Null Avalokiteshvara a quattro braccia. Tibet, XVIII-XIX secolo.

Bronzo.

Misur…
Descrizione

Avalokiteshvara a quattro braccia. Tibet, XVIII-XIX secolo. Bronzo. Misure: 43 x 30 x 19 cm. Scultura in bronzo che poggia su una base staccabile, anch'essa in bronzo, con una struttura a forma di fiore, caratteristica comune nelle rappresentazioni del Buddha. È una rappresentazione di Avalokiteshvara, un bodhisattva che incarna la compassione di tutti i Buddha. Questo bodhisattva è variamente rappresentato, descritto e raffigurato nelle diverse culture come maschio o femmina. Etimologicamente significa "il signore che guarda in basso, che apprezza e tiene conto di tutti gli esseri". Avalokiteshvara è il bodhisattva della compassione. È uno dei bodhisattva più venerati nel buddismo Mahayana tradizionale e, in via non ufficiale, nel Theravada. In Tibet è conosciuto come Chenrezig, in Cina come Chenrezig e in Giappone come Kannon. Nel buddismo tibetano, il Dalai Lama è considerato un'incarnazione di Avalokiteshvara. Una nota leggenda buddista narra che Avalokiteshvara giurò di non riposare finché non avesse liberato tutti gli esseri senzienti dal samsara. Nonostante i suoi strenui sforzi, si rese conto che c'erano ancora molti esseri sfortunati da salvare. Dopo aver lottato per comprendere i bisogni di tutti, la sua testa si divise in undici parti. Amitabha Buddha, osservando la sua situazione, gli diede undici teste per ascoltare le grida dei sofferenti. Sentendo queste grida e comprendendole, Avalokiteshvara cercò di raggiungere tutti coloro che avevano bisogno di aiuto, ma scoprì che le sue braccia erano in frantumi. Ancora una volta, Amit?bha venne in suo aiuto e lo dotò di mille braccia affinché potesse aiutare le moltitudini sofferenti. Molte versioni himalayane di questo racconto prevedono otto braccia con cui Avalokite?vara regge abilmente il dharma, ognuna delle quali possiede un attrezzo particolare, mentre le versioni cinesi, più specifiche, riportano un numero diverso.

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Avalokiteshvara a quattro braccia. Tibet, XVIII-XIX secolo. Bronzo. Misure: 43 x 30 x 19 cm. Scultura in bronzo che poggia su una base staccabile, anch'essa in bronzo, con una struttura a forma di fiore, caratteristica comune nelle rappresentazioni del Buddha. È una rappresentazione di Avalokiteshvara, un bodhisattva che incarna la compassione di tutti i Buddha. Questo bodhisattva è variamente rappresentato, descritto e raffigurato nelle diverse culture come maschio o femmina. Etimologicamente significa "il signore che guarda in basso, che apprezza e tiene conto di tutti gli esseri". Avalokiteshvara è il bodhisattva della compassione. È uno dei bodhisattva più venerati nel buddismo Mahayana tradizionale e, in via non ufficiale, nel Theravada. In Tibet è conosciuto come Chenrezig, in Cina come Chenrezig e in Giappone come Kannon. Nel buddismo tibetano, il Dalai Lama è considerato un'incarnazione di Avalokiteshvara. Una nota leggenda buddista narra che Avalokiteshvara giurò di non riposare finché non avesse liberato tutti gli esseri senzienti dal samsara. Nonostante i suoi strenui sforzi, si rese conto che c'erano ancora molti esseri sfortunati da salvare. Dopo aver lottato per comprendere i bisogni di tutti, la sua testa si divise in undici parti. Amitabha Buddha, osservando la sua situazione, gli diede undici teste per ascoltare le grida dei sofferenti. Sentendo queste grida e comprendendole, Avalokiteshvara cercò di raggiungere tutti coloro che avevano bisogno di aiuto, ma scoprì che le sue braccia erano in frantumi. Ancora una volta, Amit?bha venne in suo aiuto e lo dotò di mille braccia affinché potesse aiutare le moltitudini sofferenti. Molte versioni himalayane di questo racconto prevedono otto braccia con cui Avalokite?vara regge abilmente il dharma, ognuna delle quali possiede un attrezzo particolare, mentre le versioni cinesi, più specifiche, riportano un numero diverso.

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