Null Frammento di una placca di marmo scolpita in bassorilievo che rappresenta E…
Descrizione

Frammento di una placca di marmo scolpita in bassorilievo che rappresenta Ercole che cattura il toro cretese. La parte sinistra della scena mostra l'eroe con una gamba dritta, l'altra piegata, il piede appoggiato su una roccia; Ercole sta afferrando l'animale per una delle sue corna, che ora è scomparsa. È completamente nudo, indossando solo la pelle del leone di Nemea come mantello, con la sua testa come copricapo. Lombardia, Vicenza, attribuito a Ruggero Bescapès (Bascapè ?-Roma 1600) 1584- 1590 Altezza: 77 cm - Larghezza: 54,5 cm Spessore: 12,5 cm (rotto e mancante) C'è poca documentazione su Ruggero Bescapè, uno scultore di origine lombarda che terminò la sua carriera a Roma. Conosciamo la sua attività a Vicenza, nel 1584 e nel 1585, dove realizzò la sua prima opera conosciuta, le statue e i bassorilievi in stucco del Teatro Olimpico. Commissionato dal grande architetto Andrea Palladio, questo primo teatro permanente e chiuso del Rinascimento incarnava le ambizioni culturali dell'Accademia Olimpica di Vicenza, una società umanista che riuniva una ventina di persone appartenenti alla nobiltà, ricchi possidenti e varie personalità del mondo delle Arti e delle Scienze della città. Con il motto Hic opus hic labor (Virgilio, Eneide, VI, 129), "È un'impresa, è un duro lavoro", l'Accademia scelse naturalmente Ercole come simbolo dello sforzo e del lavoro necessario per ottenere la conoscenza. Lo scultore Ruggero Bescapè fu incaricato di illustrare le varie gesta dell'eroe greco. Le dodici fatiche sono rappresentate in un fregio che decora la parte superiore del parascenio e del proscenio in una serie di pannelli separati dalle figure a figura intera delle statue dei fondatori. La scena che rappresenta la cattura del toro cretese è considerata una delle più belle del ciclo. Il frammento mostrato qui è la versione in marmo del pannello in alto a destra. Come spesso accadeva in Italia, un artista o la sua bottega producevano a volte diverse copie in materiali diversi - stucco, terracotta o cartapesta - dello stesso bassorilievo. La composizione del marmo è più raffinata, concentrandosi solo sui due attori. La modellazione è anche più sottile, la muscolatura dell'eroe è meno potente e più discreta, così come le fisionomie, che sono qui meno feroci, sia quelle di Ercole che quelle dell'animale. Questo potrebbe essere il lavoro originale in marmo utilizzato per creare la scenografia in stucco, per la quale i volumi sarebbero stati accentuati per rendere il soggetto più teatrale e drammatico, come si addice ad una scenografia destinata ad essere comprensibile agli spettatori più lontani. Libro consultato: M.E. Avagnina, Il Teatro Olimpico, Venezia, 2005.

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Frammento di una placca di marmo scolpita in bassorilievo che rappresenta Ercole che cattura il toro cretese. La parte sinistra della scena mostra l'eroe con una gamba dritta, l'altra piegata, il piede appoggiato su una roccia; Ercole sta afferrando l'animale per una delle sue corna, che ora è scomparsa. È completamente nudo, indossando solo la pelle del leone di Nemea come mantello, con la sua testa come copricapo. Lombardia, Vicenza, attribuito a Ruggero Bescapès (Bascapè ?-Roma 1600) 1584- 1590 Altezza: 77 cm - Larghezza: 54,5 cm Spessore: 12,5 cm (rotto e mancante) C'è poca documentazione su Ruggero Bescapè, uno scultore di origine lombarda che terminò la sua carriera a Roma. Conosciamo la sua attività a Vicenza, nel 1584 e nel 1585, dove realizzò la sua prima opera conosciuta, le statue e i bassorilievi in stucco del Teatro Olimpico. Commissionato dal grande architetto Andrea Palladio, questo primo teatro permanente e chiuso del Rinascimento incarnava le ambizioni culturali dell'Accademia Olimpica di Vicenza, una società umanista che riuniva una ventina di persone appartenenti alla nobiltà, ricchi possidenti e varie personalità del mondo delle Arti e delle Scienze della città. Con il motto Hic opus hic labor (Virgilio, Eneide, VI, 129), "È un'impresa, è un duro lavoro", l'Accademia scelse naturalmente Ercole come simbolo dello sforzo e del lavoro necessario per ottenere la conoscenza. Lo scultore Ruggero Bescapè fu incaricato di illustrare le varie gesta dell'eroe greco. Le dodici fatiche sono rappresentate in un fregio che decora la parte superiore del parascenio e del proscenio in una serie di pannelli separati dalle figure a figura intera delle statue dei fondatori. La scena che rappresenta la cattura del toro cretese è considerata una delle più belle del ciclo. Il frammento mostrato qui è la versione in marmo del pannello in alto a destra. Come spesso accadeva in Italia, un artista o la sua bottega producevano a volte diverse copie in materiali diversi - stucco, terracotta o cartapesta - dello stesso bassorilievo. La composizione del marmo è più raffinata, concentrandosi solo sui due attori. La modellazione è anche più sottile, la muscolatura dell'eroe è meno potente e più discreta, così come le fisionomie, che sono qui meno feroci, sia quelle di Ercole che quelle dell'animale. Questo potrebbe essere il lavoro originale in marmo utilizzato per creare la scenografia in stucco, per la quale i volumi sarebbero stati accentuati per rendere il soggetto più teatrale e drammatico, come si addice ad una scenografia destinata ad essere comprensibile agli spettatori più lontani. Libro consultato: M.E. Avagnina, Il Teatro Olimpico, Venezia, 2005.

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