Null LOUIS XVIII (Louis-Stanislas-Xavier, conte di Provenza, futuro). Lettera au…
Descrizione

LOUIS XVIII (Louis-Stanislas-Xavier, conte di Provenza, futuro). Lettera autografa al "caro barone". [Torino, maggio 1794]. 1 p. 2/3 in-4, tracce di nastro adesivo sul secondo foglio (bianco). BELLISSIMA LETTERA DI EMIGRAZIONE DEL CONTE DI PROVENZA, ALLORA RIFUGIATO ALLA CORTE DEL COGNATO RE VICTOR-AMEDE III DI PIEMONTE-SARDEGNA. I legami familiari della Casa di Francia con la Casa di Savoia erano infatti stretti: il conte di Provenza aveva sposato una sorella di Vittorio Amedeo III, Maria Giuseppina di Savoia, suo fratello il conte di Artois, Carlo Filippo di Francia, il futuro Carlo X, aveva sposato un'altra sorella dello stesso re, Maria Teresa di Savoia, e sua sorella Clotilde di Francia aveva sposato il principe ereditario di Piemonte-Sardegna, il futuro Carlo Emanuele IV. "SICURAMENTE SAPRAI CHE... CHE IL COL DE TENDE È STATO FORZATO [l'8 maggio 1794, il generale Claude Dallemagne aveva conquistato questo passo che apriva alle armate rivoluzionarie una via d'accesso all'Italia attraverso Cuneo]. Alla notizia, il Re mi disse che era necessario andarsene, io insistetti solo per ottenere il permesso di seguirlo nel suo esercito e, al suo formale e positivo rifiuto, gli dissi che, entro tre giorni, non sarei più stato qui [si sarebbe recato a Verona, negli Stati della Repubblica di Venezia]. Sono poco dispiaciuta per me stessa, sono stata molto dispiaciuta per MADAME [Maria Giuseppina di Savoia], perché ho previsto il momento in cui la sua famiglia reale sarebbe partita da qui, e ne ho parlato subito con mia sorella [Clotilde di Francia], che è venuta a cena con il Re. Mi disse che, per quanto le piacessi, non poteva occuparsi di Madame, e mi fece capire che la sua famiglia reale si sarebbe dispersa. Questo non ha diminuito il mio disagio e, dopo averci riflettuto, ho scoperto che non avevo altra strada da percorrere se non quella di riunire le due sorelle, in qualsiasi parte del mondo. NON CREDO CHE DA PARTE DELLA SIGNORA CI SIANO DIFFICOLTÀ, IN OGNI CASO L'AUTORITÀ MATRIMONIALE LE RISOLVEREBBE. Ma non sono altrettanto tranquillo dal lato della Contessa d'Artois, forse anche di Ventimiglia [il Marchese Charles-Félix René de Ventimiglia Du Luc, Cavaliere d'Onore della Contessa d'Artois], al quale (lo confessiamo qui) una simile carica può suscitare qualche timore, tanto più che, riunendoli, è come se si occupasse di un numero infinito di cose, come le spese. Tuttavia, è necessario che sia così, perché non posso portare con me Madame nelle mie commissioni vaganti, né lasciarla sola con Mde Gourbillon [Jeanne-Marguerite de Gourbillon, lettrice e amica intima della contessa di Provenza]. Qui non è apparso, perché il Re gli aveva dato la forma di una Casa, ma fuori dal Piemonte non è più la stessa cosa. Per tornare alla mia questione, vi prego di fare in modo che Ventimiglia vi acconsenta di buon grado, comprenderete facilmente le mie ragioni e spero che gli farete sentire tutto l'obbligo che avrò di fare una cosa che sono abbastanza sicuro che farebbe se la pretendessi d'autorità, ma che vorrei non pretendere d'autorità, sentite questa sfumatura. Quando Ventimiglia sarà nostro, dovrà ancora indicarmi cosa fare con la C[OMTE]SSE D'ARTOIS, SESSANTA ANNI FA AVREI SAPUTO COME AGIRE, MA DALLA RIVOLUZIONE HO PERSO COMPLETAMENTE LA MAPPA DI QUEL PAESE e ho bisogno di una guida. Le scrivo questa, ma penso che lei non solo debba essere l'unico a leggerla, ma addirittura ad averla letta, perché devono essere riflessioni che le vengono da sole, leggendo l'altra mia lettera che Ventimiglia può vedere e deve vedere. È eccellente, ma sensibile, ed è per questo che sto prendendo tutte queste precauzioni. P.S. Qualunque sia il successo delle sue trattative con Ventimiglia, riproponga la questione questa sera, quando saremo in commissione, è meglio che sia lei a parlarne, altrimenti sarebbe il miracolo della Septuaginta, e siccome non siamo più nell'epoca dei miracoli, puzzerebbe di connivenza. Nel margine superiore della prima pagina, il conte di Provenza scrisse: "Per te solo, leggi prima il foglio accluso e poi questo, mentre gli altri leggeranno l'altro a turno".

