Null Lila de NOBILI (1916-2002)
L'Amazzone e il suo equipaggio
Schermo pieghevol…
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Lila de NOBILI (1916-2002) L'Amazzone e il suo equipaggio Schermo pieghevole a due pannelli, gouache, carboncino Carta marouflé (strappi multipli) 219 x 231 cm

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Lila de NOBILI (1916-2002) L'Amazzone e il suo equipaggio Schermo pieghevole a due pannelli, gouache, carboncino Carta marouflé (strappi multipli) 219 x 231 cm

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Scuola spagnola del primo Novecento. Seguendo i modelli greci (440 a.C.). Musei Vaticani. Roma "Amazona Mattei". Scultura in gesso, con patina di terracotta. Presenta alcune crepe, restauri e difetti. Misure: 143 x 45 x 32 cm. Si tratta di una versione in gesso patinato di terracotta dell'Amazona Mattei conservata nei Musei Vaticani. Esistono diverse copie romane di tre tipi di statue di epoca classica che rappresentano Amazzoni ferite in combattimento, e sono riproduzioni di tre originali in bronzo perduti provenienti da Efeso: Gli esperti attribuiscono il "tipo Mattei" (quello che mostriamo) a Fidia, ma per quanto riguarda i tipi "Sciarra" e "Sosicle" non si sa con certezza quale sia opera di Policleto e quale di Cressila. Le tre statue hanno chitoni corti e capelli raccolti, che ricordano le acconciature a capelli lunghi delle signore dell'alta società greca, mentre i corpi ben allenati sembrano emulare quelli di guerrieri e atleti maschi. Il volto dell'Amazzone Mattei e la sua postura dinamica riflettono determinazione e coraggio, la forza femminile che caratterizza le Amazzoni mitologiche. Il chitone, che pende dalla spalla, espone il seno sinistro dove mostra una ferita. Nel 440 a.C. i sacerdoti del tempio di Artemide indissero un concorso per creare la presentazione ufficiale di Amazona in cui determinarono tre tipi di canoni: Amazzone ferita di Berlino, l'Amazzone Mattei (Musei Vaticani) e l'Amazzone ferita del Campidoglio. Andrea Gisella Lopez Galeano Cultura visiva Architettura classica romana I dettagli e la fedeltà alla realtà diventano importanti e denotativi, in questo caso una donna è rappresentata con il volto inclinato da un lato.

Jean DUNAND (1877-1942) "Trampolieri", noto anche come "Uccelli". Raro paravento pieghevole a quattro pannelli rettangolari in legno laccato con decorazioni policrome finemente incise su un fondo di foglie dorate. Firmato in basso a destra "JEAN DUNAND Creato nel 1933, pezzo unico Altezza: 180 cm Larghezza: 200 cm Provenienza: Collezione privata, Sud della Francia Bibliografia: "Jean Dunand", di Félix e Amélie Marcilhac, Norma Éditions, Parigi, 2020, retino documentato in bianco e nero a pagina 212 al numero 169. Mostra: Galerie Georges Petit, Parigi, 1933, n7. Nota: conosciamo una bozza di gouache su carta per un paravento a quattro ante con un disegno quasi identico al nostro, intitolato La nichée e datato 1933-1935. È stato realizzato per un progetto di paravento commissionato da Valentine Brun, ma a quanto pare non è mai stato eseguito. Jean DUNAND Nato in Svizzera nel 1877, colui che sarebbe diventato Jean Dunand si specializzò nella lavorazione dei metalli all'École des Arts Industriels di Ginevra dall'età di 14 anni. Con il diploma in mano, si trasferisce a Parigi nel 1897, lavorando come cesellatore e studiando all'École Nationale des Arts Décoratifs nell'atelier dello scultore Jean Dampt. L'introduzione alle sottigliezze della lavorazione del rame presso un artigiano ginevrino durante le sue vacanze in Svizzera e il suo coinvolgimento nell'Associazione degli artisti svizzeri a Parigi, che fondò nel 1899, testimoniano il suo profondo legame con il paese natale. Nel 1900, Dunand riceve una medaglia d'oro per una scultura all'Esposizione Universale di Parigi. La sua prima mostra di dinanderie al Salon de la Société nationale des Beaux-Arts del 1904 lo incoraggia a passare definitivamente alle arti decorative. Deciso a produrre pezzi unici, abbandona i processi di tornitura e stampaggio a favore della martellatura e della cesellatura a mano, incorporando intarsi in oro o argento, patine, lacche o smalti. Dopo il suo primo successo internazionale all'Esposizione Internazionale di Milano del 1906, Dunand scopre i bronzi cinesi e giapponesi, che influenzano il suo stile verso un ornamento più realistico. Nel 1912 approfondisce la conoscenza della lacca con il maestro giapponese Seizo Sugawara, una tecnica che diventerà centrale nel suo lavoro. Nonostante la Grande Guerra interrompa il suo lavoro, rimane in Francia, arruolandosi come autista di ambulanze e progettando un elmetto da combattimento per i soldati francesi. Dopo la guerra, Dunand si dedica intensamente alla lacca, una tecnica che lo affascina, e realizza opere che integrano metallo e lacca. Il suo lavoro attira l'attenzione all'Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes del 1925, dove viene riconosciuto come un maestro della lacca e del metallo. Negli anni Trenta portò a termine una serie di commissioni prestigiose, in particolare per i transatlantici Atlantique e Normandie. Insieme al figlio Bernard, Jean Dunand continuò a perfezionare la sua arte fino alla morte, avvenuta nel 1942. Il suo lavoro, che unisce abilità tecnica e creatività, lo ha reso un'icona delle arti decorative, simbolo dello spirito dei ruggenti anni Venti.