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Descrizione

Ptolemaios III. (247-222 A.C.). Egitto. Tre monete raffiguranti Zeus Ammone e un'aquila su un fascio di fulmini. ø 3,5-4,1 cm.

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Ptolemaios III. (247-222 A.C.). Egitto. Tre monete raffiguranti Zeus Ammone e un'aquila su un fascio di fulmini. ø 3,5-4,1 cm.

Schätzwert 60 EUR
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In der Auktion am giovedì 18 lug : 17:00 (MESZ)
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Antico Egitto. Periodo tolemaico, 300-30 a.C. Legno di sicomoro, dipinto e stuccato. Conservazione: Buono stato di conservazione. Ha perso la policromia del legno e degli stucchi, come si può vedere nelle immagini. Con certificato di autenticità del perito giudiziario Fernando Bernaldez. Misure: 15 x 20 cm. Scultura in legno di sicomoro proveniente dall'antico Egitto. La dinastia tolemaica è quella fondata da Tolomeo I Sóter, generale di Alessandro Magno. Questa dinastia governò l'Egitto durante il periodo ellenistico, dalla morte di Alessandro fino al 30 a.C., quando divenne una provincia romana. È conosciuta anche con il nome di dinastia dei Lagaridi, in quanto Lagos era il padre (o presunto tale) di Tolomeo I. Tolomeo I stabilì la capitale di questo regno ad Alessandria, una piccola città dell'epoca che divenne il principale centro commerciale e intellettuale dell'antichità. Questa dinastia adottò fin dall'inizio i costumi egiziani e fu un costante nemico della dinastia macedone dei Seleucidi. Fu durante il regno di uno dei suoi monarchi (Tolomeo V) che venne pubblicato un decreto (nel 197 a.C.) in tre tipi di scrittura su una pietra nera oggi nota come Stele di Rosetta. In alcuni momenti della sua storia, la dinastia dominò la Cirenaica (a nord-est dell'attuale Libia), così come la Canaan meridionale e Cipro. L'ultima sovrana fu la famosa Cleopatra. Dopo la sua morte e quella del figlio Cesarione (Tolomeo XV), la dinastia terminò e l'Egitto fu annesso da Augusto all'Impero romano. Questo periodo fu caratterizzato da una sintesi culturale tra le tradizioni artistiche greche, egiziane e di altri Paesi del Mediterraneo orientale. Con certificato di autenticità del perito giudiziario Fernando Bernaldez.