Null GAINSBOURG (Serge). Signore e Signore. [c. 1988].

Manoscritto autografo. 1…
Descrizione

GAINSBOURG (Serge). Signore e Signore. [c. 1988]. Manoscritto autografo. 1 f. in-4 scritto a mano sul fronte. "-> Fauchman *** / Fauchman / sono finito / ->sono carico / dalla sporca razza / dei signori / hai la classe / con la tua lama [barrato "il tuo shlass" "il tuo coltello a serramanico"] / hai l'anima [barrato "s'ras toujours" "jamais"] / [di] un Signore". Una delle tre canzoni inedite (con Hey Man Amen e You you but not you) create per gli Zenith ed eseguite nel marzo 1988 durante l'ultimo tour di Serge Gainsbourg. La versione finale eseguita sul palcoscenico, e registrata nell'album Le Zénith de Gainsbourg pubblicato nel 1989, offre alcune leggere variazioni o aggiunte al manoscritto ("moi, je suis passe / impair et manque / comme tout à l'heure"; "tu m'dédicaces / ma p'tite gueule d'amour / et j'comprends ma douleur"; "tu fais des casses / et puis tu te casses / à tout à l'heure"). Se la commovente Hey Man Amen (resa ancora più toccante o patetica, secondo alcuni, dall'arrivo sul palco del figlio Lulu, allora di due anni) era in un certo senso un testamento dedicato al figlio, Seigneur et Saigneur è una canzone crepuscolare, energica e persino violenta. Gainsbourg assapora il riconoscimento di fine carriera (è molto commosso dal pubblico molto più giovane accorso allo Zenith rispetto ai suoi ultimi concerti al Casino de Paris) e il successo sociale, ormai appartenente alla razza dei signori: non nasconde il suo gusto per il lusso e il suo rapporto a volte iconico con il denaro. Qui non si parla di decadenza (senza a): se Gainsbarre tende sempre più a eclissare Gainsbourg quotidianamente, questa canzone suggerirebbe che l'artista non ha ancora detto la sua ultima parola, pur essendo consapevole di giocare con la morte inevitabile, il Signore. Questo gioco è accentuato sul palcoscenico: Gainsbourg esegue la canzone con la sua nonchalance e talvolta mima delle pugnalate mentre pronuncia violentemente la parola Saigneur. Questa interpretazione è avvalorata dalla ripetuta presenza della parola "fauchman" nel manoscritto (che non è stata inserita nella versione definitiva di Le Zénith): come non vedervi il doppio significato del termine "fauché"? In questo nuovo lavoro, Gainsbourg torna al tema eterno caro ai più grandi poeti, da Ronsard a Baudelaire, da Villon a Verlaine: il Tristo Mietitore.

1778 

GAINSBOURG (Serge). Signore e Signore. [c. 1988]. Manoscritto autografo. 1 f. in-4 scritto a mano sul fronte. "-> Fauchman *** / Fauchman / sono finito / ->sono carico / dalla sporca razza / dei signori / hai la classe / con la tua lama [barrato "il tuo shlass" "il tuo coltello a serramanico"] / hai l'anima [barrato "s'ras toujours" "jamais"] / [di] un Signore". Una delle tre canzoni inedite (con Hey Man Amen e You you but not you) create per gli Zenith ed eseguite nel marzo 1988 durante l'ultimo tour di Serge Gainsbourg. La versione finale eseguita sul palcoscenico, e registrata nell'album Le Zénith de Gainsbourg pubblicato nel 1989, offre alcune leggere variazioni o aggiunte al manoscritto ("moi, je suis passe / impair et manque / comme tout à l'heure"; "tu m'dédicaces / ma p'tite gueule d'amour / et j'comprends ma douleur"; "tu fais des casses / et puis tu te casses / à tout à l'heure"). Se la commovente Hey Man Amen (resa ancora più toccante o patetica, secondo alcuni, dall'arrivo sul palco del figlio Lulu, allora di due anni) era in un certo senso un testamento dedicato al figlio, Seigneur et Saigneur è una canzone crepuscolare, energica e persino violenta. Gainsbourg assapora il riconoscimento di fine carriera (è molto commosso dal pubblico molto più giovane accorso allo Zenith rispetto ai suoi ultimi concerti al Casino de Paris) e il successo sociale, ormai appartenente alla razza dei signori: non nasconde il suo gusto per il lusso e il suo rapporto a volte iconico con il denaro. Qui non si parla di decadenza (senza a): se Gainsbarre tende sempre più a eclissare Gainsbourg quotidianamente, questa canzone suggerirebbe che l'artista non ha ancora detto la sua ultima parola, pur essendo consapevole di giocare con la morte inevitabile, il Signore. Questo gioco è accentuato sul palcoscenico: Gainsbourg esegue la canzone con la sua nonchalance e talvolta mima delle pugnalate mentre pronuncia violentemente la parola Saigneur. Questa interpretazione è avvalorata dalla ripetuta presenza della parola "fauchman" nel manoscritto (che non è stata inserita nella versione definitiva di Le Zénith): come non vedervi il doppio significato del termine "fauché"? In questo nuovo lavoro, Gainsbourg torna al tema eterno caro ai più grandi poeti, da Ronsard a Baudelaire, da Villon a Verlaine: il Tristo Mietitore.

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