Null JOUHANDEAU (Marcel). Léonora ou les dangers de la vertu. Paris, Gallimard, …
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JOUHANDEAU (Marcel). Léonora ou les dangers de la vertu. Paris, Gallimard, 1969, in-12, copertina br., con una lettera autografa dell'autore a Maurice Dalinval. Sono allegate 4 pagine interfogliate scritte a mano.

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JOUHANDEAU (Marcel). Léonora ou les dangers de la vertu. Paris, Gallimard, 1969, in-12, copertina br., con una lettera autografa dell'autore a Maurice Dalinval. Sono allegate 4 pagine interfogliate scritte a mano.

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Marcel JOUHANDEAU (1888-1979). Manoscritto autografo di un discorso, 1967; 11 pagine in-8 con cancellature e correzioni. Discorso pronunciato in occasione di un banchetto al Senato, il 21 gennaio 1967. In esso Jouhandeau analizza con umorismo la sua personalità. "Mi sembra paradossale essere chiamato questa sera a presiedere un banchetto che riunisce le società che si occupano di dare ai giovani una cultura sportiva, io che fin dal decimo anno, su richiesta di mio padre, ho dovuto essere esonerato dalla ginnastica e che non mi sono mai interessato al tennis, al calcio o alla boxe. [...] non sono meno un convinto sostenitore dell'attuale preoccupazione di garantire lo sviluppo fisico dei giovani. [...] nonostante il disprezzo con cui ho tenuto i miei muscoli, sto invecchiando abbastanza allegramente". Ricorda la sua infanzia debilitata e la sua giovinezza fragile. Fu nel 1920, "quando fui accolto con entusiasmo dal gruppo di scrittori del N.R.F., Jacques Rivière, André Gide, Roger Martin du Gard, Marcel Proust, Jean Schlumberger, che, liberato dall'angoscia di coltivare una vocazione forse presuntuosa, fiducioso nel mio talento, sostenuto da un certo numero di lettori, cominciai a sbocciare fisicamente. [...] Partendo dal nulla, figlio di un macellaio, dal dipartimento più modesto della Francia, non ero affatto predisposto al destino che fu - come per sorpresa o per ostinazione - il mio. D'altra parte, non mi sono mai visto come uno scrittore. Ho sempre voluto essere un insegnante. Insegnare ai giovani era la mia vocazione più precisa. Descrivere non mi è mai sembrato un mestiere. Scrivevo nello stesso modo in cui un funzionario pubblico scala le montagne durante le vacanze o passa le serate a studiare astrologia. Per trentasette anni ho insegnato francese e latino al collegio di Passy". Jouhandeau esamina poi la sua opera: "Se ho la massima preoccupazione per l'espressione, per lo stile, e se la mia passione è la conoscenza dell'essere umano, è senza letteratura, senza concessioni alla letteratura [...] Passo volentieri per un moralista con la sfumatura che se sostengo il più possibile la ricerca del sublime, è attribuendo più importanza all'eleganza del cuore, alla morale che a qualsiasi morale o conformismo. [...] Il tratto distintivo del mio temperamento e del mio carattere è l'ottimismo, un ottimismo irriducibile e incondizionato, basato su un patto d'amore tra l'Eterno e l'Uomo"...