COCTEAU JEAN (1889-1963). 3 MANOSCRITTI autografi, il 2° firmato "Jean Cocteau",…
Descrizione

COCTEAU JEAN (1889-1963).

3 MANOSCRITTI autografi, il 2° firmato "Jean Cocteau", [1946-1948]; 15 pagine di varie dimensioni. Tre testi sul cinema. [1946], su La Bella e la Bestia e il cinema (1 pagina in folio riempita con penna a sfera blu sul retro di un libretto in folio pubblicato da "Victoire", Organisme national de la Solidarité combattante, stampato in un'edizione di 2.000 copie su pergamena Rives, copertina illustrata da Dominique, con illustrazioni fuori testo di Paul Colin, Guy Arnoux, Albert Decaris, Raymond Brenot). "Un giorno, quando chiesi a Renoir perché non andasse mai a vedere i suoi film, mi rispose che non poteva, ahimè, migliorare le sue capacità e che era stufo di farlo. Ci attrae, ci divora e ci fissa. Durante la lavorazione de La bella e la bestia, il semplice lavoro manuale mi ha schiarito le idee e mi ha impedito di giudicarmi. Allora è l'ordine del disordine, [...] la mente si impantana e paralizza il giudizio. Bisogna aspettare. E cosa fare? La cosa è fatta. Impossibile da cambiare"... Cocteau spiega di aver tardato a trovare "il vero finale" del suo film: "questo nuovo finale ha condizionato un'intera rielaborazione delle immagini. [...] La mia squadra aveva dato al ruolo della Bestia tutta la sua gloria. E quando Jean Marais si trasforma in Principe Azzurro, non ce la fanno più. Il risultato è che il pubblico ama la bestia e ne sente la mancanza. Preferisce il bruco alla bella farfalla che ne esce"... ecc. Autour d'un film, [1947] (10 pagine e mezzo in-4 sul retro di fogli intestati Maison du Bailli, rue du Lau, Milly (S.-&-W.), lievi tracce di ruggine). Su L'eterno ritorno e l'arte cinematografica. [Diretto nel 1943 da Jean Delannoy, su sceneggiatura e dialoghi di Cocteau, L'Eternel Retour, trasposizione moderna della leggenda di Tristano e Yseult, fu un grande successo. Si tratta di un discorso destinato a introdurre una ripresa dell'opera in un cineclub; l'allusione al film in 16 mm (Coriolan), come quella a La bella e la bestia, permette di datarlo al 1947]. "Ho riso molto per alcuni articoli londinesi che accusavano L'eterno ritorno di essere di ispirazione germanica per via dei suoi eroi biondi e, immagino, per l'opera di Wagner. Ma Tristano appartiene all'Inghilterra e alla Francia... Se appartiene "alla generazione che ha combattuto contro il wagnerismo", Cocteau ha deposto le armi: "Mi sono lasciato trasportare dalle onde di Wagner, ho lasciato che la sua pozione funzionasse", ma non ha pensato di usarla. "Sono poche le grandi storie d'amore, i trionfi della coppia. Tristan è il tipo. Ho voluto inserire una leggenda illustre tra tutte al ritmo del nostro tempo e dimostrare che l'Eterno Ritorno di NIETZSCHE può essere tradotto nell'eterno ritorno attraverso secoli di coincidenze, sorprese, ostacoli e sogni che provocano un intrigo che altre persone rivivono senza nemmeno rendersene conto. [...] La meraviglia e la poesia non mi riguardano. Devono attaccarmi in un'imboscata. [...] Per questo sono affezionata a vivere nella famiglia di Belle quanto a vivere nel castello della Bestia"... Ed evoca Il sangue di un poeta: "Questo sangue che ci disgusta ci costringe a girare la testa dall'altra parte e ci impedisce di godere delle scoperte (per scoperte si intende: l'ingresso nel ghiaccio, la statua che si muove, il cuore che batte)...". Per quanto riguarda il cinematografo, "credo che il progresso della sua anima non dipenda dal progresso delle sue macchine"; per questo Cocteau si è rivolto alla pellicola da 16 millimetri, "l'arma perfetta con cui il poeta può andare a caccia della bellezza, da solo, libero, con il fucile in spalla"... Per finire, precisa quale sia stato esattamente il suo ruolo: "L'Eternel Retour è un film su cui ho esercitato solo una supervisione amichevole. La regia è di DELANNOY. Vorrei ringraziare tutta l'équipe e Madeleine SOLOGNE per la quale ho inventato un'acconciatura, senza sapere che Veronika Lake la stava inventando nello stesso momento a Hollywood, e Jean MARAIS che arriva, nell'ultima bobina del film, sulle vette più alte che un attore possa vantare. E conclude: "Il cinematografo ha solo cinquant'anni. È molto giovane per essere una musa. Sta ancora muovendo i primi passi. A mio parere, si sta avviando a diventare l'arte completa per eccellenza, un teatro di massa dove non mancano né la musica, né la danza, né la parola, né la maschera greca (il primo piano), né il sussurro che centinaia di orecchie possono sentire, né tutto ciò che costituisce il dramma. Ma per usarlo bene, è importante che l'autore non solo non lo disprezzi, ma si dedichi ad esso anima e corpo. [...] Niente invecchia meglio di un bel film". Testi radiofonici su Yvonne de Bray, [1948] (3 pagine in-4 compilate a matita, sul falso titolo e sugli ultimi due fogli di un catalogo della mostra del pittore e decoratore MAYO : Mayo. Prefazione di Jean-Louis Barrault. Poesia di Jacques Prévert, Galerie Dina Vierny. 1948; es. n° 53 su pergamena Arches; piccolo in-4 bro.

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