Null "Il Libro d'Ore Durazzo". 

Libro in facsimile, 2008.

Edizione limitata, P…
Descrizione

"Il Libro d'Ore Durazzo". Libro in facsimile, 2008. Edizione limitata, Panini. Copia numerata, 426/980. L'opera è accompagnata da un volume di commenti di Andrea De Marchi. Legatura in velluto con doratura, con ferramenta e fermagli in argento e argento dorato su entrambe le copertine, Entrambi i volumi sono presentati in una custodia foderata in pregiato velluto rosso. Misure: 5 x 13 x 16 cm (facsimile); 32 x 24 x 11 cm (cofanetto). Il Libro d'Ore di Durazzo è un tesoro in porpora e oro, realizzato all'inizio del XVI secolo e conservato presso la Biblioteca Civica Berio di Genova. L'edizione italiana in facsimile appartiene al progetto Biblioteca Impossibile dell'editore Franco Cosimo Panini. Il Libro d'Ore di Durazzo, dal nome del suo ultimo proprietario, è un piccolo e lussuoso capolavoro del pittore e miniaturista Francesco Marmitta. Si tratta di un'opera sorprendente che si distingue da tutti gli altri codici devozionali destinati all'uso privato per due caratteristiche peculiari: l'uso della pergamena color porpora e la crisografia, cioè la scrittura con caratteri dorati, tracciata in questo caso da un maestro dell'arte calligrafica, Pietro Antonio Sallando, professore all'Università di Bologna. L'orafo della pagina miniata: splendido e sontuoso artista, dotato anche di doti di orafo e intagliatore, il parmigiano Francesco Marmitta (1462/1466 - 1505 circa) espresse le sue capacità in opere superbe, tra cui, oltre al Libro d'Ore di Durazzo, il bellissimo Messale di Domenico della Rovere del Museo Civico di Torino. Nelle pagine dei suoi capolavori, oltre a manifestare una delicata sensibilità e una notevole abilità paesaggistica, si manifesta anche la sua predilezione per le gemme, le medaglie e i cammei, estratti con grande squisitezza. Una decorazione meravigliosa: il meditato recupero della tradizione classica, evidente nell'uso della porpora e dell'oro, è confermato dal lessico ornamentale di panoplie, medaglie, cammei e fibbie, mentre il linguaggio pittorico del Calendario e degli Uffici della Vergine rivela un aggiornamento dello stile con le ultime acquisizioni della cultura figurativa bolognese, denotando una particolare attenzione di Amico Aspertini. La raffinata legatura: l'elegante ed elaborata legatura in argento cesellato e sbalzato con zone dorate su fondo di velluto viola risale allo stesso periodo del codice, condividendo con esso una decorazione di gusto analogo. Splendida la profusione di motivi di reminiscenza classica basati su palmette, foglie d'acanto, spighe di grano, grappoli d'uva, vasi, maschere, scarabei e buckaroos.

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"Il Libro d'Ore Durazzo". Libro in facsimile, 2008. Edizione limitata, Panini. Copia numerata, 426/980. L'opera è accompagnata da un volume di commenti di Andrea De Marchi. Legatura in velluto con doratura, con ferramenta e fermagli in argento e argento dorato su entrambe le copertine, Entrambi i volumi sono presentati in una custodia foderata in pregiato velluto rosso. Misure: 5 x 13 x 16 cm (facsimile); 32 x 24 x 11 cm (cofanetto). Il Libro d'Ore di Durazzo è un tesoro in porpora e oro, realizzato all'inizio del XVI secolo e conservato presso la Biblioteca Civica Berio di Genova. L'edizione italiana in facsimile appartiene al progetto Biblioteca Impossibile dell'editore Franco Cosimo Panini. Il Libro d'Ore di Durazzo, dal nome del suo ultimo proprietario, è un piccolo e lussuoso capolavoro del pittore e miniaturista Francesco Marmitta. Si tratta di un'opera sorprendente che si distingue da tutti gli altri codici devozionali destinati all'uso privato per due caratteristiche peculiari: l'uso della pergamena color porpora e la crisografia, cioè la scrittura con caratteri dorati, tracciata in questo caso da un maestro dell'arte calligrafica, Pietro Antonio Sallando, professore all'Università di Bologna. L'orafo della pagina miniata: splendido e sontuoso artista, dotato anche di doti di orafo e intagliatore, il parmigiano Francesco Marmitta (1462/1466 - 1505 circa) espresse le sue capacità in opere superbe, tra cui, oltre al Libro d'Ore di Durazzo, il bellissimo Messale di Domenico della Rovere del Museo Civico di Torino. Nelle pagine dei suoi capolavori, oltre a manifestare una delicata sensibilità e una notevole abilità paesaggistica, si manifesta anche la sua predilezione per le gemme, le medaglie e i cammei, estratti con grande squisitezza. Una decorazione meravigliosa: il meditato recupero della tradizione classica, evidente nell'uso della porpora e dell'oro, è confermato dal lessico ornamentale di panoplie, medaglie, cammei e fibbie, mentre il linguaggio pittorico del Calendario e degli Uffici della Vergine rivela un aggiornamento dello stile con le ultime acquisizioni della cultura figurativa bolognese, denotando una particolare attenzione di Amico Aspertini. La raffinata legatura: l'elegante ed elaborata legatura in argento cesellato e sbalzato con zone dorate su fondo di velluto viola risale allo stesso periodo del codice, condividendo con esso una decorazione di gusto analogo. Splendida la profusione di motivi di reminiscenza classica basati su palmette, foglie d'acanto, spighe di grano, grappoli d'uva, vasi, maschere, scarabei e buckaroos.

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