Alfred Jarry. Lettera al Dr. Saltas. Nessun luogo [Laval] 28 maggio 1906.
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Descrizione

Alfred Jarry.

Lettera al Dr. Saltas. Nessun luogo [Laval] 28 maggio 1906. Lettera autografa firmata, 2 pagine piccole in-8. Lettera commovente: Jarry, sentendosi vicino alla morte, dà le sue istruzioni riguardo ai diritti d'autore de La Papesse Jeanne. Sono del tuo parere; potrebbe esserci stata un'intossicazione del cuore, o non è forse il cuore che cerca di compensare l'usura del resto? Non c'è nulla nel fegato o nei reni, e nemmeno nelle urine. Non c'era eccesso, c'era privazione. Se non scampo, cosa infinitamente probabile, vi prego di andare, raccomandandomi, a Fasquelle - che lingua per un libro è la morte! - e che sia concordato tra noi che i diritti d'autore siano la metà. Nessun trattamento umano può più fare nulla, e 'Père Ubu' è come Achille all'inferno [...] Père Ubu, come mi chiamano, non muore per aver bevuto troppo, ma per non aver sempre mangiato, e all'ora del tè mi avete fatto mangiare. Grazie. Jean Saltas, medico e scrittore di origine greca, incontra Jarry nel 1897 nel salone di Danville. Durante l'inverno 1905-1906, i due stringeranno stretti legami intorno al progetto di Papesse Jeanne, adattamento del romanzo di Emmanuel Rhoïdès pubblicato nel 1908. Questa lettera è stata pubblicata per la prima volta nel 1914 nel numero 2 di Soirées de Paris. Piccola crepa in corrispondenza della piega orizzontale. In allegato: certificato di morte di Alfred Jarry, avvenuta all'ospedale Charité, "alle 4:15 di sera, il 1° settembre 1907". Una pagina in-8, prestampata su carta intestata dell'Amministrazione Generale dell'Assistenza Pubblica di Parigi e timbrata a umido "Charité", firmata a nome del direttore dell'istituto.

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[Bernadette SOUBIROUS (1844-1879). Lettera manoscritta datata "Lourdes 1 gennaio 1859"; 1 pagina oblunga in-4 (16,5 x 21 cm), con collage in testa di un motivo floreale decorativo in cromolitografia, indirizzo sul verso "Monsieur le Docteur Dozous Lourdes"; vecchia cornice conservata con resti di sigillo in ceralacca rossa. Una lettera misteriosa, probabilmente opera di un falsario.La lettera è scritta da una mano di bambino, in inchiostro marrone su linee tracciate in grafite. "Signor dottore, mi permetta, in questo bel giorno, di inviarle, con rispetto, i miei migliori auguri per il nuovo anno. La prego, signor dottore, di trasmettere al Gran Cappellano il mio rispettoso "grazie" per la sua bella lettera. Non sono in grado di rispondere direttamente ed è per la sua instancabile gentilezza che chiedo il suo aiuto. Vostra umile: Marie Bernarde Soubirous".Questa lettera è stata rivelata dall'Abbé René Laurentin nel 1959 nel volume V di Lourdes. Documents authentiques, Procès de Lourdes; la lettera è riprodotta a fronte a pagina 49, con trascrizione a pagina 186 (lettera n. 2); all'epoca apparteneva alla collezione Germann, con il sigillo di cera rossa della Gran Cappellania dell'Imperatore sul retro della cornice. Il problema che R. Laurentin solleva (pp. 185-187) è che esistono SEI lettere quasi identiche per lo stesso giorno, il 1° gennaio 1859, tutte indirizzate al dottor Dozous (che aveva in cura Bernadette) o alla sorella del medico. L'autore espone il problema senza risolverlo, ipotizzando che il dottor Dozous abbia preparato dei modelli o dei tracciati per Bernadette, che non sapeva ancora scrivere, e che lei abbia potuto copiare, magari facendosi tenere la mano. Egli spiega in modo piuttosto confuso la molteplicità delle lettere con il fatto che a Bernadette sarebbe stato chiesto di rifarle.Nel 1993, padre Ravier ha pubblicato la sua edizione degli Scritti di Santa Bernadette (nuova edizione nel 2003). Nell'Appendice II (pp. 535-540), Albert Mirot, conservatore capo degli Archives nationales ed esperto di calligrafia, riesamina la vicenda delle sei lettere del 1° gennaio 1856 e conclude che Bernadette non può averle scritte.Tuttavia, né Laurentin né Mirot avanzano l'ipotesi che le lettere siano state falsificate, sia dalla famiglia Dozous, a cui dovevano essere stati chiesti degli autografi, sia da un falsario professionista con una certa conoscenza della famiglia della giovane Bernadette (come nel caso di Henri-David Favre, che falsificò San Francesco di Sales e Calvino). Questa è comunque l'impressione che dà il documento, soprattutto se si esamina la carta della lettera, che è stata artificialmente imbrunita per conferirle una patina e imitare l'usura del tempo.Sul bordo della cornice si trova un timbro in inchiostro rosso Sale Victorien Sardou; ma la lettera non compare nel catalogo della collezione di autografi di V. Sardou (24 maggio 1909).