Descrizione

MAN RAY (1890-1976)

Élevage de Poussière, 1920 Stampa originale alla gelatina d'argento, numerata 6/8, datata 1975, firmata MR 25,5 x 19,5 cm Élevage de Poussière, 1920 Stampa originale alla gelatina d'argento, numerata 6/8, datata 1975, firmata MR 10.04 x 7.68 pollici Nota: Nel suo Autoritratto pubblicato nel 1964, Man Ray racconta come ha realizzato questo quadro: lasciò l'otturatore della macchina fotografica aperto e andò a cena con Duchamp; al suo ritorno, il quadro fu realizzato. Come se Elevage de Poussière fosse un'immagine fatta da sé, in sua assenza, senza preparazione, e il suo risultato solo una felice scoperta. Questo tipo di storia è il marchio di fabbrica di Man Ray. A leggerlo, tutti i suoi capolavori sarebbero frutto del caso. Al contrario, in quest'opera sono presenti diversi livelli di lettura che dimostrano la complessità del pensiero che ha portato alla sua creazione. Pubblicata per la prima volta in Letteratura nel 1922, la didascalia recitava: "Ecco il dominio di Rrose Selavy, così arido, così fertile, così gioioso, così triste! Vista da un aereo di Man Ray". Élevage de poussière è un titolo dato molto più tardi da Marcel Duchamp, quando una riproduzione è inclusa nella Scatola verde; è firmata da entrambi gli artisti, Man Ray e Duchamp. Mentre la prima didascalia descrive il terreno di una tenuta visto dall'alto (mentre in realtà si tratta di una semplice riproduzione di un'opera), la fotografia ritrae un paesaggio strano e poetico, il cui titolo, pieno di paradossi, inganna lo spettatore provocandone l'incomprensione. È l'essenza stessa della fotografia, il suo valore probatorio, a essere messo in discussione dall'artista. Man Ray sfrutta questa caratteristica per mostrare qualcosa di diverso dalla semplice realtà. Perché alla fine il "dominio di Rrose Selavy" è la sua mente: alternativamente "arida" e "fertile", "gioiosa" e "triste", tale è la realtà pensante di Marcel Duchamp. Questa immagine è quindi una vera e propria visione della mente - nel senso letterale del termine - dell'uomo che ha sfidato le fondamenta stesse dell'arte moderna decretando che essa non doveva più avere la vocazione di essere semplicemente bella. Per Marcel Duchamp, come per Man Ray, è l'idea che fa l'opera. Nel suo Autoritratto, pubblicato nel 1964, Man Ray racconta come realizzò questa immagine: lasciò l'otturatore della macchina fotografica aperto e andò a cena con Duchamp; al suo ritorno, la foto fu completata. Come se Elevage de Poussière fosse un'immagine fatta da sola, in sua assenza, senza preparazione e il risultato fosse solo una felice sorpresa. Questo tipo di storia è il marchio di fabbrica di Man Ray. Secondo lui, tutti i suoi capolavori sono frutto del caso. Al contrario, in quest'opera ci sono diversi livelli di interpretazione che dimostrano la complessità del pensiero che ha portato alla sua creazione. Pubblicata per la prima volta su Litterature nel 1922, la didascalia recitava: "Ecco il dominio di Rrose Selavy, così arido, così fertile, così gioioso, così triste! Vista da un aereo di Man Ray". Élevage de poussière è un titolo dato molto più tardi da Marcel Duchamp, quando una riproduzione è stata inclusa nella Scatola verde; è stata firmata da entrambi gli artisti, Man Ray e Duchamp. Mentre la prima didascalia descrive il terreno di una tenuta visto dall'alto (mentre in realtà si tratta di una semplice riproduzione di un'opera), la fotografia rappresenta un paesaggio strano e poetico, il cui titolo, pieno di paradossi, trae in inganno lo spettatore provocando incomprensione. È l'essenza stessa della fotografia, il suo valore probatorio, a essere messo in discussione dall'artista. Man Ray sfrutta questa caratteristica per mostrare qualcosa di diverso dalla semplice realtà. Perché alla fine il "dominio di Rrose Sélavy" è in realtà il suo spirito: alternativamente "arido" e "fertile", "gioioso" e "triste", come la mentalità riflessiva di Marcel Duchamp. Questa immagine rappresenta una vera e propria visione della mente - nel senso letterale del termine - dell'uomo che ha messo in discussione le fondamenta stesse dell'arte moderna, decretando che essa non doveva più avere come unico scopo quello di essere semplicemente bellezza. Per Marcel Duchamp come per Man Ray, era l'idea a fare l'opera. Provenienza: Collezione Edmonde et Lucien Treillard, Parigi Bibliografia: - Littérature, 1er oct.1922, n°5, p.11 - Cahiers d'Art, 1932, n°1-2, p.60 - Janus, Man Ray, Celiv, 1973/1990, n°109 - Merry Foresta, Perpetual Motif: the art of Man Ray, Washington, Gallimard, 1988, p.181 - Man Ray, retrospettiva fotografica, Tokyo, Osaka, Kyoto, 1996-1997, p. 169 - Emmanuelle de l'Ecotais e Alain Sayag, Man Ray, Delpire, Parigi, 2015, ill. p.14 "È stato fotografando i miei dipinti che ho scoperto il valore che assumevano se riprodotti in bianco e nero. Arrivò il giorno in cui distrussi il quadro e conservai la stampa. Da allora non ho mai smesso di persuadermi che la pittura è un mezzo espressivo obsoleto e che la fotografia la detronizzerà quando l'educazione visiva

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MAN RAY (1890-1976)

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