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LOUIS XVIII (Louis-Stanislas-Xavier, conte di Provenza, futuro). Lettera autografa al "caro barone". [Torino, maggio 1794]. 1 p. 2/3 in-4, tracce di nastro adesivo sul secondo foglio (bianco). BELLISSIMA LETTERA DI EMIGRAZIONE DEL CONTE DI PROVENZA, ALLORA RIFUGIATO ALLA CORTE DEL COGNATO RE VICTOR-AMEDE III DI PIEMONTE-SARDEGNA. I legami familiari della Casa di Francia con la Casa di Savoia erano infatti stretti: il conte di Provenza aveva sposato una sorella di Vittorio Amedeo III, Maria Giuseppina di Savoia, suo fratello il conte di Artois, Carlo Filippo di Francia, il futuro Carlo X, aveva sposato un'altra sorella dello stesso re, Maria Teresa di Savoia, e sua sorella Clotilde di Francia aveva sposato il principe ereditario di Piemonte-Sardegna, il futuro Carlo Emanuele IV. "SICURAMENTE SAPRAI CHE... CHE IL COL DE TENDE È STATO FORZATO [l'8 maggio 1794, il generale Claude Dallemagne aveva conquistato questo passo che apriva alle armate rivoluzionarie una via d'accesso all'Italia attraverso Cuneo]. Alla notizia, il Re mi disse che era necessario andarsene, io insistetti solo per ottenere il permesso di seguirlo nel suo esercito e, al suo formale e positivo rifiuto, gli dissi che, entro tre giorni, non sarei più stato qui [si sarebbe recato a Verona, negli Stati della Repubblica di Venezia]. Sono poco dispiaciuta per me stessa, sono stata molto dispiaciuta per MADAME [Maria Giuseppina di Savoia], perché ho previsto il momento in cui la sua famiglia reale sarebbe partita da qui, e ne ho parlato subito con mia sorella [Clotilde di Francia], che è venuta a cena con il Re. Mi disse che, per quanto le piacessi, non poteva occuparsi di Madame, e mi fece capire che la sua famiglia reale si sarebbe dispersa. Questo non ha diminuito il mio disagio e, dopo averci riflettuto, ho scoperto che non avevo altra strada da percorrere se non quella di riunire le due sorelle, in qualsiasi parte del mondo. NON CREDO CHE DA PARTE DELLA SIGNORA CI SIANO DIFFICOLTÀ, IN OGNI CASO L'AUTORITÀ MATRIMONIALE LE RISOLVEREBBE. Ma non sono altrettanto tranquillo dal lato della Contessa d'Artois, forse anche di Ventimiglia [il Marchese Charles-Félix René de Ventimiglia Du Luc, Cavaliere d'Onore della Contessa d'Artois], al quale (lo confessiamo qui) una simile carica può suscitare qualche timore, tanto più che, riunendoli, è come se si occupasse di un numero infinito di cose, come le spese. Tuttavia, è necessario che sia così, perché non posso portare con me Madame nelle mie commissioni vaganti, né lasciarla sola con Mde Gourbillon [Jeanne-Marguerite de Gourbillon, lettrice e amica intima della contessa di Provenza]. Qui non è apparso, perché il Re gli aveva dato la forma di una Casa, ma fuori dal Piemonte non è più la stessa cosa. Per tornare alla mia questione, vi prego di fare in modo che Ventimiglia vi acconsenta di buon grado, comprenderete facilmente le mie ragioni e spero che gli farete sentire tutto l'obbligo che avrò di fare una cosa che sono abbastanza sicuro che farebbe se la pretendessi d'autorità, ma che vorrei non pretendere d'autorità, sentite questa sfumatura. Quando Ventimiglia sarà nostro, dovrà ancora indicarmi cosa fare con la C[OMTE]SSE D'ARTOIS, SESSANTA ANNI FA AVREI SAPUTO COME AGIRE, MA DALLA RIVOLUZIONE HO PERSO COMPLETAMENTE LA MAPPA DI QUEL PAESE e ho bisogno di una guida. Le scrivo questa, ma penso che lei non solo debba essere l'unico a leggerla, ma addirittura ad averla letta, perché devono essere riflessioni che le vengono da sole, leggendo l'altra mia lettera che Ventimiglia può vedere e deve vedere. È eccellente, ma sensibile, ed è per questo che sto prendendo tutte queste precauzioni. P.S. Qualunque sia il successo delle sue trattative con Ventimiglia, riproponga la questione questa sera, quando saremo in commissione, è meglio che sia lei a parlarne, altrimenti sarebbe il miracolo della Septuaginta, e siccome non siamo più nell'epoca dei miracoli, puzzerebbe di connivenza. Nel margine superiore della prima pagina, il conte di Provenza scrisse: "Per te solo, leggi prima il foglio accluso e poi questo, mentre gli altri leggeranno l'altro a turno".

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