Simon VOUET (Paris 1590-1649) 
Santa Caterina d'Alessandria e Santa Caterina da …
Descrizione

Simon VOUET (Paris 1590-1649)

Santa Caterina d'Alessandria e Santa Caterina da Siena Coppia di dipinti (ingranditi ai lati di circa 5 cm). Sollevamento, graffi e alcune parti mancanti. 64,5 x 37 cm Vedere le riproduzioni Provenienza: Collezione Jandolo, Roma fino al 1955 Bibliografia: Ettore Sestieri, Cenni sullo svolgimento dell'arte di Bernardo Cavallino, L'Arte, XXIII 1920, p. 253 Mostra Pittura italiana del Seicento e del Settecento, Firenze, Palazzo Pitti, 1922, catalogo (curatore della mostra: M. Nugent, editore Bestetti & Tumminelli), p. 570. Claudia Recife, Ancora del pittore Bernardo Cavallino, Emporium 113, n°648, 1951, p. 265 Ann Percy, 1965, la sua tesi, p. 70, n. 107 (attribuzione negata a Cavallino) Ann Percy, catalogo della mostra Bernardo Cavallino di Napoli 1616-1656, The Cleveland Museum of Art, The Kimbell Art Museum, 1984-1985, p. 243, n°182 (idem). Nicolas Spinosa, Altre aggiunte a Bernardo Cavallino e ad Antonio De Bellis in Studi in onore di Maria Pia Di Dario Guida, Paparo Editore, Napoli 2021 (come Cavallino) Quando questi dipinti riapparvero alla mostra di Palazzo Pitti a Firenze nel 1922, erano su una sola tela; i due santi erano ai lati di un vuoto centrale, sormontato da una colomba (fig. 1). Alla luce della fotografia dell'epoca, si può supporre che questi fossero ingrandimenti per dare l'impressione di uno schizzo per una grande pala d'altare. Sono stati poi attribuiti a Bernardo Cavallino (1616-1656) da Ettore Sestieri (op. cit.). Nelle sue monografie degli anni 1970 e 1980, la studiosa di Cavallino Ann Percy si rifiutò di attribuirli al pittore, affermando che li conosceva solo dalla fotografia del 1922. Il professor Nicolas Spinosa, che ha pubblicato una monografia su Cavallino nel 2013, ribadisce la paternità a questo artista in un recente articolo (non ha ancora potuto esaminare di persona questa coppia). Ci sembra che questa coppia rientri nell'ambiente del Caravaggio degli anni 1620 piuttosto che nell'eleganza e nel raffinato colorismo della pittura napoletana degli anni 1640. Viene in mente il nome di Vouet nel suo periodo italiano: il modellato, le occhiaie profonde, la sottile armonia rosso-arancio e verde smeraldo del mantello sulla ruota ricordano i santi a mezzo corpo che Simon Vouet dipinse durante il suo soggiorno romano (per esempio, Santa Cecilia, The SuidaManning Collection, Austin -Texas-, Blanton Museum of Art, che è più elegante perché fatto in un altro contesto, quello di un quadro da collezione). In questo periodo, Vouet era particolarmente interessato al tema di Santa Caterina d'Alessandria, che ritrasse una decina di volte, la maggior parte delle volte a metà corpo e in coppia con un altro santo. Ogni volta variava la posa e creava una nuova immagine. L'altra figura, Santa Caterina da Siena, è un po' più barocca nell'espressione e riflette la relazione tra il pittore francese e Giovanni Lanfranco. Pochissimi schizzi di composizioni di Simon Vouet sono giunti fino a noi: possiamo citare solo quelli per la pala distrutta della Basilica di San Pietro a Roma (collezione privata, catalogo della mostra Simon Vouet (les années italiennes 1613/1627), Nantes, Musée des Beaux-Arts, Besançon, Musée des Beaux-arts et d'Archéologie, 2008-2009, pp. Un'altra Apoteosi di San Francesco di Paola, esposta alla TEFAF nel 2018 da Lullo Pampoulides (collezione privata, idem, p. 158, n. 42). Un'altra Apoteosi di San Francesco di Paola, esposta alla TEFAF 2018 da Lullo Pampoulides (fig. 2; 65 x 48 cm), è particolarmente vicina ai nostri pendenti nel modo in cui il panneggio è scavato, le mani molto affusolate, la vista presa leggermente da sotto. La Santa Caterina d'Alessandria potrebbe anche essere confrontata con la figura dell'allegoria della Memoria, a destra ne L'intelletto, la memoria e la volontà della Pinacoteca Capitolina di Roma. Ringraziamo il signor Arnauld Bréjon de Lavergnée per aver esaminato questa coppia e confermato l'attribuzione a Simon Vouet. Lo includerà nel catalogo ragionato dell'artista in corso di pubblicazione. Come ipotesi e condizionale, indica che il formato molto stretto corrisponde alle figure di santi su entrambi i lati della pala d'altare e sui pilastri della cappella Alaleoni a San Lorenzo in Lucina a Roma. Simon Vouet fu incaricato nel settembre del 1623 e fu pagato un anno dopo per dipingere diciassette scene religiose in cassoni. Le quattro figure di santi ora presenti sono di Marco Benefial e furono commissionate nel 1736. È discutibile che sostituiscano le composizioni danneggiate di Vouet. Nicola Spinosa, dopo aver esaminato i quadri il 17.11.2021, ci ha gentilmente confidato che non erano i soli ad essere dipinti.

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Simon VOUET (Paris 1590-1649)

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