Null Scuola manierista spagnola; XVI secolo.

Cristo legato alla colonna.

Legno…
Descrizione

Scuola manierista spagnola; XVI secolo. Cristo legato alla colonna. Legno intagliato e policromato. Presenta difetti e perdite sulla superficie pittorica. Misure: 40 x 11 x 12 cm. In questa scultura rotonda, che rappresenta l'immagine di Cristo sulla colonna, nota anche come Cristo legato alla colonna. Si tratta di una scena evangelica e di un tema iconografico molto frequente nell'arte cristiana, all'interno del ciclo della Passione. La scena si svolge nel Pretorio di Gerusalemme, centro del potere romano, diretto da Ponzio Pilato, dove Gesù Cristo giunge per la seconda e ultima volta, dopo essere passato attraverso diverse istanze (Anna, Caifa ed Erode). In questo episodio biblico Cristo viene esibito davanti a colui che ha preferito liberare Barabba piuttosto che lui. Viene spogliato e legato a una colonna, dove viene sottoposto a scherni e torture, tra cui la flagellazione e la coronazione di spine, denominazioni iconografiche a volte totalmente identificabili con quest'ultima e a volte precisamente differenziate. In questa particolare scultura, la corona di spine non è visibile, ma sono visibili le devastazioni causate al corpo di Cristo dalla flagellazione. Lo scultore mostra un'immagine in cui Cristo è depresso, piegato sotto il suo stesso peso, ma il resto del corpo non mostra una grande tensione, bensì un gesto di concentrazione e di pesantezza più che di dolore. Nel corso dell'XI secolo la scultura spagnola perseguiva soprattutto scopi didattici e le sue immagini erano concepite come una narrazione visiva, che doveva sempre essere chiaramente leggibile. In questo periodo, prima della ricerca del naturalismo che emergerà nel periodo gotico, il linguaggio è puramente concettuale e funziona sulla base di simboli e convenzioni accettate da tutti. In questo senso, l'intaglio è sintetico, rappresentativo piuttosto che un riflesso del naturale, così come il trattamento del volto. Per le sue caratteristiche tecniche, come la modellazione delle forme e i toni utilizzati, quest'opera può essere classificata come appartenente alla scuola manierista.

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Scuola manierista spagnola; XVI secolo. Cristo legato alla colonna. Legno intagliato e policromato. Presenta difetti e perdite sulla superficie pittorica. Misure: 40 x 11 x 12 cm. In questa scultura rotonda, che rappresenta l'immagine di Cristo sulla colonna, nota anche come Cristo legato alla colonna. Si tratta di una scena evangelica e di un tema iconografico molto frequente nell'arte cristiana, all'interno del ciclo della Passione. La scena si svolge nel Pretorio di Gerusalemme, centro del potere romano, diretto da Ponzio Pilato, dove Gesù Cristo giunge per la seconda e ultima volta, dopo essere passato attraverso diverse istanze (Anna, Caifa ed Erode). In questo episodio biblico Cristo viene esibito davanti a colui che ha preferito liberare Barabba piuttosto che lui. Viene spogliato e legato a una colonna, dove viene sottoposto a scherni e torture, tra cui la flagellazione e la coronazione di spine, denominazioni iconografiche a volte totalmente identificabili con quest'ultima e a volte precisamente differenziate. In questa particolare scultura, la corona di spine non è visibile, ma sono visibili le devastazioni causate al corpo di Cristo dalla flagellazione. Lo scultore mostra un'immagine in cui Cristo è depresso, piegato sotto il suo stesso peso, ma il resto del corpo non mostra una grande tensione, bensì un gesto di concentrazione e di pesantezza più che di dolore. Nel corso dell'XI secolo la scultura spagnola perseguiva soprattutto scopi didattici e le sue immagini erano concepite come una narrazione visiva, che doveva sempre essere chiaramente leggibile. In questo periodo, prima della ricerca del naturalismo che emergerà nel periodo gotico, il linguaggio è puramente concettuale e funziona sulla base di simboli e convenzioni accettate da tutti. In questo senso, l'intaglio è sintetico, rappresentativo piuttosto che un riflesso del naturale, così come il trattamento del volto. Per le sue caratteristiche tecniche, come la modellazione delle forme e i toni utilizzati, quest'opera può essere classificata come appartenente alla scuola manierista.

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