, a partire dal Nuovo Impero vennero visti come servi o schiavi di quest'ultimo, arrivando a essere realizzati in grandi quantità. Resti di policromia. Presenta difetti e perdite.

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Ushebti; Egitto, Nuovo Regno, 1539-1077 a.C. Legno policromo. Resti di policromia. Presenta difetti e perdite. Misure: 20,5 x 4 x 3 cm. Ushebti moniforme in legno con corona tripartita e braccia incrociate sul petto. Nonostante il passare del tempo il pezzo mostra un buono stato di conservazione, mantenendo ancora resti di policromia. Gli ushebti, termine egiziano che significa "coloro che rispondono", sono piccole statuette che, nell'antico Egitto, venivano depositate nelle tombe come parte del corredo del defunto, e la cui funzione era quella di sostituirlo nel lavoro da svolgere nell'aldilà. La maggior parte di essi era realizzata in ceramica, legno o pietra, anche se nelle tombe più ricche si potevano trovare intagliati in lapislazzuli. Gli esempi più antichi conservati risalgono all'Impero di Mezzo, anche se troviamo riferimenti ad essi già nei testi della fine dell'Antico Impero. Gli ushebti sono, dopo gli scarabei sacri, i pezzi più numerosi e forse più caratteristici dell'arte egizia giunti fino a noi. Nel corso del tempo hanno sempre mantenuto la stessa funzione in ambito religioso ma, mentre durante il Medio Impero erano concepiti come la rappresentazione del loro proprietario di fronte a Osiride nei compiti di dissodamento del regno delle ombre, repliche quindi del defunto, a partire dal Nuovo Impero vennero visti come servi o schiavi di quest'ultimo, arrivando a essere realizzati in grandi quantità. Resti di policromia. Presenta difetti e perdite.

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