Descrizione
Scuola andalusa, Circolo di JUAN DE SEVILLA ROMERO (Granada, 1643-1695); seconda metà del XVII secolo. "Il ricco Epulone e il povero Lazzaro". Olio su tela. Ridisegnato. Presenta difetti e danni rilevanti. Dimensioni: 75 x 103 cm. In quest'opera è rappresentata la parabola del ricco Epulone e Lazzaro, che è raccolta nel Vangelo di Luca. La storia è narrata da Gesù, che racconta ai suoi discepoli e ad alcuni farisei, il rapporto, in vita e dopo la morte, tra un anonimo uomo ricco e un povero mendicante di nome Lazzaro: "C'era un uomo ricco che era vestito di porpora e di lino fine e viveva ogni giorno nel lusso. Alla sua porta stava un mendicante di nome Lazzaro, coperto di piaghe e desideroso di mangiare ciò che cadeva dalla tavola del ricco. Anche i cani venivano a leccare le sue piaghe. Venne il momento in cui il mendicante morì e gli angeli lo portarono al fianco di Abramo. Anche il ricco morì e fu sepolto. Nell'Ade, dove era nel tormento, alzò gli occhi e vide Abramo in lontananza, con Lazzaro accanto a lui. Allora gli gridò: "Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere la punta del suo dito nell'acqua e a raffreddarmi la lingua, perché sono in agonia in questo fuoco". Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che nella tua vita hai ricevuto le tue cose buone, mentre Lazzaro ha ricevuto cose cattive, ma ora lui è qui confortato e tu sei in agonia. E oltre a tutto questo, tra noi e voi c'è un grande abisso". Rispose: "Allora ti prego, padre, manda Lazzaro alla mia famiglia, perché ho cinque fratelli. Che li avverta, perché non vengano anche loro in questo luogo di tormento". Abramo rispose: "Hanno Mosè e i profeti; che li ascoltino". "No, padre Abramo", disse, "ma se qualcuno dei morti va da loro, si pentiranno". Gli disse: "Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si convinceranno, anche se qualcuno risorgerà dai morti"". Questa scena rappresenta il momento in cui Lazzaro, con il suo corpo lacerato, chiede l'elemosina, mentre il ricco, seduto a tavola con i suoi cinque fratelli, si gode la sua cena, ignaro della sofferenza di Lazzaro. L'apparizione del cane, che lecca le piaghe di Lazzaro, ha portato alla somiglianza di quest'ultimo con la figura di San Rocco, così come il suo nome è stato talvolta identificato con Lazzaro di Betania, sebbene le due figure non siano correlate.
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Scuola andalusa, Circolo di JUAN DE SEVILLA ROMERO (Granada, 1643-1695); seconda metà del XVII secolo. "Il ricco Epulone e il povero Lazzaro". Olio su tela. Ridisegnato. Presenta difetti e danni rilevanti. Dimensioni: 75 x 103 cm. In quest'opera è rappresentata la parabola del ricco Epulone e Lazzaro, che è raccolta nel Vangelo di Luca. La storia è narrata da Gesù, che racconta ai suoi discepoli e ad alcuni farisei, il rapporto, in vita e dopo la morte, tra un anonimo uomo ricco e un povero mendicante di nome Lazzaro: "C'era un uomo ricco che era vestito di porpora e di lino fine e viveva ogni giorno nel lusso. Alla sua porta stava un mendicante di nome Lazzaro, coperto di piaghe e desideroso di mangiare ciò che cadeva dalla tavola del ricco. Anche i cani venivano a leccare le sue piaghe. Venne il momento in cui il mendicante morì e gli angeli lo portarono al fianco di Abramo. Anche il ricco morì e fu sepolto. Nell'Ade, dove era nel tormento, alzò gli occhi e vide Abramo in lontananza, con Lazzaro accanto a lui. Allora gli gridò: "Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere la punta del suo dito nell'acqua e a raffreddarmi la lingua, perché sono in agonia in questo fuoco". Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che nella tua vita hai ricevuto le tue cose buone, mentre Lazzaro ha ricevuto cose cattive, ma ora lui è qui confortato e tu sei in agonia. E oltre a tutto questo, tra noi e voi c'è un grande abisso". Rispose: "Allora ti prego, padre, manda Lazzaro alla mia famiglia, perché ho cinque fratelli. Che li avverta, perché non vengano anche loro in questo luogo di tormento". Abramo rispose: "Hanno Mosè e i profeti; che li ascoltino". "No, padre Abramo", disse, "ma se qualcuno dei morti va da loro, si pentiranno". Gli disse: "Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si convinceranno, anche se qualcuno risorgerà dai morti"". Questa scena rappresenta il momento in cui Lazzaro, con il suo corpo lacerato, chiede l'elemosina, mentre il ricco, seduto a tavola con i suoi cinque fratelli, si gode la sua cena, ignaro della sofferenza di Lazzaro. L'apparizione del cane, che lecca le piaghe di Lazzaro, ha portato alla somiglianza di quest'ultimo con la figura di San Rocco, così come il suo nome è stato talvolta identificato con Lazzaro di Betania, sebbene le due figure non siano correlate.
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