BERLIOZ Hector (1803-1869) L.A.S. "H. Berlioz", [Parigi] 5 maggio [1849], a sua …
Descrizione

BERLIOZ Hector (1803-1869)

L.A.S. "H. Berlioz", [Parigi] 5 maggio [1849], a sua sorella Nanci PAL a Grenoble; 3 pagine in-8 su carta blu, indirizzata (leggera bagnatura). Bellissima lettera alla sorella, che evoca i compositori del suo tempo. Scrive della salute della moglie [Harriet Smithson aveva avuto un ictus in ottobre che l'aveva lasciata parzialmente paralizzata e afasica, seguito da un secondo ictus in febbraio]: "Henriette sta molto bene da qualche giorno (molto bene relativamente parlando) ma lo scoraggiamento l'ha colta quando vede il movimento che non ritorna al suo lato destro. Bisogna sempre maltrattarla e darle speranza; non è facile. Ha un giardino che in questo momento è particolarmente piacevole per lei, si porta tra i suoi lillà e il bel tempo la ravviva un po'. Per quanto mi riguarda, stavo perfettamente bene e ora il mal di stomaco è tornato. Poi, evocando la morte di Mme Faure, la madre del suo amico d'infanzia Casimir: "Il turbine in cui vivo non ha più su di me il potere vertiginoso che ci vorrebbe per mettermi fuori dalla portata di questi tristi ritorni al passato; e confesserò che ormai guardo più spesso indietro che avanti. Vedo [...] quanto le nostre idee e i nostri sentimenti intimi siano simili in molti aspetti, anche se raramente ce li comunichiamo. Sto vivendo molti altri shock della stessa natura che vi sono risparmiati. In questo momento sto assistendo, nella mia sfera speciale, alla rapida estinzione di tutta una generazione di artisti; alcuni muoiono giovani e degni, come MENDELSSOHN, altri sviliti e storditi, come ROSSINI, che vive ancora una vita meccanica. Altri, come SPONTINI, vedono con una disperazione infantile la loro ultima ora, e rimpiangono un'esistenza che i loro ricordi e solo i nostri abbelliscono ancora. La signora Spontini mi ha recentemente chiesto con la massima urgenza di scrivere le memorie di suo marito. Mi piacerebbe, ma temo di non poterlo fare. Inoltre, c'è qualcosa di testamentario in questo compito svolto sotto gli occhi di questo grande artista, che mi ripugna e, inoltre, toglie alla mia ammirazione per lui tutta la sua modestia... La lascia per vestirsi e per andare "nonostante il caldo in una stanza soffocante dove dovrò sopportare ogni sorta di musicillerie". Infine, menziona l'illuminazione (per l'anniversario della proclamazione della Repubblica), "la più bella che abbiamo mai visto a Parigi. La repubblica si mostra bene, in termini di occhiali colorati. Mi occupo delle elezioni come possono fare i Bonzi del Siam o i Mandarini di Canton"... Corrispondenza, t. III, n° 1262.

BERLIOZ Hector (1803-1869)

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