GIAMBATTISTA LORENZETTI VÉRONE, C. 1588 - C. 1668 Ester e Assuero
Pietra nera, i…
Descrizione

GIAMBATTISTA LORENZETTI VÉRONE, C. 1588 - C. 1668

Ester e Assuero Pietra nera, inchiostro marrone, bistro, lavaggio marrone e lumeggiature di gouache bianca su carta 30 x 45 cm . PROVENIENZA Collezione privata. L'improbabile scoperta di questo raro disegno arricchisce le nostre conoscenze sull'arte veneziana del primo Seicento, in particolare su quella di Giambattista Lorenzetti. L'artista veronese deve però essere considerato un artista di cultura veneziana, essendo stato attivo quasi esclusivamente a Venezia, dove ha vissuto ininterrottamente. Infatti, il suo nome è nel libro dei frammenti dei pittori per gli anni 1622 - 1639 (U. Franzoi, Storia e leggenda del palazzo ducale di Venezia, Venezia 1982, p. 515); questa circostanza lo colloca tra i pochi artisti veronesi che non furono colpiti dalla terribile epidemia di peste del 1630. Della sua attività nella città natale rimane ben poco Della sua attività nella città natale prima dell'arrivo in laguna rimane ben poco, essendo scomparso ciò che originariamente ornava la Cappella della Vergine nel Duomo di Verona. Più consistente è la serie di opere realizzate durante il suo soggiorno a Venezia, avendo Lorenzetti dipinto ben sette quadri a Palazzo Ducale; uno per la sala della Quarantia civile vecchia (adiacente alla Sala del Maggior Consiglio), un altro per la sala della Quarantia civile nuova (Sala dello Scrutinio) e cinque per la sala intitolata a Francesco Erizzo, doge dal 1631 al 1646. Ma anche per le chiese di Venezia, la basilica dei Ss. Giovanni e Paolo, dove fu incaricato intorno al 1640 di decorare l'interno della Cappella Salomoni. A Palazzo Ducale, per la sala della Quarantia civile vecchia, si trova un suo dipinto, Venezia riceve lo scettro del dominio (tela, 365 x 660 cm) (fig. 1), probabilmente il più importante di tutti e con il quale il nostro disegno è direttamente collegato. La scena è costruita in modo fantasioso, con un'abbondanza di arcate e colonne classiche che fanno da sfondo a una prospettiva che si apre verso l'orizzonte. L'azione ruota attorno alla personificazione di Venezia che, assistita da due senatori e in posizione quasi centrale, riceve lo scettro del comando dal Potestà inginocchiato. Accanto a lui ci sono la Fede, la Speranza, la Carità e la Libertà. Più suggestiva del multiforme corteo che irrompe nella scena da destra è la determinazione della Giustizia dedicata allo sterminio dei Vizi, che sono ammassati l'uno sull'altro. Particolarmente utile per la cronologia dell'opera è la serie di stemmi che sormontano l'architrave della porta sotto il bordo inferiore della tela; secondo Franzoi (p. 218), essi potrebbero Nella sala della Quarantia civil nuova (Sala dello Scrutinio) si trova un altro dipinto che raffigura Venezia che riceve il corno ducale alla presenza di Nettuno (tela, 105 x 790 cm), mentre la Virtù e la Giustizia scacciano i Vizi. In parte simile al al precedente, il dipinto illustra una serie di virtù personalizzate (Gloria, Ricompensa, Valore militare, Abbondanza, Fedeltà) che rendono omaggio alla città alla presenza del dio Nettuno, sotto la protezione della Giustizia. Anche il nostro disegno è direttamente collegato a quest'altro dipinto. Infine, nella sala intitolata a Francesco Erizzo, si trova un fregio con putti (Franzoi, p. 14, circoscrive l'esecuzione di questo olio agli anni 1633-38) che incorpora cinque tele del Maestro di dimensioni comprese tra 105 x 330 cm e 105 x 855 cm. Le figure dei bambini presentano vari atteggiamenti e si alternano a trofei di guerra di diverso tipo, alludendo alla carriera militare di Erizzo e alla sua nomina a Provveditore generale da Mar. Per quanto riguarda le chiese, la Basilica dei Ss. Giovanni e Paolo, per la quale Lorenzetti fu incaricato di decorare l'interno della Cappella Salomoni. L'opera è databile ai primi anni '40 del Cinquecento; infatti, a partire dal 1639, la chiesa subì importanti modifiche per assumere l'attuale forma barocca. Il soggetto della volta si riferisce esplicitamente al nome di Dio; nella cappella, infatti, dal 1563 si svolgevano le attività dell'omonima scuola. Cinque scomparti compongono il soffitto e simboleggiano, intorno alla figura centrale di Gesù Bambino, altrettanti pseudonimi (Salvator, Filius Sirach, Filius Josedech, Nave). La chiesa parrocchiale di Palleroso, frazione di Castelnuovo di Garfagnana, conserva un dipinto a olio di Lorenzetti raffigurante la Vergine in trono con il Bambino e i Santi, firmato e datato 1639, ritrovato da Arrighi. Molte opere di Lorenzetti non si trovano più nelle chiese veneziane (S. Anna, S. Chiara, S. Luca, S. Maria Nuova, S. Marina, S. Giacomo di Rialto, S. Stefano) o negli edifici di alcune isole vicine (S. Martino a Burano, S. Mattia a Murano). Sebbene non si conosca con certezza l'anno di morte del Lorenzetti, il

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