Null Paul LÉAUTAUD (1872-1956). L.A.S., 26 ottobre 1939, ad un amico; 1 pagina i…
Descrizione

Paul LÉAUTAUD (1872-1956). L.A.S., 26 ottobre 1939, ad un amico; 1 pagina in-8 su carta intestata del Mercure de France. All'inizio della "guerra falsa". Evoca la "stagnazione" al Mercure: "Siamo, per questo, anche vittime della guerra. [...] Non sappiamo, con questa curiosa guerra, dove stiamo andando. Come fai ad annoiarti, se lavori? Per me, la vita in provincia è sempre stata piena di fascino. Mi sarebbe piaciuto essere uno scrittore in una città di contea, occupato in cose locali, che è un grande uomo nella regione. Questo è ciò di cui entrambi avevamo bisogno. Abbiamo perso le nostre vite"...

256 

Paul LÉAUTAUD (1872-1956). L.A.S., 26 ottobre 1939, ad un amico; 1 pagina in-8 su carta intestata del Mercure de France. All'inizio della "guerra falsa". Evoca la "stagnazione" al Mercure: "Siamo, per questo, anche vittime della guerra. [...] Non sappiamo, con questa curiosa guerra, dove stiamo andando. Come fai ad annoiarti, se lavori? Per me, la vita in provincia è sempre stata piena di fascino. Mi sarebbe piaciuto essere uno scrittore in una città di contea, occupato in cose locali, che è un grande uomo nella regione. Questo è ciò di cui entrambi avevamo bisogno. Abbiamo perso le nostre vite"...

Le offerte sono terminate per questo lotto. Visualizza i risultati

Forse ti piacerebbe anche

Paul LÉAUTAUD (1872-1956). L.A.S., 11 luglio 1949, a Maurice Martin du Gard; 2 pagine e mezzo in-8, con una scrittura serrata. Lunga e interessante lettera sull'epurazione. Martin du Gard è una delle rare persone che, agli occhi di Léautaud, "hanno potuto vivere questo stupefacente periodo di guerra, e quest'altro ripugnante e spregevole periodo di liberazione, mantenendo tutta la loro ragione, ragione che per me è di gran lunga superiore a tutti gli entusiasmi, a tutti gli zeli e a tutti i cosiddetti sacrifici civici, che ritengo frutto di una tremenda stupidità. La guerra, per come la vedo io, è una questione che riguarda i governi, i militari e i soldati. Non mi interessano i guerrieri clandestini"... Léautaud ha parlato di Robert Brasillach che, al processo, "si è comportato molto coraggiosamente, non negando nulla della sua condotta di giornalista. Aveva 33 anni. Condannato a morte, a quell'età, per degli articoli di giornale. Ovviamente, è una cosa enorme". Ma Léautaud ricorda alcuni articoli di Brasillach: "Quando si invoca la morte dei propri avversari in questo modo, ci si deve aspettare che, se vincono, restituiscano il favore". Léautaud riferì i suoi commenti a un importante membro del Partito Comunista: "Combattenti della resistenza, maquisards, miliziani, li metto tutti nello stesso sacco, e il sacco va giù per lo scarico". Sentiva che "gli americani ci stanno colonizzando" e disse a Florence Gould: "Speriamo che un giorno ci sia una nuova Giovanna d'Arco che vi butti fuori". Incontrò François Mauriac, che fu "così amichevole e cordiale che non sapevo da che parte stare [...] non ti ha detto nulla del contraccambio che gli ho dato, dicendogli che non posso dimenticare l'atteggiamento che ha avuto all'inizio della liberazione, che non mi piacciono i vigilantes, e che ho interrotto tutte le relazioni con Duhamel solo per questo motivo"... Léautaud doveva tornare al lavoro, "che ho piacevolmente trascurato in questi ultimi giorni, passandoli a leggere, a sognare ad occhi aperti, a passeggiare per Parigi, come un vero vecchio quale sono diventato, a cui è rimasto solo un quarto della vista normale, e che si è lasciato avvelenare la mente dalle infamie della cosiddetta giustizia e dagli eccessi demagogici del tempo presente"...