Luigi PICHLER (Rome, 1773-1854) 
Raro anello d'oro 18 carati (750) con smeraldo …
Descrizione

Luigi PICHLER (Rome, 1773-1854)

Raro anello d'oro 18 carati (750) con smeraldo rettangolare inciso raffigurante Venere che esce dal bagno, in una montatura d'argento con diamanti taglio rosa. Piccole schegge. Circa 1810. Firmato sul bordo in greco al contrario "L. Pichler". Peso dello smeraldo: 5,50 carati. TDD : 54. Lunghezza dell'anello: 2 cm. Peso lordo: 6,28 g. È accompagnato da un certificato LFG n° 207016 del 13/05/2013 che attesta l'origine Colombia con moderata presenza di olio. 40 000/60 000 Provenienza : - Collezione Edme Antoine DURAND (Auxerre, 1768-Firenze, 1835), grande collezionista francese. Probabilmente acquistato direttamente dall'artista. - Lasciato in eredità nel 1836 all'amico E. J. BUQUET. - Lasciato in eredità nel 1847 alla baronessa ATTALIN, nata Thérèse Françoise Lelandais (1804-1886). - Collezione privata, Francia. Storia : Luigi PICHLER (Roma, 31 gennaio 1773 - Roma, 13 marzo 1854) è stato un artista italo-tedesco di pietre preziose e semipreziose incise. Figlio di Anton Pichler e fratellastro e allievo di Giovanni Pichler, entrambi tagliatori di gemme, Luigi rilevò il laboratorio di famiglia nel 1791. Fu apprendista del famosissimo fratello e pittore trentanovenne Domenico de Angelis e si trasferì per un certo periodo a Vienna, dove nel 1818 fu nominato professore di incisione su gemme all'Accademia di Belle Arti. Lavorò per Francesco I d'Asburgo e creò le repliche di alcune delle gemme più famose dell'Austria per il famoso "Gabinetto di Vienna", un regalo per Papa Pio VII. Rimase talmente colpito dal gioielliere di corte francese François-Régnault Nitot che quest'ultimo cercò di convincerlo a trasferirsi a Parigi. Le sue opere sono quasi esclusivamente in calcografia e sono solitamente firmate in greco da destra a sinistra. Ha creato molte copie del lavoro del fratello e del padre. In seguito Pichler ricevette molte onorificenze, tra cui il diploma dell'Accademia di San Luca e l'appartenenza all'Accademia di Venezia, nonché, nel 1839, la Croce di Cavaliere dell'Ordine di San Gregorio Magno e, nel 1842, l'Ordine di San Silvestro. Nel 1850 tornò a Roma, dove morì nel 1850. Roma, dove morì nel 1854. Per quanto ne sappiamo, non esiste un altro smeraldo calcografico tra le opere conosciute dell'artista. Si tratta senza dubbio di uno dei capolavori di Luigi Pichler, tanto è difficile incidere sullo smeraldo. Edme DURAND La scoperta dell'Italia nel 1799 ispirò a Edme Antoine Durand, un ricco mercante, la passione per il collezionismo. Viaggiando per l'Europa, sfruttando il suo comprovato fiuto e il suo senso degli affari, ha assemblato collezioni che conciliavano eclettismo e specializzazione, quantità e qualità. Una quadreria, un salotto, una collezione di stampe, gemme antiche e moderne, un medagliere e un gabinetto d'armi si aggiunsero alle due famose collezioni di antichità e oggetti d'arte a cui Chevalier Durand è comunemente associato. Una fu venduta nella sua interezza nel 1825 per costituire il nucleo del Museo Carlo X, l'altra fu dispersa all'asta pubblica nel 1836 dopo la morte del suo proprietario. Grazie al lavoro di Mme Detrez (vedi sotto), sappiamo che Durand affidò "notevoli pietre grezze ai famosi tagliatori di gemme ultramontane Filippo Rega, Giovanni Antonio Santarelli, Benedetto Pistrucci, Jean e Louis Pichler". È probabile che abbia ordinato la nostra calcografia di smeraldi direttamente all'artista, intorno al 1810, probabilmente consegnando lo smeraldo a Pichler. Chaudé afferma nella sua nota del 1836 (vedi sotto): "acquistò a caro prezzo agate, sardine, onici di rara bellezza, e li consegnò con fiducia ai più rinomati artisti dei nostri giorni, Louis Pickler (sic), Santarelli, Massimi, Capperoni, Rega, Pistrucci, i cui nomi brillano accanto a quelli già famosi nel secolo scorso e nell'antichità". Questo non compare nelle vendite del 1836, ma è incluso nel lascito all'amico E.J. Buquet, quasi a indicarne la grande preziosità, descritto come "un anello di uno smeraldo inciso che rappresenta Venere che esce dal bagno con un bordo di piccole rose" (Consegna dei lasciti, AN, ET/ET/XXVI/1069). Quest'ultima lo lasciò a sua volta in eredità nel 1847, questa volta montato come spilla, alla baronessa Attalin, descritto come "una spilla che è una pietra di smeraldo incisa da Pickler (sic) che rappresenta Venere che emerge dal bagno, la suddetta pietra circondata da piccoli brillanti" (Testamento di E. J. Buquet, AN, ET/XXVI/1

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Luigi PICHLER (Rome, 1773-1854)

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