LACORDAIRE Jean-Baptiste-Henri (1802-1861) 8 lettere autografe firmate indirizza…
Descrizione

LACORDAIRE Jean-Baptiste-Henri (1802-1861)

8 lettere autografe firmate indirizzate a Sophie Swetchine, Monsieur Fidry, Conte de Falloux e una "copia" di una lettera dettata da Padre Lacordaire a una signora, Strasburgo, Sorèze, Roma, Couvent le Bosco, datate dal 16 marzo 1846 al 22 giugno 1861. Circa 21 pp. 1/2 in-8, in-4, in-folio. Indirizzo, timbri postali, due lettere con timbro a secco dell'"Ecole de Soreze". Carta mancante dei sigilli in ceralacca con perdita di testo, alcuni strappi ai margini. A Sophie Swetchine, il 2 luglio, lamenta di non ricevere più corrispondenza da lei, da M. Chernet e da Mlle de la Tour du Pin. Spiega che "(...) le vostre lettere saranno state fermate in territorio austriaco che è il più esecrabile violatore di corrispondenza del mondo (...)", poi elenca i suoi incontri a Roma, la principessa Borghese, il visconte Mortemart, il maresciallo de Bourmont. Il 10 febbraio 1857 parla del suo incontro con il Papa, che apprezza il suo atteggiamento durante il colloquio. Copia la fine di una lettera e spiega: "M. l'archevêque rappresenta la vecchia chiesa di Francia, e non ha mai aspirato ad altro che a ristabilirla con le condizioni di regalità assoluta e aristocrazia predominante. Questo è lo sfondo della sua vita e delle sue speranze. Come potrebbe accettare un uomo che crede in una nuova chiesa e in una nuova monarchia (...)". Il 1° settembre 1840 ringrazia Sophie per la sua vigilanza "(...) sai quanti errori, specialmente nelle date e nelle citazioni, possono scivolare in una copia fatta da un uomo pagato. Mi abbandono a te per tutto questo. Poiché lei attribuisce un certo valore al mio manoscritto (...)". Il 19 luglio, spiega le tensioni tra Francia e Austria: "L'obiettivo dell'Austria è ben compreso, per non parlare dei pregiudizi di M. de Métternich contro di me personalmente; perché Francia e Austria sono oggi le due grandi potenze cattoliche; si contendono Roma (...)". Il 28 settembre descrive con dovizia di particolari il convento di Bosco, torna ai suoi affari in Francia e insiste per "prendere le mie precauzioni per il modo in cui voglio essere trattato da lui, cioè come religioso (...) per mantenere il mio abito pubblicamente (...)".)", conclude la lettera citando un nuovo artista che gli piace, "Bonnassien"; al signor Fidry, il 16 marzo, gli invia le sue riflessioni dopo aver analizzato il suo testamento "Ho solo trovato mal concepito l'articolo in cui vietate alle persone accolte nel vostro ospedale il diritto di cambiare religione (...) Permettetemi di dirvi, signore, che questa è una disposizione intollerante e tirannica. Il diritto di cambiare religione è un diritto naturale e sacro (...)"; al conte de Falloux, il 2 maggio, rispose in relazione alla campagna d'Italia (liberazione dell'Italia settentrionale dalla dominazione austriaca) "Si potrebbe chiaramente fare la propria parte all'Austria, separarsi da essa, dichiararla autrice dei problemi che gravano sull'Italia (...) L'Austria ha avuto la disastrosa arte di mescolare la causa del Papato con la propria (...)....) è questa una ragione per nascondere, e non è, al contrario, una ragione più forte per separare il futuro dei cattolici da una solidarietà così dannosa, per non dire di più (...)"; il 7 dicembre, a proposito dell'opera del conte de Falloux su Sophie Swetchine "quest'opera è molto avvincente, molto varia, scritta in modo naturale e spirituale. Farà conoscere la nostra amica, e con lei molte cose contemporanee da un punto di vista elevato (...) Leggendovi, ho ammirato come Dio fa incontrare gli uomini, e quanto fosse meraviglioso che avesse fatto di una grande signora russa l'amica di un povero prete francese (...)" prosegue congratulandosi con il conte per il secondo figlio e specificando che le preghiere di S. Swetchine sono sicuramente coinvolte. Conclude sperando che lei faccia lo stesso per lui "Non so che cosa avrà chiesto per me questa cara amica, e se l'Accademia di Francia è entrata nei suoi ricordi (...)"; il 22 giugno 1861, molto stanco, non riesce a scrivere e detta i suoi ringraziamenti per il ritratto di Madame Swetchine che scopre a Sorèze "L'ho collocato nella mia stanza in modo che, quando mi alzo e vado a letto, l'ho sempre davanti a me. (...) Questa immagine mi sarà presente nell'ora della mia morte e mi sosterrà con il ricordo di un'amicizia così viva e così cristiana (...)"; SWETCHINE Sophie (1782-1857) lettera autografa a "l'abbé Lacordaire", Parigi, 31 ottobre [1836]. 3 pp. in-8. Indirizzo, segni postali, sigillo in ceralacca rotto. Mancanza di carta dal sigillo di ceralacca (fuori testo) e di una parola, a causa dell'acidità dell'inchiostro. Gli annuncia: "Non ti ho detto nulla della nuova minaccia di M. de La Mennais, perché ho sempre sperato che l'avremmo scampata, ma non è così, niente può fermarla (...) Stai tranquillo, stiamo vegliando su di te, avrai l'opera non appena sarà pubblicata e tutto quello che posso sapere su di essa prima della sua pubblicazione (...)".

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LACORDAIRE Jean-Baptiste-Henri (1802-1861)

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